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Tassa di soggiorno, tutti scontenti tra introduzioni, aumenti e investimenti

Da Nord a Sud passando per le coste del centro Italia, le discussioni sulla tassa di soggiorno divampano tra chi spinge per fare cassa (i Comuni) e chi teme per il turismo (gli albergatori). Gli ultimi casi a Bologna, Montesilvano (Pe) e Imperia che pensa ad un consorzio per mettere d’accordo tutti.

10 ottobre 2018 | 11:00
Tassa di soggiorno, tutti scontenti 
tra introduzioni, aumenti e investimenti
Tassa di soggiorno, tutti scontenti 
tra introduzioni, aumenti e investimenti

Tassa di soggiorno, tutti scontenti tra introduzioni, aumenti e investimenti

Da Nord a Sud passando per le coste del centro Italia, le discussioni sulla tassa di soggiorno divampano tra chi spinge per fare cassa (i Comuni) e chi teme per il turismo (gli albergatori). Gli ultimi casi a Bologna, Montesilvano (Pe) e Imperia che pensa ad un consorzio per mettere d’accordo tutti.

10 ottobre 2018 | 11:00
 

Da Nord a Sud passando per le coste del centro Italia, le discussioni sulla tassa di soggiorno divampano tra chi spinge per fare cassa (i Comuni) e chi teme per il turismo (gli albergatori). Gli ultimi casi a Bologna, Montesilvano (Pe) e Imperia che pensa ad un consorzio per mettere d’accordo tutti.

L'esempio di Imperia potrebbe fare scuola perché è, al momento, uno dei più innovativi. Per provare a trovare un accordo, l’assessore regionale al Turismo Gianni Berrino insiste per l’entrata in vigore di una tassa di soggiorno e ipotizza di creare un consorzio che comprenda le principali località turistiche di Imperia al fine di creare un modello unico e di poter suddividere equamente gli introiti.

(Tassa di soggiorno, tutti scontenti tra introduzioni, aumenti e investimenti)

Un modo anche per provare a calmare le acque degli albergatori che non vedono di buon occhio la novità eventuale pretendendo, prima di tutto, maggiori controlli sugli affitti abusivi che rappresentano negli ultimi tempi una delle piaghe peggiori per il settore. Nel frattempo alcuni Comuni della provincia si sono già mossi: a Ventimiglia la tassa di soggiorno si paga già da marzo con un preventivato a bilancio di 150 mila euro, ma a regime gli introiti previsti grazie all’imposta sono di circa 200 mila euro l’anno.

A Bordighera la giunta ha deliberato nei giorni scorsi le tariffe dell’imposta di soggiorno che sarà applicata dal primo gennaio: il Comune vuole introitare 200 mila euro l’anno. A Sanremo l’assessore al Turismo Marco Sarlo ha definito il piano che porterà nel 2019 all’introduzione della tassa e alla realizzazione di un piano di marketing per piazzare la “destinazione Sanremo” sul mercato. Il 60% dei proventi dell’imposta sarà destinato alla promozione, la parte restante per interventi sulle strade e l’arredo urbano. Sulle tariffe però non c’è unanimità.

Dalla Liguria a Bologna dove il Comune ha ormai deliberato l’aumento della tassa che dal 5% passerebbe al 6%. Non solo, perché si prevede anche di togliere alcune facilitazioni per determinate categorie di turisti. Pronta la reazione degli addetti ai lavori che prevedono un’ingente perdita di turisti. Non solo perché la novità obbligherebbe gli albergatori a ripristinare alcuni software interni, il che comporterebbe spese che arrivano fino a 4mila euro. Dietro alle lamentele più concrete, cioè economiche, ci sono quelle più di principio: la tassa di soggiorno non viene vista di buon occhio anche perché i proventi che il Comune dovrebbe reinvestire per il miglioramento della città (aspetto che ne migliorerebbe l’appeal turistico) non sempre finiscono dove dovrebbero finire.

Qualcuno potrebbe alzare la mano e dire che non è automatico che l’aumento o l’introduzione della tassa di soggiorno faccia diminuire i flussi. Ad Ercolano, ad esempio, abbiamo dato notizia nei giorni scorsi di come sia accaduto esattamente il contrario.

Ma la tendenza è comunque diversa. A Montesilvano, in provincia di Pescara, periodicamente la questione “tassa di soggiorno” giunge in Comune, ma ogni volta viene respinta dagli albergatori oppure dall’amministrazione stessa. Il motivo, da queste parti, è meno economico di quanto si possa pensare. Le associazioni di categoria pretendono che prima di tutto si stenda un piano turistico e che poi si pensi ad una tassa. Tornando ad Imperia però, il piano turistico c’è, ma anche in quel caso la discussione è - come detto - tuttora accesa. Dove sta la soluzione?

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