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Campione d’Italia sta sparendo Effetto domino con il fallimento del casinò

 
05 ottobre 2018 | 15:28

Campione d’Italia sta sparendo Effetto domino con il fallimento del casinò

05 ottobre 2018 | 15:28
 

La vicenda del fallimento del Casinò di Campione d’Italia (Co) è salita alla ribalta delle cronache nazionali a luglio, ma sul posto i malumori serpeggiavano già da tempo. Ora tutti sono fuggiti da lì.

La situazione è spettrale e va al di là dei quasi 500 dipendenti lasciati a casa e di un simbolo dell’Italia che sparisce perché a rimetterci è tutta la zona. In questo articolo di Rsi.ch - che qui riportiamo integralmente - a firma di Massimiliano Angeli viene descritta la situazione anche attraverso le voci di alcuni personaggi simbolo.

(Campione d’Italia sta sparendo Effetto domino con il fallimento del casinò)


«Questo ormai è un paese fantasma». Lo smarrimento di una comunità emerge dalle parole di Renato Cibelli, croupier del casinò di Campione d'Italia, uno dei 487 dipendenti senza paga da luglio, da quando la casa da gioco è fallita, vittima dell'ultima delle tante crisi cicliche che hanno finito per trascinare nel baratro la Casinò di Campione Spa.

Oggi i campionesi accampati sotto le tende del presidio permanente indicano alle telecamere della Rsi i cartelli vendesi/affittasi appiccicati sulle saracinesche abbassate dei negozi chiusi o sulle porte degli edifici; mostrano insegne di bar e ristoranti pronti a gettare la spugna di fronte all'emorragia di presenze e allo spopolamento. Gli addetti ai lavori parlano di un calo del 20% del valore degli immobili. I dati del Municipio confermano un aumento del 25% dei cittadini italiani residenti all'estero (Aire): a fine 2017 i campionesi residenti nell'enclave erano 1.971, quelli trasferitisi in Ticino ben 1.800.

Il paese ormai vive nel limbo dell'attesa, nella speranza che la casa da gioco possa riaprire, magari con l'intervento delle autorità centrali italiane, spiega Alessandra Bernasconi, direttrice marketing della Casa da gioco. I campionesi del presidio non hanno un piano B: difficile riciclarsi in altre case da gioco nelle vicinanze o trovare un impiego diverso, soprattutto per chi ha lavorato ai tavoli verdi per 20/30 anni e ha superato la mezz'età.

I numeri parlano anche di 86 impiegati del Comune in esubero (su 103), senza mensilità da febbraio. Sì, perché la casa da gioco e Campione (rispettivamente primo e secondo datore di lavoro per importanza dell'enclave) sono legati indissolubilmente da oltre 80 anni. Proprio nei proventi del casinò il Comune trovava le risorse per garantire i servizi ai cittadini. La prosperità è andata scemando negli ultimi 15 anni, fino al fallimento del Casinò, con debiti per 106 milioni di franchi (dato 2017).

Il Municipio, rimasto socio unico della casa da gioco, a sua volta, ha accumulato debiti per circa 30 milioni di franchi (dato 2017), tra l'altro, anche nei confronti del Cantone (per circa 900mila franchi, al 31 agosto 2018) e verso la città di Lugano (1,9 milioni di franchi). Per mancanza di fondi è stata chiusa la scuola materna.

«Per l'enclave ormai servirebbe un piano Marshall», butta lì, sconsolato, Bernard Fournier. Allo stesso tempo lo chef di "Da Candida", una stella Michelin, invita le autorità a ripensare il sistema Campione. «A cosa serve un Casinò così grande? Meglio pensare a come riutilizzare parte degli spazi, cercando capitali privati».

Un'ipotesi irrealistica? Non secondo Giorgio Giussani, dell'agenzia immobiliare Gsi, che dice di avere già due gruppi di investitori pronti a scendere in campo. Intanto il 25 settembre è stata aperta ufficialmente la procedura di licenziamento collettivo per tutti i 482 dipendenti. Bisogna fare in fretta, altrimenti il limbo rischia di diventare un inferno.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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