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Porta Vescovo Dolomiti Resort Lo sciatore diventa gourmet

di Guido Gabaldi
 
30 ottobre 2017 | 18:30

Porta Vescovo Dolomiti Resort Lo sciatore diventa gourmet

di Guido Gabaldi
30 ottobre 2017 | 18:30
 

Al turista/sportivo appassionato di montagna cosa consigliare a metà autunno, quando ci si prepara alla bella (per chi scia) stagione cercando un luogo che esca un po’ dalla solita cerchia di nomi? .

Courmayeur è per chi non rinuncia al mondano, Ponte di Legno è un po’ déjà vu… si potrebbe provare con il bellunese, magari nona Cortina d’Ampezzo - già vista anche quella. Il paese di Arabba, ad esempio, non è al primo posto nell’hit parade delle località più conosciute, ma quel che conta è essere a pochi minuti di risalita dal comprensorio Porta Vescovo Dolomiti Resort, a 2.478 metri di altitudine.

(Porta Vescovo Dolomiti Resort Lo sciatore diventa gourmet)

A disposizione di sciatori e snowboarder ci sono 11 fantastiche discese (per un totale di 22 chilometri, di cui la quasi totalità a innevamento programmato) e 8 moderni impianti di risalita. Da Arabba parte sia la telecabina “Europa”, la cui stazione intermedia è il punto di transito per la Marmolada, sia il moderno Funifor che arriva a Porta Vescovo: un paradiso per gli sciatori, oltre che un autentico posto in prima fila - comodamente accessibile anche da chi non scia - per godersi lo spettacolo unico del massiccio del Sella e del ghiacciaio della Marmolada.

Certamente si va per sciare, dal 6 dicembre all’8 aprile, ma lassù in cima c’è posto per più di una passione:  i gastronauti italiani e stranieri, ad esempio, possono trovarvi qualche gradita sorpresa.  «I turisti e gli sciatori sono cambiati, negli ultimi tempi. Si trovano tanti sportivi che non salgono fino a Porta Vescovo per accontentarsi di un panino e via, magari distribuito su otto ore di discese: desiderano fare qualche altra esperienza. E noi siamo lì apposta».

(Porta Vescovo Dolomiti Resort Lo sciatore diventa gourmet)

Il “noi” appartiene a Manuela Gorza, la signora delle nevi socia di Sofma, la società che gestisce il comprensorio. Ne parliamo non in quota ma a in pieno centro a Milano, presso il ristorante “L’Arabesque” di largo Augusto. Serviva infatti un locale insolito, a metà fra l’atelier, la libreria specializzata e il ristorante gourmet, per la presentazione di un’offerta ristorativa che non si lega alla semplicità, fin troppo rustica, del classico rifugio di montagna.

«A tutti gli appassionati offriamo tre possibilità», continua Manuela. «Il locale più grande è il Rifugio Luigi Gorza,  con il suo elegante self-restaurant e il Grand Bar, perfetto per una sosta veloce sulle gradinate esterne. Per soste golose e aperitivi in località Pescoi c’è la Cesa da Fuoch, rifugio a pochi passi dalla stazione intermedia della telecabina: qui la protagonista è la grande cucina a vista, e si può scegliere tra grigliate, pizza o pasta fatta in casa, riscaldati dal fuoco dei grandi camini. Ma l’idea più originale è forse ill ristorante gourmet Viel dal Pan,  solo dieci tavoli e cinquanta posti per un’esperienza gastronomica unica, e il Bistrot, magnifica terrazza affacciata sulle piste del comprensorio e sul ghiacciaio della Marmolada, entrambi guidati dallo chef Ivan Matarese».

(Porta Vescovo Dolomiti Resort Lo sciatore diventa gourmet)

Dopo il gatto delle nevi, ora anche il cuoco delle nevi. Manuela, come ha concepito quest’idea?
Anche dove l’ho concepita fa riflettere: a centinaia di chilometri da Porta Vescovo e dalla Marmolada, e precisamente al mare, dato che sono per metà romagnola.  Ero al ristorante e stavo appunto degustando un brodetto di pesce alla romagnola, qualche anno fa, quando mi venne in mente di chiedere chi l’avesse preparato con tanta maestria. Mi presentarono il giovane cuoco campano Ivan Matarese: tutto è cominciato così.

Dalla riviera alle Dolomiti: un bel salto, anche per un giovane intraprendente, non trova?
Dico subito che senza Ivan questo progetto del Viel dal Pan, cinque anni fa, non sarebbe partito. Mi è piaciuto il carattere di questo artista di trentadue anni, uno che non si lega a un solo territorio o una scuola di pensiero ma che parte dai classici per arrivare dove vuole lui. Le sue reinterpretazioni sono magistrali, ti ricordi subito del sapore del piatto originale ma poi ti rendi conto che c’è qualcosa di innovativo. Bisognerebbe provare il suo baccalà mantecato per capire fino in fondo. Matarese vuole proporre una cucina che rappresenti tutta la bellezza e la fantasia del nostro paese, e finora c’è riuscito: i clienti italiani, ma specialmente stranieri, che scendono dagli impienti di risalita, non si aspettano di trovare cucina di alta scuola e paesaggi mozzafiato in un solo colpo, e rimangono piacevolmente colpiti».

(Porta Vescovo Dolomiti Resort Lo sciatore diventa gourmet)

La reinterpretazione del baccalà l’ho soltanto immaginata, mentre l’entusiasmo sincero di Manuela Gorza è stato proprio tangibile:  e di certo anche contagioso, per tutti gli appassionati che alla montagna chiedano un intero ventaglio di emozioni, dal sublime dello scenario alpino allo stupore per le  eccellenze  del Viel dal Pan.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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