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A spasso nella campagna romana Ritmi antichi, dal territorio sapori genuini

di Vincenzo D’Antonio
 
28 giugno 2018 | 15:43

A spasso nella campagna romana Ritmi antichi, dal territorio sapori genuini

di Vincenzo D’Antonio
28 giugno 2018 | 15:43
 

A Sud di Roma, tra Valle del Sacco e Monti Ernici, nel paesaggio bucolico delle campagne romane, due gemme nascoste da scoprire ed una, sorprendente, da cominciare a riscoprire. Parliamo di Serrone, Paliano e Colleferro.

Così unica al mondo, non a caso “caput mundi” e “città eterna”, il solo porsi a confronto con Roma è atteggiamento vistosamente fuorviante. E c’è un mondo, un territorio fiabesco appena a sud di Roma che nel suo posizionarsi semplicemente come “cosa altra” rispetto alla vicina capitale, sta cominciando, finalmente, a sapersi comunicare, a sapersi promuovere, ponendo enfasi su valori preziosi.

(A spasso nella campagna romana Ritmi antichi, dal territorio sapori genuini)

Siamo nelle “campagne romane”. E quali sono questi valori? Innanzitutto la qualità della vita, placida e laboriosa nel contempo, i ritmi giusti cadenzati dal dì e dalle stagioni, la coesione sociale che agevola un agire in rete, così coalizzando forze ed opportunità, da uno schietto comune sentire lasciandosi virtuosamente sospingere. Saper fare cose belle e buone, e volerle fare all’ombra del campanile.

A1, uscita al casello di Colleferro. I primi contrafforti del monte Scalambra, Paliano di transito, la meta è Serrone. Il centro storico, presepe arroccato, riesce a non divenire tomba di se stesso grazie all’ardimento ed all’entusiasmo di giovani che non vogliono andare via. Si visita l’interessante quanto minuscolo museo dei costumi teatrali. Sentieri pedonali ben segnalati, con buona gamba e con buona volontà ci si avvicina alla sommità dell’ubertoso Monte Scalambra, tra le cime più alte dei Monti Ernici.

Lo sguardo sulla Valle del Sacco rende idea di quanto sia qui naturalmente presente la sacra triade del Mediterraneo: il grano, l’ulivo, la vite. Vite amorevolmente coltivata da viticoltori che sanno esitare, grazie ad un encomiabile lavoro che comincia in vigna e ben prosegue in cantina, vino pregevole, il Cesanese del Piglio divenuto Docg nel 2011. In Serrone, meditati assaggi in due belle realtà vitivinicole.

In località La Forma, si visita l’Azienda Vini Terenzi. In ghiotta compagnia di succulente lasagne ed opimi cannelloni fatte dal Mastro Pastaio di Serrone, nei calici il sontuoso Colle Forma Cesanese del Piglio Docg Superiore, da sole uve Cesanese d’Affile. Grande corpo, avvolgenti e morbidi i tannini.

Poco distante, l’azienda agricola Rapillo. Sorprendente la conoscenza con un vino di grande fascino: Trasmondo Cesanese del Piglio Docg, da sole uve Cesanese d’Affile. Gradevoli sfumature floreali al naso, sapido in bocca. Nel centro di Serrone, sosta golosa anytime al Bar Lazio, di cui è garbata e gentilissima patronne Veronica Terenzi. Prima colazione viatico di buona giornata, e poi imperdibili la famosa e squisita Ciambella Serronese e l’originale Panettone al Vino Cesanese. Ma è tutto l’offering che è di grande bontà, di grande qualità.

(A spasso nella campagna romana Ritmi antichi, dal territorio sapori genuini)

Breve il tratto in discesa e si giunge a Paliano, antico tenimento dei Colonna. Interessante la visita del borgo e poi, al sopraggiungere di appetito atto a divenire robusto, ci si dirige, felicissima meta, in località Le Mole alla Fattoria Celletti. Ci accoglie il patron Pietro Celletti ed a lui ci si affida. I bei pranzi di una volta quando non era per nulla raro che ad una genuina qualità prevalentemente generata dagli ingredienti si abbinasse una quantità poderosa, volta a scacciare per sempre lo spettro di fame atavica. Dovizia di salumi lavorati in casa: lonza, prosciutto e porchetta davvero memorabili.
I primi di una volta, paste e sughi fatti in casa e poi, ovviamente, il trionfo delle carni. La stalla è a qualche metro di distanza. Ottimi anche i dolci fatti in casa. Eccellente il loro olio, monocultivar rosciola. Si va in località San Giovenale per visitare l’Azienda Agricola Giacobbe Alberto. Di facile beva, pulitissima, gioviale, l’etichetta Maddalena, una Passerina del Frusinate Igp 2016. E poi giù il cappello al cospetto di un grande vino: Lepanto Cesanese del Piglio Superiore Riserva Docg 2013, per cene con carmi rosse e formaggi stagionati.

La valorizzazione dell’agricoltura e della zootecnia, il virare verso un agroalimentare di qualità elevata ed indiscutibile è percorso virtuoso a cui le comunità di Serrone e di Paliano, sebbene con andature differenti, si sono accinte.

Percorso differente, arduo davvero, quello a cui si accinge la comunità di Colleferro. Dismissione di alcune industrie, riconversione eco dello smaltimento dei rifiuti e trend convinto e celere verso la cosiddetta industria 4.0 con significativi poli di eccellenza. Colleferro è Città della Cultura del Lazio 2018. Qui con ammirevole e lodevole arguzia e lungimiranza si è ben compreso che nella knowledge society è la cultura il cardine dello sviluppo dacché è l’evoluzione culturale l’elemento essenziale della crescita socioeconomica della comunità. Colleferro è anche definita, a giusto titolo, città morandiana in quanto fu qui a Colleferro che l’ingegnere Riccardo Morandi realizzò alcune tra le sue opere più significative. Da visitare il piccolo Museo Archeologico del territorio Toleriense con la riproduzione a grandezza naturale dell’elephas antiquus. Un emblematico caso di tensione al miglioramento continuo e di individuazione di business che al congenito scopo del profitto abbinino un esprit verde è costituito da Officina Botanica, un vivaio immerso nel verde, appassionatamente condotta da Emilia Della Guardia, dal marito Ivan efficacemente coadiuvata.

Le campagne romane, variegato scrigno di piccoli tesori nascosti che rendono affascinante il nostro Belpaese. Lavoro di rete per l’emersione di queste ricchezze e per saperle offrire ai flussi emergenti di turisti che vogliano sentirsi temporary citizens di questi borghi.

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