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Mine Gavi Docg, bianco di terroir nato dalla passione e da 11 vigne

Un nome che ha senso, in quanto questo Cortese in purezza è proprio “suo”, di Giusi Scaccuto Cabella, imprenditrice del vino che non è enologa né agronoma, ma tra i filari e in cantina ci sa fare.

di Gabriele Ancona
vicedirettore
 
15 novembre 2019 | 10:06

Mine Gavi Docg, bianco di terroir nato dalla passione e da 11 vigne

Un nome che ha senso, in quanto questo Cortese in purezza è proprio “suo”, di Giusi Scaccuto Cabella, imprenditrice del vino che non è enologa né agronoma, ma tra i filari e in cantina ci sa fare.

di Gabriele Ancona
vicedirettore
15 novembre 2019 | 10:06
 

Dopo trent’anni nel mondo del vino, Giusi Scaccuto Cabella ha avuto un’idea brillante: mettere insieme i tre suoli diversi del Gavi e le uve di 11 contadini, in rappresentanza degli 11 Comuni della Docg. «La passione per la campagna e per il vino mi ha spinto a dar vita a questo progetto in autonomia - racconta - Volevo valorizzare quest’area e metterne tutte le caratteristiche in bottiglia. Così ho scelto i vigneti e con la vendemmia 2018 è nato Mine».

Giusi Scaccuto Cabella (Mine Gavi Docg, bianco di terroir nato dalla passione e da 11 vigne)
Giusi Scaccuto Cabella

La scelta delle percentuali di ciascun appezzamento ha tenuto conto dell’andamento dell’annata e di come si sono espresse le zone nel corso della stagione. «È stata una sorpresa anche per me scoprire le caratteristiche organolettiche di un blend nato da terre rosse, bianche e di mezzo», sottolinea.

Il risultato è un vino complesso, maturo, sapido, minerale, mandorlato e agrumato, frutto di un inverno nevoso, di una primavera con abbondanti piogge, un’estate calda e un settembre con buone escursioni termiche. «La produzione, sul mercato dallo scorso maggio - spiega Giusi Scaccuto Cabella - è di 20 mila bottiglie, di cui il 70% esportato tra Stati Uniti, Russia e Paesi europei».

Il Mine Gavi Docg 2018 (Mine Gavi Docg, bianco di terroir nato dalla passione e da 11 vigne)
Il Mine Gavi Docg 2018

A Milano è stato presentato in osmosi con la cucina di alto palato e grande raffinatezza di Pietro Leemann. Ricette che richiedono un’attenta riflessione in fase di abbinamento enologico.

Un matrimonio felice che a visto Mine Gavi Docg 2018 a tutto pasto al Joia con Tuberi tiepidi con patate, cavolo rapa, barbabietole, paté di cannellini e wasabi, Gnocchi di patate farciti con olive e capperi, sfere di fonduta, pera in dolce-forte, vellutata di sedano rapa, Pesto di sedano verde, salsa di morchelle, falafel di cicerchie e dragoncello, cubi di ricotta affumicata e melograno. Le 11 vigne imbottigliate Mine hanno avvolto anche la Terrina di cioccolato e cocco, salsa di mango e di lapsang, spuma di mandorle armelline e gelato di mela cotogna allo zenzero.

Giusi Scaccuto Cabella, imprenditrice del vino senza vigne, cantina e linea di imbottigliamento, ha pensato anche a un rosso, ma alla sua maniera. Riscoprendo alcuni vigneti di 80-100 anni, anche prefillosserici. «Con la vendemmia 2019 - racconta - da uve in purezza dal vitigno Nibiö, un clone del Dolcetto, abbiamo ottenuto un rosso dal colore viola pieno e dai tannini aggressivi che richiedono un po’ di riposo in legno. Un vino intenso che sa invecchiare». Appuntamento tra qualche anno.

Per informazioni: www.minewine.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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