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I 25 ettari di Belvedere di Nebiolo Vitigni d'altura in Oltrepò Pavese

L'azienda lombarda produce vini biologici dal 2016 a circa 500 metri di quota. Quindicimila bottiglie all'anno che finiscono in prevalenza sui mercati esteri, tra Stati Uniti e Sud America.

di Stefano Calvi
 
05 ottobre 2020 | 06:50

I 25 ettari di Belvedere di Nebiolo Vitigni d'altura in Oltrepò Pavese

L'azienda lombarda produce vini biologici dal 2016 a circa 500 metri di quota. Quindicimila bottiglie all'anno che finiscono in prevalenza sui mercati esteri, tra Stati Uniti e Sud America.

di Stefano Calvi
05 ottobre 2020 | 06:50
 

I suoi vigneti sfiorano i 500 metri di altitudine, un record in Oltrepò Pavese. È una viticoltura d’altura sulle colline oltrepadane quella dell’azienda Belvedere di Nebiolo, realtà di recente nascita ma con radici ben più storiche in una zona, quella di Torrazza Coste, particolarmente selvaggia e boschiva. A guidarla è il 31enne Andrea Biancardi, giovane architetto in ambito urbanistico che dopo aver girato il mondo per motivi di studio è ritornato sulle sue colline dove il nonno Piero aveva iniziato l’avventura negli anni Sessanta costruendo la sua cantina in quello che restava del castello della frazione di Nebiolo, una struttura architettonica ormai scomparsa risalente all’anno Mille.

I vigneti d'altura in Oltrepò - I 25 ettari di Belvedere di Nebiolo Vitigni d'altura in Oltrepò Pavese

I vigneti d'altura in Oltrepò

«La mia realtà – spiega Andrea accogliendoci in azienda – conta un totale di 70 ettari di terreno, di cui 25 vitati. La nostra particolarità è l’altezza: il vitigno più alto si trova sui 470 metri, un unicum in Oltrepò Pavese. Questo ci consente delle importanti escursioni termiche nel periodo estivo che ci permettono di coltivare uve, specialmente bianche, da cui estraiamo importanti e marcati profumi. Dopo l’esperienza del nonno Piero, la mia famiglia aveva deciso di abbandonare l’azienda ma nel 2014, dopo la laurea, ho ripreso in mano il tutto, mettendo a frutto la passione per questo lavoro, ridando vita alla nostra realtà».

Oggi Andrea Biancardi coltiva circa 7 ettari di Pinot Nero e Pinot Grigio; altri 3 di Riesling; Chardonnay e Moscato; un ettaro a Merlot e a Barbera e mezzo ettaro a Cabernet Sauvignon. «Ho deciso di coltivare vitigni anche internazionali perché si prestano bene alla zona – spiega Biancardi – Il Merlot, per esempio, lo coltivo in cima al Monte Brado, a 470 metri sul livello del mare. Qui c’è un’ottima escursione termica durante il periodo di maturazione che porta le temperature di notte a sfiorare i 15 gradi. Anche l’esposizione in questo caso incide sulla qualità in quanto sulla cima non ci sono angoli ciechi e quindi la vigna prende il sole per l’intera giornata. Stessa situazione anche per i bianchi (Chardonnay, Pinot Nero e Grigio, Riesling) del cosiddetto Vallone delle Fontanelle. Qui i boschi fitti esposti a nord trattengono il fresco e lo cedono durante le giornate estive, mitigando l’ambiente. Nella zona della frazione Nebiolo, invece, sui 270 metri fino a fondovalle ho deciso di coltivare il Riesling Renano, vigna caratterizzata da un’esposizione nord/est, con l’ombra che arriva molto presto in estate e da terreni con tanta risorsa idrica».

Andrea Biancardi - I 25 ettari di Belvedere di Nebiolo Vitigni d'altura in Oltrepò Pavese
Andrea Biancardi

In questo territorio la morfologia ma soprattutto le caratteristiche del suolo sono un valore aggiunto. «Sono tutte terre bianche – ci spiega Andrea – ricche di scheletro, principalmente composte da tufo. In questa zona sono visibili i cosiddetti orridi di Sant’Antonino, un vero e proprio canyon meta di turisti e appassionati di natura. I nostri sono terreni drenanti e ci permettono di produrre uva con una buona concentrazione di zucchero e quindi di produrre bianchi ad alta gradazione alcolica». L’azienda è certificata bio dal 2016. «Abbiamo voluto fortemente questa certificazione – spiega Andrea – perché crediamo che la qualità si sviluppa in vigna. Non è solo una questione etica e di rispetto dell’ambiente, ma oggi lavorare i vigneti solo con zolfo e rame significa produrre uva ideale per vini di fascia premium. Inoltre, insieme ai nostri tecnici, abbiamo deciso di acquistare le barbatelle direttamente da vivai della Germania, in particolare dalla Valle della Mosella».

Il risultato di questa filosofia è la produzione di poche bottiglie, sulle 15mila annue, ma di qualità. «Il nostro mercato è principalmente l’estero – spiega il produttore – in quanto quello nazionale ma specialmente quello locale è saturo e troppo concorrenziale. Abbiamo dovuto indirizzare i nostri sforzi altrove, fuori Paese, con risultati che ci stanno dando ragione. Per questo abbiamo optato per la coltivazione di vitigni internazionali che trovano sbocco principalmente nel sud America (Messico ed Ecuador); Stati Uniti e a breve anche in Svizzera e Germania».

In cantina le operazioni sono meticolose perché le procedure, seguite attentamente dall’enologo Claudio Colombi, permettono di estrarre profumi che solo questi terreni e queste altitudini sono in grado di regalare in Oltrepò. «Per i bianchi la fermentazione avviene ad una temperatura sui 18 gradi - spiega Biancardi - Effettuiamo una chiarificazione del mosto prima della fermentazione. L’obiettivo è quello di non impiegare additivi chimici ma di utilizzare tecniche come la flottazione e basse temperature. In campagna, invece, le rese sono bassissime e si aggirano sui 60/70 quintali ettaro mentre in cantina, per esempio, la resa è del 50% negli spumanti perché utilizziamo esclusivamente il mostro fiore, quindi la prima pressata. Per gli altri vini si attesta sul 60%».

L'entrata della cantina - I 25 ettari di Belvedere di Nebiolo Vitigni d'altura in Oltrepò Pavese
L'entrata della cantina

Seduti nella sala degustazione, Andrea Biancardi ci serve il suo Pinot Nero Extra Dry. Un metodo Martinotti messo in autoclave immediatamente dopo la chiarifica per permettere lo sviluppo dei suoi stessi lieviti e zuccheri. Ci rimane per 4 mesi. Si annuncia all’occhio con un colore giallo paglierino, attraversato da qualche leggero riflesso più tendente al verdastro. Al naso si avvertono profumi semplici e lineari, in cui il tocco dei fiori si alterna a quello della mela verde. Entra in bocca con un sorso delicato, secco e fresco, di ottima bevibilità. Ideale da accostare ad aperitivi leggeri o a piatti di pesce di fiume. La degustazione continua con il Matasso (i nomi dei vini si riferiscono alle zone di produzione), un Pinot Grigio in purezza.

Nel bicchiere si presenta giallo paglierino chiaro, al naso esprime un bouquet gradevole di agrumi, pesca e melone giallo. In bocca è pieno, di corpo e al tempo stesso caratterizzato da un’acidità che gli dona freschezza. Ottimo il finale fruttato. Ma ciò che ci colpisce durante la degustazione è lo Sgarè, un renano in purezza. Una vera esplosione di profumi e sentori che si perfezionano grazie ad una fermentazione a temperatura controllata in recipienti di acciaio inox a circa 15 gradi. Giallo paglierino dai luminosi riflessi verdognoli nel bicchiere. Al naso spiccano sentori floreali e vegetali, con accenni speziati e minerali. Al palato alterna una buona morbidezza a intrigante freschezza con piacevoli riconoscimenti varietali nel lungo finale. La sua giovane età, 2017, frena alcuni sentori che ritroveremo fra qualche anno.

Degno di nota è Cà Berlò, un taglio bordolese, un blend con 60% di Cabernet Souvignon e il 40% di Merlot. Un prodotto elegante, di buona intensità che mixa note fruttate di bacche rosse marmellatose e delicate spezie. Al palato è giustamente fresco e presenta un tannino misurato. Ideale da accompagnare a piatti di selvaggina e arrosti. Entusiasma il Monte Brado Riserva, un Pinot Nero in purezza, anno 2017. «La raccolta avviene a mano – spiega Andrea Biancardi - L'uva viene pigiata e rimane per 10-12 giorni a contatto con le bucce a seconda dell'annata. Una volta svinato, il vino nuovo è affinato in barriques di rovere francese di media tostatura per circa un anno. Poi viene rimesso in vasca per qualche mese ed imbottigliato dove affina ancora almeno un anno. Sarà la novità di questo inverno».

I vigneti di Belvedere di Nebiolo - I 25 ettari di Belvedere di Nebiolo Vitigni d'altura in Oltrepò Pavese
I vigneti di Belvedere di Nebiolo

Lo abbiamo degustato in anteprima: nel bicchiere si presenta di un rosso rubino limpido e luminoso. Il naso è tipico e varietale, caratterizzato da sentori floreali di viola e da ricordi fruttati di lamponi e di frutti di bosco in genere. Il sorso si sviluppa sulla strada aperta dall’olfatto, rivelandosi morbido e fresco allo stesso tempo, di buona lunghezza in persistenza. Ideale anche a tutto pasto con le preparazioni non troppo strutturate della cucina di terra, è ottimo per accompagnare carne alla griglia. Seguendo la tradizione del nonno Piero che produceva un Moscato di alta gradazione (era probabilmente un passito), Andrea ha deciso di proporre Al Prég, un filtrato dolce, con una bassa resa ma con un’alta concentrazione di zuccheri. Il leggero sentore di agrume lascia spazio ad una nota tipica di salvia per un prodotto da fine pasto, da accompagnare a pasticceria secca, con una buona persistenza aromatica.

Per informazioni: www.belvederedinebiolo.com

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