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Dolcetto, vino spesso bistrattato. Espressione di bevibilità e territorio

La preoccupazione del presidente del Consorzio Filippo Mobrici. Vino che interpreta con stile il ritorno alla bevibilità e la territorialità. Trova la massima espressione nella Doc Dolcetto d’Asti

di Gabriele Ancona
vicedirettore
 
26 marzo 2021 | 16:48

Dolcetto, vino spesso bistrattato. Espressione di bevibilità e territorio

La preoccupazione del presidente del Consorzio Filippo Mobrici. Vino che interpreta con stile il ritorno alla bevibilità e la territorialità. Trova la massima espressione nella Doc Dolcetto d’Asti

di Gabriele Ancona
vicedirettore
26 marzo 2021 | 16:48
 

«Parlare di Dolcetto oggi è un azzardo. Un vitigno bistrattato, pur essendo il secondo a bacca rossa coltivato in Piemonte. Ci si sta “dedolcettizzando”. Se si continua a espiantare c’è il rischio di perderlo e di far svanire biodiversità e piemontesità. Si coltiva infatti solo in Piemonte». Questo l’allarme lanciato il 25 marzo da Filippo Mobrici, presidente del Consorzio della Barbera, Vini d’Asti e del Monferrato inaugurando un incontro web, con degustazione sulla Doc che esprime tutta la storicità del Monferrato.

Dolcetto, vino spesso bistrattato. Espressione di bevibilità e territorio

Degustazione online con tre versioni di Dolcetto: annate 2020, 2019, 2018


Il Dolcetto d’Asti, Doc dal 1974, rientra fra le 13 denominazioni tutelate dal Consorzio (4 Docg - Barbera d’Asti, Nizza, Ruchè di Castagnole Monferrato e Terre Alfieri e 9 Doc - Albugnano, Cortese dell’Alto Monferrato, Dolcetto d’Asti, Freisa d’Asti, Grignolino d’Asti, Loazzolo, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Monferrato e Piemonte). Con oltre 66 milioni di bottiglie e più di 11 mila ettari vitati, pari a circa il 30% della superficie a Doc e Docg del Piemonte, il Consorzio rappresenta il cuore unitario del Monferrato del vino.

Declinabile in differenti versioni, il vitigno trova la massima definizione nella Doc Dolcetto d’Asti, coltivabile in 24 comuni della Provincia di Asti.

La degustazione, guidata dal sommelier Andrea Dani, consigliere Ais Piemonte, ha visto sfilare Monferrato Dolcetto Doc 2020 (esuberante, giovanile, snello), Piemonte Dolcetto Doc 2109 (delicato, rotondo con finale amaricante) e Dolcetto d’Asti Doc 2018 (pieno e garbato).

Immediatezza, bevibilità, territorialità
Vini non pensati per durare nel tempo, ma dotati una buona capacità di evoluzione. Interpretano con stile il ritorno alla bevibilità e territorialità. Vini che sanno esprimere il concetto di immediatezza e attraversano i menu abbinati a pasta fresca, zuppe, formaggi giovani e di media stagionatura, carni non troppo complesse. Portate di media struttura, un po’ come loro, che si esprimono a tavola senza invadenza e hanno il diritto di meritare più considerazione. Per questo la Regione Piemonte ha dedicato un’attenzione particolare a questo vitigno istituendo l’Anno del Dolcetto.

Al 31 dicembre 2020, la produzione, per tutte le versioni, ha superato quota 4 milioni di bottiglie. Con oltre 21 milioni bottiglie e una quota export attorno al 50%, la Barbera d’Asti Docg rappresenta un traino decisivo per l’intero sistema del Monferrato del vino. Incremento del 2,1% per la Barbera d’Asti Superiore, a conferma di una tipologia più complessa e strutturata che riscuote crescenti apprezzamenti soprattutto negli Stati Uniti e nel Nord Europa. Nonostante la pandemia, il vino è uscito dalle cantine.

Per informazioni: www.viniastimonferrato.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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