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Giri di vite. Da Nord a Sud, degustazioni fra bollicine e rossi

In Alto Adige, Cantina Terlano punta sull'ammiraglia Grande Cuvée Terlaner I e Cantina Adriano lancia l'Andrius 2019. Da Tenuta del Buonamico la Toscana diventa terra di bianchi. Tenute Rubino presenta il Visellio

di Giuseppe De Biasi
 
31 maggio 2021 | 11:23

Giri di vite. Da Nord a Sud, degustazioni fra bollicine e rossi

In Alto Adige, Cantina Terlano punta sull'ammiraglia Grande Cuvée Terlaner I e Cantina Adriano lancia l'Andrius 2019. Da Tenuta del Buonamico la Toscana diventa terra di bianchi. Tenute Rubino presenta il Visellio

di Giuseppe De Biasi
31 maggio 2021 | 11:23
 

Un piccolo tour a spasso per lo Stivale con alcune delle degustazioni più interessanti del mese appena trascorso. Fra novità e nuove annate, in attesa di tempi migliori e di degustazioni non più mediate da una telecamera, partiamo dall’estremo nord con l’Alto Adige, con due istituzione del settore come la Cantina Terlano e la Cantina Andriano, per poi proseguire verso sud con Tenuta del Buonamico e Tenute Rubino.

Da nord a sud, le ultime degustazioni da remoto in attesa degli eventi in presenza £$Giri di vite$£Da Nord a Sud, fra rossi e bollicine

Da nord a sud, le ultime degustazioni da remoto in attesa degli eventi in presenza


Cantina Terlano, Grande Cuvée Terlaner I e Pinot Bianco Rarity 2008 sugli scudi

La prima parola spetta all’ammiraglia di Cantina Terlano, la prestigiosa Grande Cuvée Terlaner I, nel millesimo 2018, storico assemblaggio di microparcelle con alle spalle oltre 20 anni di ricerca. Anche la cuvée 2018 è formata dal 70% di Pinot Bianco, 27% di Chardonnay e 3% di Sauvignon Blanc con rese bassissime ed esposizione dei vigneti a sud-sud ovest e altitudini che variano dai 550-600 sul livello del mare per il Pinot Bianco, ai 330-350 sul livello del mare del Sauvignon Blanc e dello Chardonnay. Chicca di grande solarità e profondità gustativa, figliol prodigo di Kofler, che lo ha “svezzato" fin dal primo millesimo. Una vera essenza di Terlano, grande vino capace di competere ad armi pari con i blasonati bianchi internazionali.

Grande Vucée Terlaner I £$Giri di vite$£Da Nord a Sud, fra rossi e bollicine
Grande Vucée Terlaner I


Rispetto al 2017 questa nuova annata si presenta più ricca e complessa con un giallo paglierino brillante con riflessi verdolini che apre un ventaglio olfattivo di buccia di agrumi, pera, salvia, cioccolato bianco, biancospino, sottobosco, sbuffi minerali e speziato dolce. In bocca è sapido, minerale e persistente, di grande eleganza con una leggera nota affumicata finale. Perfetto da abbinare a un altrettanto “regale” astice alla catalana.

Venendo all’altro fuoriclasse di Terlano, il Pinot Bianco Rarity 2008, ha davvero stupito per la potenza espressiva che ha visto tutti i colleghi d’accordo sulle incredibili doti di struttura, mineralità, lunghezza e "rara" finezza. L’annata 2008 faceva ben sperare e non ha tradito le aspettative di questo Pinot bianco all’85% (completato da un 10% di Chardonnay e un 5% di Sauvignon blanc) che nasce dai grappoli migliori di vigne di oltre 50 anni poste ad un’altitudine fra i 500 e i 600 metri sul livello del mare, perfettamente esposte per fornire uve al giusto grado di maturazione ma dotate di una bella spalla acida. Il mosto fiore fermenta e svolge la malolattica in botte grande di rovere e poi rimane in acciaio per almeno 10 anni sui propri lieviti fini, andando a sollecitare, anche attraverso l’autolisi dei lieviti, l’enorme potenziale evolutivo che il Pinot Bianco ha in questa microzona.

Il Pinot Rarity 2008 £$Giri di vite$£Da Nord a Sud, fra rossi e bollicine
Il Pinot Rarity 2008


Nel calice il suo giallo paglierino intenso svela un naso complesso e variegato di erbe secche di montagna, camomilla, grafite e pietra focaia poi profumi di frutta tropicale, fiori gialli appassiti e nocciola tostata. Sorso elegante e pastoso con finale minerale e agrumato ed incredibile equilibrio fra componente alcolica e vitale sapidità. Un’annata da ricordare e da stappare fra qualche lustro per dargli il tempo di affinare ancora le sue doti da cavallo di razza. Vino di grande elasticità di abbinamenti, che spaziano dalle crudité di crostacei alle carni bianche ai formaggi di media struttura.

Cantina Adriano, produzione limitata ma grande freschezza per il Sauvignon Blanc Riserva Andrius 2019

Passando alla Cantina Andriano, nella recente fusione fra le due realtà terlanesi si è sentito l’apporto di Rudi Kofler nello sviluppo di una personalità da protagonista dell’Andrius 2019, Sauvignon Blanc Riserva di bella intensità, freschezza e sapidità, grande interpretazione di un vitigno che in Alto Adige si esprime a livelli notevoli.

Produzione limitata a 6-7.000 bottiglie da vigne di circa 25 anni per un vino complesso e persistente con sentori gessosi, note di erbe officinali e agrumi, salvia, pepe bianco e leggero fumé. In bocca la nota sapida e minerale hanno il sopravvento e l’acidità che rimanda al lime e al pompelmo giallo gli dà una persistenza gustativa dotata di un guizzo fragrante. Da abbinare a piatti strutturati, magari speziati, dall’agnello a scottadito a formaggi di capra, senza disdegnare una brodetto di pesce.

Il Sauvignon Blanc Riserva con etichetta Andrius 2019 £$Giri di vite$£Da Nord a Sud, fra rossi e bollicine
Il Sauvignon Blanc Riserva con etichetta Andrius 2019


Tenuta del Buonamico, dalla Doc Montecarlo agli spumanti della linea "Particolare"

Dal nord al centro per incontrare la Tenuta del Buonamico, l’azienda storica della famiglia Fontana che ha fatto conoscere al mondo la piccola ma originale Doc Montecarlo (istituita nel 1969, solo 4 anni più tardi di quella del blasonato Brunello di Montalcino), che prende il nome dal trecentesco borgo sulle prime colline sopra Lucca. Terra particolare dove vitigni francesi come Pinot Bianco, Semillon, Viogner, Sauvignon Blanc, Cabernet, Merlot e Syrah sono di casa, alcuni addirittura da fine Ottocento, ormai autoctoni e non una moda degli ultimi decenni.

Accompagnati nell’originalità della Doc dagli abbinamenti discografici di Paolo Scarpellini, sound sommelier, che ha fuso le sue due passioni (vino e musica) associando un ulteriore senso, l’udito, per esaltare al meglio le singole degustazioni olfattive-gustative, il gioviale patron Eugenio Fontana ha sottolineato come Montecarlo sia, caratteristica quasi unica in Toscana, terra di bianchi, come ben dimostra il Pinot Bianco in purezza del Vasario 2018, referenza storica della tenuta, omaggio a Giorgio Vasari che a Palazzo Vecchio ha riprodotto in un affresco proprio i colli di Montecarlo, particolare stilizzato nell’etichetta.

Il Pinot Bianco in purezza Vasario 2018 £$Giri di vite$£Da Nord a Sud, fra rossi e bollicine
Il Pinot Bianco in purezza Vasario 2018



Unico dei bianchi della tenuta, affinati prevalentemente in acciaio, a fare un parziale passaggio in legno (20-30% in tonneau per 9-12 mesi), è caratterizzato da una palette olfattiva fruttata (pesca bianca e mango), floreale (margherita e biancospino) e leggera speziatura. Sorso intenso di bella acidità e sapida fragranza. Perfetto compagno di merenda di un baccalà alla livornese.
    
Ma Montecarlo è anche terra di spumanti grazie proprio alla Tenuta del Buonamico che è diventata nel giro di un decennio la maggiore produttrice di spumanti in tutta la Toscana passando dalle 2.300 bottiglie del 2010 alle 150.000 odierne. Bollicine come elemento di distinzione territoriale e nella linea “Particolare” merita un applauso il Brut Rosé, primogenito degli spumanti della Tenuta, fresco del suo decennale. Rosato brillante, frutto di un matrimonio d’amore fra Sangiovese e Syrah, dalla vigna più antica  di Toscana (addirittura del 1964, anno di fondazione dell’azienda).

Fermentazione alcolica separata per vitigno a cui segue la presa di spuma con Metodo Martinotti lungo in autoclave orizzontale della massa intera per 120 giorni. Ne scaturisce uno spumante dal perlage fine ed elegante, dal bel colore buccia di cipolla, con un naso suadente di piccoli frutti rossi, pompelmo rosa e melagrana. Sorso che si espande sul palato con croccante acidità su un ricordo di arancia sanguinella, che pulisce la bocca e chiede subito il bis. Da abbinare ad un risotto ai frutti di mare o da appagante aperitivo da gustare, magari, a bordo piscina dell’elegante relais che, insieme al curato ristorante, completano l’offerta enoturistica della tenuta e di Eugenio Fontana che si propone davvero come un “buon amico” di Bacco e dell’agreste relax.

Le bollicine della linea Particolare di Tenuta del Buonamico £$Giri di vite$£Da Nord a Sud, fra rossi e bollicine
Le bollicine della linea Particolare di Tenuta del Buonamico


Tenute Rubino, è l'ora del possente Primivito del Salento Visellio

Con le Tenute Rubino scendiamo a sud, nella Terra di Brindisi, ci concentriamo su una delle tre annate degustate (2010, 2012 e 2016) in un’illuminate verticale del loro Primitivo del Salento: il possente Visellio.

Le Tenute nascono dall’intuizione di Tommaso Rubino che negli anni ’80, innamorato della sua terra, in progressive acquisizioni arriva ad assemblare 200 ettari vitati, nelle aree più vocate, come la Tenuta Jaddico, a ridosso del mare e della Oasi Wwf di Torre Guaceto. La vulcanica coppia formata dal figlio Luigi e dalla consorte Romina raccolgono il testimone e, grazie ad un costante lavoro di ricerca e di zonazione ampliano la gamma di etichette e fanno conoscere il marchio sui mercati esteri sia con il redivivo Susumaniello, vitigno che deve buona parte della sua riscossa vitivinicola proprio alla famiglia Rubino, e poi con gli altri autoctoni, come il Primitivo, che nelle fertili terre del brindisino danno risultati straordinari.

Il Visellio di Tenute Rubino £$Giri di vite$£Da Nord a Sud, fra rossi e bollicine
Il Visellio di Tenute Rubino



Quando parliamo di Primitivo bisogna distinguere almeno tre tipologie dalle caratteristiche olfattive e gustative molto diverse fra loro: quello di collina, ovvero della Murgia barese, quello del mare, il pastoso Primitivo di Manduria e quello dell’Alto Salento, di probabile antica origine dalmata. Nel caso del Visellio siamo a una sorta di crocevia dei tre stili perché le vigne si trovano a pochi chilometri dal mare ma a 100 slm quindi beneficiano di entrambi gli influssi. Il Visellio nasce su terreni di medio impasto con presenze di pietre con una resa molto bassa proprio per selezionare la qualità dei grappoli. Fermenta in serbatoi d’acciaio con una macerazione di 19 giorni, a temperatura controllata, poi svolge interamente la malolattica con affinamento di 10 mesi in barrique di rovere francese e 12 mesi in bottiglia.

Le vigne sono state impiantate nel 1992 e questo dimostra la “preveggenza” della famiglia Rubino sulle potenzialità del vitigno che deve la sua ascesa fuori dai confini regionali dalla scoperta della filiazione pugliese dell’osannato Zinfandel californiano, alla metà degli anni Novanta.

Nello scorrere le tre annate si riconosce la coerenza e il profilo gusto-olfattivo del progetto iniziale che rimane percepibile, nonostante i differenti millesimi e il passare degli anni. Il 2012 ci è piaciuto più di tutti per personalità ed eleganza. Al calice si è presentato con un granato fitto e luminoso. Una palette olfattiva ampia e finissima ci porta profumo di prugna californiana disidratata, liquirizia, confettura di mirtilli neri, radice di liquirizia, tabacco dolce, chiodi di garofano e noce moscata. In bocca è opulento ma con una freschezza e una scia sapida di gran lignaggio, con tannini levigati e carnosi. Un vino che può restare in cantina diversi anni senza colpo ferire (che per un Primitivo non è un’opzione così scontata). Da abbinare ai tipici “gnumarieddi” (involtini di interiora di agnello o capretto avvolti con il budello) alla brace ma in degustazione solitaria svela ancor di più tutta la sua solare seduttività.


© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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