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Il Pinot Nero secondo Castello di Cigognola

È una delle cantine di riferimento dell’Oltrepò Pavese. Per mettere in luce al meglio le diverse espressioni del Pinot Nero è stato fatto un restyling significativo delle etichette della Tenuta della famiglia Moratti

di Stefano Calvi
 
17 luglio 2021 | 17:03

Il Pinot Nero secondo Castello di Cigognola

È una delle cantine di riferimento dell’Oltrepò Pavese. Per mettere in luce al meglio le diverse espressioni del Pinot Nero è stato fatto un restyling significativo delle etichette della Tenuta della famiglia Moratti

di Stefano Calvi
17 luglio 2021 | 17:03
 

Si tratta di una delle cantine di riferimento dell’Oltrepò Pavese. In particolare per la lavorazione del Pinot Nero, vitigno principe di questo territorio grazie ai sui 3mila ettari che costituiscono ben il 75% dell’intera produzione italiana. Parliamo del Castello di Cigognola, realtà aziendale della famiglia Moratti, che si estende su 36 ettari di superficie, di cui 28 vitati, a un’altitudine tra i 300 e i 350 metri slm.

Castello di Cigognola. Fonte: Cigognola Il Pinot Nero secondo Castello di Cigognola

Castello di Cigognola. Fonte: Cigognola


Nuova fase

Con Gabriele Moratti, figlio di Gianmarco e Letizia, il Castello di Cigognola è entrato in una nuova fase della sua storia. I vigneti sono gestiti da Gabriele Moratti e dall’ad Gian Matteo Baldi con passione e serietà, ponendo al centro l'uomo e i suoi valori, incaricati di tutelare l'ambiente e i diritti delle persone coinvolte direttamente e indirettamente nella filiera.


Alla scoperta del Metodo Classico dell’azienda

Il rispetto per uomo, la natura e l’economia reale sono le pietre angolari della visione. Ad accoglierci in cantina sono stati l’ad Baldi, l’enologo Francesca Elli e lo staff della cantina. «I vigneti si ubicano tutt’intorno allo storico Castello del XII secolo come una corona posata sulla cime della collina dell’Oltrepò Pavese, con vitigni e cloni che traggono beneficio da diverse esposizioni» ci spiega Gian Matteo Baldi introducendoci nella degustazione dei Metodo Classico dell’azienda.


Le vigne, la cui età si attesta attorno ai 25 anni, sono allevate perlopiù a spalliera e guyot. «Alla base della composizione del terreno, in cui le viti affondano le loro radici, vi sono le Marne di Sant'Agata Fossili, lo strato intermedio è invece una formazione gessoso solfifera, mentre sulle sommità di Cigognola sono visibili arenarie e conglomerati – spiega l’enologo Francesca Elli - Gli ettari di Pinot Nero di Castello di Cigognola sono distribuiti su colline serrate con pendenze molto decise che chiudono valli strette, in grado di indirizzare le correnti tra sud e nord, creando dei climat unici. A questo si aggiunge la differenza di latitudine che permette di stillare dal Pinot Nero dell’Oltrepò un’essenza di frutto più maturo, circostanza che lo rende unico e irripetibile, come ben testimoniano il carattere peculiare e inimitabile dei Pás Dosè di Blanc de Noir, diversi da qualsiasi altra versione nel mondo».


Protagonista il Pinot Nero

Il Pinot Nero, con l’eccellente maturazione fenolica che raggiunge in Oltrepò, è protagonista del progetto di Castello di Cigognola, che vuole dare un’espressione vera, di qualità, della terra a cui appartiene, con l’obiettivo di occupare un posto nel piccolo mondo dell’alta gamma. Pinot Nero da indagare e sperimentare nelle sue diverse forme e potenzialità, prospettiva condivisa con l’enologo Federico Staderini.


Il suo supporto strategico è fondamentale anche nell’unico progetto di Pinot Nero vinificato in rosso per dare vita a un grande vino in grado di raccontare senza filtri il territorio. «Per mettere in luce al meglio le diverse espressioni del Pinot Nero, è stato fatto un restyling significativo delle etichette della Tenuta: d’ora in avanti gli amanti del vino troveranno un’etichetta alla francese con il solo nome Moratti come griffe sui Metodo Classico e il brand Castello di Cigognola sui vini fermi – spiega l’ad Gian Matteo Baldi - Per concretizzare tali obiettivi, Castello di Cigognola si propone come una realtà imprenditoriale snella, una vera e propria start-up del vino che fa suo un modus operandi nel quale tecnica e creatività sono in dialogo continuo. Diventa così un luogo di crescita personale, che incentiva la ricerca scientifica e la condivisione di conoscenze, esperienze e nuove frontiere del sapere e della tecnica attraverso uno scambio generazionale tra consulenti esterni esperti e competenti e giovani professionisti. Non ci sono consulenti “totali” ma ognuno segue un progetto e condivide la propria competenza specifica con gli altri membri della squadra. Il risultato è la costruzione di un bagaglio di saperi a disposizione di tutti, che rende più semplice ed efficiente l’organizzazione del lavoro».

 

 


Strada tracciata verso la sostenibilità e il bio

I vigneti sono gestiti combinando viticoltura di precisione e regime biologico, intervenendo il minimo possibile e solo dove necessario, specialmente per quanto riguarda i trattamenti delle ampelopatie, prediligendo soluzioni omeopatiche. Consulente di riferimento in tal senso è Giovanni Bigot, professore e agronomo che con l’impiego dell'Indice Bigot e dell'App 4Grapes, da lui ideate per conoscere il potenziale qualitativo di ogni singolo vigneto, guida i collaboratori nel monitoraggio quotidiano delle piante. Ne controllano lo sviluppo fenologico, si adoperano per mantenerne la sanità e l’equilibrio con il terreno e, in caso di necessità, intervengono tempestivamente con le misure di minor impatto e aggressività.


Anche nella vinificazione si è ridotto al minimo l'utilizzo di altre sostanze nell'uva, con l'obiettivo futuro di eliminarle totalmente. Ma l'impegno per la sostenibilità si estende anche al confezionamento e alla distribuzione, con scelte precise nel packaging, utilizzando materiali riciclati e riciclabili provenienti da filiere ecologiche, e la realizzazione di bottiglie in vetro leggero, per minimizzare le emissioni di CO2.


La nuova cantina: un esempio virtuoso

Il credo di Castello di Cigognola è riassunto anche nella nuova esperienza di Bentu Luna in Sardegna: la costruzione della nuova cantina è stata realizzata grazie a mano d'opera locale seguendo tutti i principi necessari per ridurre l’utilizzo di energia ed emissioni. Per portare a compimento questo e altri progetti è necessario garantire un ritorno economico.


Il bello, il buono e il giusto possono e devono infatti essere anche economici: sprecare risorse significa andare nella direzione opposta di questi valori. Ecco che l'innovazione e la ricerca scientifica concorrono a migliorare la marginalità, permettendo di retribuire in modo corretto tutta la filiera e sostenere il progetto nel tempo. «Il nostro vino deve essere “incontrato”, condiviso, contestualizzato e non per forza apprezzato. Ciò che più importa è viverne l’esperienza in modo spontaneo e genuino, così che il consumatore possa essere sorpreso dall’insieme delle sensazioni che il calice trasmette: il suo gusto, il colore, l’intimo umore, il profumo, la vocazione, la storia, il genius loci e le altre indescrivibili sfumature percettive che avvicinano il mondo del vino a quello dell’arte» conclude l’ad Gian Matteo Baldi.

I vini degustati Il Pinot Nero secondo Castello di Cigognola

I vini degustati


Cuvée ‘More Brut, perfetto a tutto pasto

Il tasting, ospitato nella sala degustazione dell’elegante wine shop, situato sui pendii che dominano la pianura e sotto gli storici muri del castello di proprietà della famiglia Moratti, si apre con la Cuvée ‘More Brut, un blanc de noir con almeno 24 mesi sui lieviti, la base da cui parte tutta la produzione spumantistica dell’azienda. Si presenta al calice di un bel giallo dorato, con perlage fine e persistente. L’ingresso al naso è aperto da sentori di fiori gialli, seguiti da frutta sempre a polpa gialla, da agrumi, e infine da ricordi di lieviti, crosta di pane e brioche. La bocca è fresca e matura, coerente con l’olfatto, di buon corpo e di buona lunghezza. Un prodotto che piacevolmente accompagna un intero pasto.


L’elegante Pas Dosè

A seguire abbiamo degustato la declinazione Pas Dosè, ovviamente senza nessuna aggiunta di zucchero dopo la sboccatura. Paglierino; perlage fine e persistente. Al naso è piacevolmente ampio: emergono, in particolare, sentori di mela verde, note di tiglio e piacevoli cenni anche di miele. Al palato è elegante e di gradevolissima mineralità. Perfetto per un aperitivo.


Rosé 2013: 60 mesi sui lieviti e dosaggio alla cieca

Inevitabilmente più complesso il Rosé 2013, con 60 mesi sui lieviti e dosaggio alla cieca dopo la sboccatura.  Rosa marcato ed elegante che porta al salmone, scalfito da catenelle di bolle fini. Delicato e preciso al naso con note di piccoli frutti rossi, con ciliegie e lamponi, uniti a fiori e sensazioni fragranti. Al palato è ampio e deciso, qui le note di frutti rossi passano ad essere mature.


L’Rdm 2014: una sorpresa

Tra le sorprese c’è sicuramente l’Rdm 2014, un pas dosè entusiasmante che fa dimenticare il fatto che sia nato per “ridare vita”, ma soprattutto dignità, ad una produzione rimasta in catasta. Il tutto parte da una malolattica in bottiglia, ovviamente non dosato che riserva una piacevole nota vanigliata che fa percepire un passaggio in legno che però non c’è. Brillante nel bicchiere, ampio e piacevole al naso con note strutturate. Un prodotto che regala soddisfazioni al palato, lungo e corposo. Da accostare a piatti più complessi di pesce.


L’entusiasmante Cuvèe dell’Angelo 2013

Chiudiamo la degustazione con il prodotto più identificativo dell’azienda: la Cuvèe dell’Angelo 2013, dedicata ad Angelo Moratti, lungimirante imprenditore italiano e grande dirigente sportivo nelle vesti di presidente della grande Inter di Helenio Herrera. Che dire di questa bollicina: sicuramente è entusiasmante, fine ed estremamente elegante al naso e al palato. Frutto di 72 mesi suoi lieviti. Pieno di corpo e lungo nella persistenza, è caratterizzato da una spiccata sapidità che domina l’assaggio dal primo sorso fino alla chiusura.


 

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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