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Pantelleria, fuga dei giovani dall'isola e Zibibbo a rischio

I ragazzi lasciano la Perla Nera per la terraferma, sempre meno interessati alla coltivazione della vite. Il Comune lancia l’evento “Zibibbo è Pantelleria” partendo dallo status precario del vino liquoroso celebre in tutto il mondo

 
05 maggio 2023 | 15:48

Pantelleria, fuga dei giovani dall'isola e Zibibbo a rischio

I ragazzi lasciano la Perla Nera per la terraferma, sempre meno interessati alla coltivazione della vite. Il Comune lancia l’evento “Zibibbo è Pantelleria” partendo dallo status precario del vino liquoroso celebre in tutto il mondo

05 maggio 2023 | 15:48
 

Da Pantelleria parte un grido di allarme che rappresenta tutte quelle realtà che si stanno scontrando con il fenomeno dello spopolamento. L’isola di 80 km², a 110 km a sud ovest della Sicilia e a 65 km a nord est della Tunisia, conta circa 7.327 abitanti. Oggi il Comune di Pantelleria, guidato dal sindaco Vincenzo Campo, apre un dibattito pubblico ad ampio raggio, dal vino al territorio, dai prodotti gastronomici alla cura e gestione del distretto e alza l’attenzione sulle condizioni marginali in cui, Pantelleria, ma – spiega il primo cittadino - tutte le isole minori italiane, dall’arcipelago toscano a quelle siciliane, versano da anni, con un esodo continuo di giovani verso la terraferma.

Pantelleria: fuga dei giovani e Zibibbo a rischio

L'isola di Pantelleria

La fuga dei giovani e lo Zibibbo di Pantelleria a rischio

Abbandono e rinunce, la fuga dei ragazzi sta conducendo il territorio verso un pericoloso spopolamento nonostante le potenzialità e le risorse economiche della Perla Nera sono evidenti e – spiega Campo - in linea con gli attuali e futuri “cambi climatici e recupero spazi naturali”. «Occorre condivisione e voglia di crederci da parte dei panteschi. Il valore e la risorsa economica si concretizza se c’è difesa delle qualità d’origine, dello sviluppo coordinato del turismo, più legame terra e mare, più legame fra panteschi e residenti. Il Comune di Pantelleria lancia l’evento “Zibibbo è Pantelleria” partendo dallo status precario, difficile, vulnerabile dello Zibibbo di Pantelleria! La vite di Zibibbo (altrove denominato Moscato di Alessandria) è il vino principe di Pantelleria da secoli. Nessuno può e deve portarcelo via!». Recenti decisioni del Consorzio di tutela con la modifica e rimodifica del disciplinare Doc del 1971, fanno intravedere e temere un abbandono e una clonazione dello Zibibbo nella Doc Sicilia e Igt Terre Siciliane.

Pantelleria: fuga dei giovani e Zibibbo a rischio

Il sindaco di Pantelleria, Vincenzo Campo

Queste decisioni hanno allarmato gli ultimi 360 viticoltori puri rimasti (erano 3700 60 anni fa), unici titolari dell’Albo Doc Pantelleria e hanno sollecitato il Comune di Pantelleria a difenderli. 2500/3000 gli ettari di vigne di Zibibbo impiantate negli ultimi 10 anni sull’isola Sicilia, sono una prova.

L’evento “Zibibbo è Pantelleria”

«Non è una battaglia per il solo vitigno e vino di Zibibbo» anticipa Giampietro Comolli chiamato dal sindaco Vincenzo Campo a individuare i temi del dibattito, «è la difesa di una produzione che identifica Pantelleria nel mondo, nota e rinomata. Senza Zibibbo, senza vigne, vuol dire un abbandono di terre, di incolti, di povertà, di mancanza lavoro in una isola con 4000 dammusi (la casa tradizionale dell'isola di Pantelleria: struttura architettonica in pietra, tipicamente siciliana di derivazione arabeggiante) ristrutturati che hanno creato un naturale albergo diffuso. La presenza dell’uomo e donna pantesca sono una certezza, un presidio, previene eventi calamitosi e dolosi che negli ultimi hanno ha profondamente ferito alcuni paesaggi, mantiene e migliora il riconoscimento Unesco, controlla la raccolta e distribuzione dell’acqua piovana, salvano 400 giardini unici panteschi, 1000 km di muretti a secco per difendere colture dell’orto. Delocalizzare lo Zibibbo vuol dire incentivare un lento declino produttivo economico vitale a vantaggio di pochi imprenditori non panteschi. Non si accusa assolutamente nessuno, ma urge trovare una soluzione intelligente che blocchi la clonazione di un gioiello pantesco e si perda una bellezza paesaggistica unica».

Pantelleria: fuga dei giovani e Zibibbo a rischio

I dammusi, case tradizionali dell'isola di Pantelleria

Zibibbo Doc Pantelleria dolce passito prodotto solo da 3 cantine

Negli anni ’60-’70 del secolo scorso sull’Isola Piccola c’erano 5000 ettari vitati, quasi totalmente a Zibibbo, circa 6000 famiglie di viticoltori che vivevano del frutto enoico come uva passa e appassita destinata al consumo diretto, in piccola parte come vino “tipico” da sempre, il passito di Zibibbo. Diventato Doc Pantelleria nel 1971. La produzione era di circa 200.000 quintali di uva fresca. Oggi sono solo 357 i viticoltori puri resistenti sull’isola che coltivano solo 400 ettari di Zibibbo e sono i veri titolari della Doc e del vino Zibibbo: solo 18.000 quintali di uva Doc tutta destinata alla vinificazione dei vari vini: troppe tipologie qualcuno dice. Una produzione media di 45 q/ettaro (da 20 a 60 a seconda delle zone ed esposizione), poco più di 1 milione di bottiglie Doc, di cui il 90% per 2 sole etichettature generiche Pantelleria di Passito e Passito Liquoroso su 9 etichette.

Pantelleria: fuga dei giovani e Zibibbo a rischio

In forte calo i viticoltori sull'isola

Limitatissima oggi la produzione di bottiglie di Zibibbo Doc Pantelleria dolce passito, da sole, 3 grandi cantine su 22 aziende, imbottigliano 7300 ettolitri degli 8400 ottenuti. (dati Consorzio di Tutela). Una uva pagata solo 1,3 euro al chilo, quando potrebbe avere un valore potenziale riconosciuto di 5-7 euro al chilo; un prezzo medio della mezza bottiglia di 7-8 euro quando potrebbe avere un valore sul mercato anche 20-25 euro. Un ricavo oggi per tutti i viticoltori di 2,5 milioni di euro a vendemmia quando potrebbe invece sfiorare i 9 milioni di euro. lo stesso per le bottiglie: ad un valore all’origine di 3,3 milioni di euro e sul mercato di circa 5,9 milioni, si potrebbe realizzare un fatturato per tutte le 22 cantine, ovviamente riducendo la quantità di bottiglie, almeno di 15-18 milioni di euro. Una perdita di valore all’origine e sul mercato pagato esclusivamente dai viticoltori e piccole cantine. Oggi ci sono 4000 dammusi di residenti-villeggianti quasi fissi, personaggi e personalità molto note che sono venute a cercare un luogo di relax e a portare valore aggiunto. Da considerare anch’essi una risorsa, pronti a mettersi a disposizione della comunità.

 Pantelleria: fuga dei giovani e Zibibbo a rischio

Una panoramica di Pantelleria

Giorgio Armani e il Pnrr

Vincenzo Campo va oltre: «L’allarme vero è dato da tre numeri: i 3000 ettari di Moscato d’Alessandria ma chiamato Zibibbo, ufficialmente impiantati dal 2015 a oggi a Trapani, Agrigento, Siracusa in terra siciliana non vulcanica; un prezzo dell’uva al viticoltore pantesco che è 1/5 del suo vero valore reale paragonato ad altre uve simili; il 70-80% di commercializzazione di “vino liquoroso” e “moscato passito” alla faccia di poche migliaia di bottiglie di Zibibbo Pantelleria Doc Passito Naturale che non esiste più…! Il Comune è diventato “parte attiva e civile” in questa situazione di decrescita. Ringrazio ancora Giorgio Armani per la donazione di mezzo milione di euro. Anche i progetti già finanziati dal Pnrr toccano indirettamente l’agricoltura, l’ambiente, il rapporto aree rurali e urbane, la difesa delle culture: 25 progetti presentati, 25 già finanziati. Dal 2023 al 2026 l’Isola Piccola sarà oggetto di investimenti sociali, civili, ambientali, stradali, costieri e portuali di grande riflesso economico. Non deve mancare lo Zibibbo vero!».

Giampietro Comolli, uno dei più grandi esperti negli anni di consorzi e vini DO, allievo di Fregoni e Scienza, intende proporre una soluzione pratica, alternativa alla foglia di fico della fascetta Doc, con eguale spesa per le piccole cantine ma con una marcia in più: «Sarebbe molto utile proporre una sola etichetta, il Pantelleria Docg “Zibibbo Classico” solo Naturale Passito Dolce, cioè quello coltivato nella unica terra antichissima d’origine, obbligo imbottigliamento sulla terra vulcanica, che abbia la possibilità di essere messo sul mercato con un marchio unico “pantesco” e un costo al consumatore finale corretto, giusto, remunerativo, confacente alla qualità e alla garanzia, tracciabile e certificato con autenticità di metodo unico: i teli all’aria aperta e al sole e coperti di notte. Niente forzature, serre calde e tunnel termocondizionati».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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