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I 100 anni del Consorzio del Santa Maddalena doc, il rosso altoatesino

Cento anni dopo, questo rosso da vitigni autoctoni Schiava, e in piccola parte Lagrein, per iniziativa del suo Consorzio di tutela è stato celebrato a Roma, nella storica enoteca Trimani

di Mariella Morosi
 
06 giugno 2023 | 10:15

I 100 anni del Consorzio del Santa Maddalena doc, il rosso altoatesino

Cento anni dopo, questo rosso da vitigni autoctoni Schiava, e in piccola parte Lagrein, per iniziativa del suo Consorzio di tutela è stato celebrato a Roma, nella storica enoteca Trimani

di Mariella Morosi
06 giugno 2023 | 10:15
 

Era il 19 marzo 1923 quando nella locanda del maso Untermoser, presso Bolzano, i vitivinicoltori del Santa Maddalena si riunirono in cooperativa per tutelare e valorizzare i loro vini St. Magdalener, divenendo la prima associazione di tutela italiana di una denominazione di origine. Il consorzio di un altro grande vino, il Chianti, nacque l'anno successivo. Cento anni dopo, questo rosso da vitigni autoctoni Schiava, e in piccola parte Lagrein, per iniziativa del suo Consorzio di tutela e di Daniele Cernilli, memoria storica dell'enologia italiana, nonché Doctor Wine per la sua guida, è stato celebrato a Roma, nella storica enoteca Trimani, alla presenza di 13 produttori in rappresentanza dei 50 aderenti all'associazione.

I 100 anni del Consorzio del Santa Maddalena doc, il rosso altoatesino

Santa Maddalena doc, rosso da vitigni autoctoni Schiava, e in piccola parte Lagrein

Alla scoperta del vino Santa Maddalena

Grazie al clima caldo che si sviluppa nella conca di Bolzano e alla piccola percentuale di Lagrein presente nel vino (fino a 15 %), il Santa Maddalena risulta più intenso e pieno rispetto ad altri vini Schiava dell’Alto Adige.

Una degustazione ai banchi d'assaggio ha dimostrato le caratteristiche del Santa Maddalena Classico, secondo le differenti aree, altitudini e annate, mentre tre seminari guidati da Cernilli e da Dario Cappelloni hanno affrontato il tema del confronto tra nuove e vecchie vendemmie.

Bindi

Santa Maddalena, come evolve il vino fermentato in acciaio

L'obiettivo è stato quello di dimostrare come possano ben evolvere nel tempo questi vini fermentati in acciaio, moderni, di alta bevibilità, dai tannini in equilibrio con l'acidità, moderni e graditi soprattutto ai consumatori più giovani. Inoltre, hanno un prezzo accessibile e sono ben abbinabili a piatti leggeri e poco impegnativi. È un vino all rounder, da bere a tutto pasto o per un brindisi in compagnia.

Collina Santa Maddalena, l’enclave dei rossi in Alto Adige

In una regione piccola con l'Alto Adige ma vocata principalmente ai grandi bianchi, dal vasto assortimento varietale e ricca di denominazioni, l'areale intorno alla collina Santa Maddalena si distingue come enclave di grandi rossi come hanno dimostrato le cantine presenti a Roma che hanno portato ognuna almeno due annate. Presenti:

  • Cantina Bozen (2013-22);
  • Eberlehof (2020-22);
  • Franz Gojer-Glögglhof (2019-21);
  • Griesbauer (2018-21);
  • Kandlerhof (2016-19);
  • Larcherhof (207-22);
  • Muri-Gries (2020-22);
  • Max Thurner-Perlhof (2021-22);
  • Pfannenstielhof (2016-20);
  • Hans Rottensteiner (2016-2021);
  • Unterganzner (2017-19);
  • Untermoser (2016-21);
  • Ansitz Waldgries (2019-21).

Qui vive ancora l’antica tradizione della viticoltura familiare e molti vignaioli producono e vendono in prima persona i propri vini. Ma avanza la nuova generazione che sa valorizzare il proprio patrimonio ampelografico con un approccio aperto, trovando un equilibrio tra la conservazione dei metodi di vinificazione tradizionali e nuove interpretazioni, talvolta audaci. Ma sempre in aderenza al marchio di tutela della Doc che definisce i principali parametri per la produzione a garanzia della qualità ed effettua rigorosi controlli, in vigna e in cantina.

I 100 anni del Consorzio del Santa Maddalena doc, il rosso altoatesino

La collina Santa Maddalena si distingue come enclave di grandi rossi

Azienda agricola Unterganzner, 11 generazioni di viticoltori

A guidare il Consorzio da sei anni è Josephus Mayr, rigoroso nella gestione dell'organismo associativo. Con la sua azienda agricola Unterganzner è all'11ª generazione di vignaioli a Cardano, ad est di Bolzano, alla confluenza del Rio Ega nell'Isarco. A 21 anni ha ricevuto il testimone dal padre e ora, dopo 40 vendemmie, vuole passarlo al figlio ventottenne Josef, peraltro già al suo fianco da 5 anni. Innovatore, nei dieci ettari vitati guarda lontano e prevede l'affermazione delle varietà resistenti, i Piwi, che coltiva in biologico in una vigna sperimentare bio.

I 100 anni del Consorzio del Santa Maddalena doc, il rosso altoatesino

Secondo il disciplinare, questa denominazione può essere prodotta quasi esclusivamente con le uve Schiava

«Ma otteniamo i risultati migliori di carattere e struttura – dice - più nei bianchi che nei rossi perché è difficile trasmettere queste qualità alla Schiava o al Lagrein. Per le altre varietà è meglio la lotta integrata perché, come anche in frutticoltura, troppo rame e zolfo non fanno bene e i tanti passaggi consumano carburante». La sua sperimentazione fin dagli anni '80 si è spinta fino all'olivicoltura: ha piantato mille alberi, in totale 24 varietà. E l'agricoltura gli lascia anche spazio per la musica, passione di famiglia.

Santa Maddalena, gli esempi degli altri viticoltori

Altri esempi di imprenditoria giovane presenti all'evento romano sono stati quelli della cantina Max Thurner Perlhofh, con l'ultimo erede che da due anni vinifica per conto proprio nei cinque ettari vitati, in collaborazione con la madre. Anche Lukas Mumelter della Cantina Griesbauer che vanta 200 anni di storia, ai piedi delle colline di S. Maddalena e S. Giustina in località Rencio, è attivo da tempo, forte del diploma in enologia conseguito in Germania. Insieme ai genitori e il fratello Michaele è anche produttore di mele. Recente la costruzione di un'area di degustazione in legno. Dalla zona classica del Santa Maddalena, nel fondovalle, ha portato in degustazione due etichette, la prima classica al 100%, fresca e fruttata, e l'altra con affinamento in legno grande. «Mi piace sperimentare - dice- anche con grappoli interi, senza diraspatura, per esaltare i tannini e poi miscelare i mosti».

Forte, all'Enoteca Trimani, anche la presenza femminile. Judith Rottensteiner dell'omonima azienda fondata dal nonno Hans, attivissima in azienda e nell'Associazione delle donne del vino. «Abbiamo una storia antica che risale al 1530 – racconta - ma il nonno, come secondogenito, nel 1975 non ereditò il maso e dovette trovarsi un altro lavoro. voleva fare grandi vini e integrò alla sua poca terra il prodotto di altri contadini. Oggi i conferitori sono 45. Frammenti anche modesti, e non contigui, ma nessuna vigna, per un totale di 70 ettari, dista più di 10 km dalla cantina». Ha portato in degustazione tre Santa Maddalena diversi: una della linea classica, beverina, facile e leggera, una Vigna Premstallerhof e, l’ultima, un Santa Maddalena Classico Select , di cru della stessa vigna dai filari più bassi del maso, dove prosperano viti anche di 50-70 anni. In questa etichetta la concentrazione di Lagrein è maggiore, con un risultato elegante di frutto e tannini nobili. Anche qui c'è qualità e ricerca, ma anche ritorno al passato: si produce un Lagrein Rosato che ha una storia antica. «Fino a 40 anni - dice Judith - non c'era la tradizione di vinificarlo in rosso ma si usava per dare più colore alla Schiava. Solo negli anni 80' gli enologi hanno cominciato a interpretarlo in rosso e uno di questi era Hannes Rottensteiner il papà di mio marito».

Un approfondimento sul Santa Maddalena e sulle sue potenzialità è stato offerto da Daniele Cernilli che si è soffermato principalmente anche su altre su cantine del Consorzio come Kandlerhof, due ettari con allevamento a pergola di Schiava (Vernatsch). Il maso, di proprietà della stessa famiglia da 200 anni consecutivi, ha conseguito il titolo di "avito" nel 1993. Un virtuoso esempio di cooperazione è invece la Cantina Bozen,200 soci, nata 20 anni fa dalla fusione della Gries (1908) con la Santa Maddalena (1930).

La denominazione Santa Maddalena

Secondo il disciplinare, questa denominazione può essere prodotta quasi esclusivamente con le uve Schiava; è permessa unicamente l’aggiunta di massimo 15% di Lagrein o Pinot Nero. Per ogni ettaro coltivato è possibile produrre una quantità massima di 87,5 hl di Santa Maddalena, rispettando procedure ben definite, e viene imbottigliato esclusivamente in bottiglie da 0,75 litri e loro multipli. La produzione totale è di 1.600.000 bottiglie, in parte esportate in Germania, Svizzera, Olanda e Stati Uniti. Per celebrarne il centenario sono in programma vari eventi e anche un libro.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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