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L’Italia del vino: calici di Levante

Nella Liguria enologica non mancano le sorprese, con produttori virtuosi che hanno dedicato risorse ed energie ad elevare una viticoltura decisamente eroica e i cui vini rappresentano un’autentica esperienza

di Eros Teboni
Miglior sommelier del mondo Wsa 2018
 
08 giugno 2022 | 10:30

L’Italia del vino: calici di Levante

Nella Liguria enologica non mancano le sorprese, con produttori virtuosi che hanno dedicato risorse ed energie ad elevare una viticoltura decisamente eroica e i cui vini rappresentano un’autentica esperienza

di Eros Teboni
Miglior sommelier del mondo Wsa 2018
08 giugno 2022 | 10:30
 

I 130 chilometri di costa che dalla foce del fiume Magra in provincia de La Spezia, lambiscono i rioni a est di Genova, delimitando la Riviera Ligure di Levante, si caratterizzano per un affascinante litorale scosceso e frastagliato, cantato nelle liriche di poeti e scrittori, tanto che il tratto da Porto Venere a Lerici, nel 1910 verrà ribattezzato da Sem Benelli “Golfo dei poeti”. A San Terenzo (Lerici), nel 1822 vissero Mary Shelley, giovanissima autrice del romanzo gotico Frankenstein, e Percy Bysshe Shelley, poeta e filosofo inglese. Sempre in quell’anno vi soggiornò il poeta Lord Byron, protagonista di una celeberrima traversata a nuoto, da Lerici a Porto Venere. Scorci impagabili che ispirarono il Petrarca, David Herbert Lawrence, George Sand, Emma Orczy, Gabriele D’Annunzio, Filippo Tommaso Marinetti e ancora Mario Soldati, Eugenio Montale, Virginia Woolf.

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Ma anche l’enogastronomia è altrettanto densa di storia e ricca di spunti interessanti in questo tratto di costa che si affaccia sul mar Ligure. Ricette tradizionali dai nomi impenetrabili, che affondano nei secoli la loro genesi, ci rivelano una cucina non solo a base di pesce come si potrebbe immaginare. E allora ecco il Gattafuin o Gattafin, un raviolone ripieno di verdure e ricotta, da friggere in olio bollente, preparato per i cavatori di pietra; o la Mes-ciùa, che significa “mescolata”, una zuppa povera, cucinata con ciò che c’era in casa o si riusciva a rimediare al porto (fagioli cannellini, ceci e grano saraceno); i Muscoli ripieni (cozze); i Pansoti (ravioli) alla borraggine con salsa di noci; la Prescinsêua (una cagliata vaccina dal sapore acido); e naturalmente la golosa Focaccia di Recco.

Anche sul fronte enologico non mancano le sorprese con produttori virtuosi che hanno dedicato risorse ed energie ad elevare una viticoltura decisamente eroica. Reperti archeologici testimoniano una tradizione longeva che risale all’Età del bronzo e tracce di commercio del vino ci portano al 2400 a.C. con menzioni da parte di Plinio il Vecchio che indicano un’area decisamente vocata ma che ha sempre dovuto fare i conti con gli elementi della natura: «In Liguria e in parte dell’Etruria è considerato un errore piantare le viti contro tramontana, ma allo stesso tempo è considerato un buon metodo ricevere questo vento di traverso; infatti esso tempera in quei luoghi la calura estiva, anche se soffia per lo più con tale violenza da scoperchiare i tetti delle case».

La concentrazione salina, che si deposita nei terreni grazie alla brezza che soffia dal mare, influisce sul sapore dei vini, mentre i vigneti che sorgono sui tipici terrazzamenti vengono protetti dai muretti a secco che riflettono il sole e sono utili al contenimento. Per secoli il vino è stato considerato un alimento e ha accompagnato la vita degli abitanti di questa regione, mentre oggi si fa strada una nuova consapevolezza e vi sono vignaioli assolutamente da conoscere i cui vini rappresentano un’autentica esperienza. Ed ecco tre vini che mi sono piaciuti particolarmente e voglio condividere con voi.

 

Cinque Terre Bianco di Forlini Cappellini

Varietà: Vermentino, Bosco e Albarola
Forma di allevamento: Guyot
Prezzo medio: 30 euro
Abbinamento consigliato: antipasti caldi di pesce, linguine alle vongole, formaggi freschi

“Spaghettone aglio e olio, maruzzielli, anemoni e ricci di mare” di Paolo Gramaglia £$L’Italia del vino:$£ calici di Levante

“Spaghettone aglio e olio, maruzzielli, anemoni e ricci di mare” di Paolo Gramaglia

A Manarola, frazione di Riomaggiore (Sp) nel cuore delle Cinque Terre, una realtà a carattere familiare nata nel 1988 e guidata da Alberto Cappellini e Germana Forlini, insieme al figlio Giacomo. Le impervie condizioni orografiche del terreno, con pendenze che arrivano al 90%, si combattono ogni giorno con terrazzamenti, muretti a secco, un importante lavoro manuale e tanta dedizione. Uno dei due vini dell’azienda che abbiamo assaggiato, il Cinque Terre bianco, si origina su suoli sabbiosi, permeabili e non molto profondi, con scarsità d’acqua. Vermentino, Bosco e Albarola sono i vitigni autoctoni che prolificano tra i 200 e i 300 m e che compongono l’accurato assemblaggio. Un vino fresco, profumato, con note floreali e sentori di mela, cedro, arancio, mentre al palato il sorso conserva aromaticità, mineralità, freschezza, sapidità, insieme a una godevole lunghezza che contribuisce a una coinvolgente e piacevole beva.

 

Cinque Terre Sciacchetrà Riserva 2017 di Tenute Possa

Varietà: Bosco, Rossese bianco
Forma di allevamento: Pergola bassa e filare
Prezzo medio: 68 euro
Abbinamento consigliato: crostate di frutta fresca, creme caramel, plum-cake

“Latte in piedi al rosmarino con crema all’olio di oliva” di Elia Grillotti £$L’Italia del vino:$£ calici di Levante

“Latte in piedi al rosmarino con crema all’olio di oliva” di Elia Grillotti

La complessità di coltivare sui pendii scoscesi delle Cinque Terre, non impedisce ad alcuni tenaci produttori di esprimere vini di questa grandezza. Un vino passito dolce e liquoroso che nasce a Possaitara, nel comune di Riomaggiore, nella cantina aperta nel 2004 da Samuele Heydi Bonanini, per essere accudito come un bambino fino al completamento del ciclo produttivo. Le uve vengono lasciate ad appassire nei solai, dopo averle sgranate a mano, acino per acino, dando seguito alla pressatura con i piedi, alla fermentazione spontanea e a 28 giorni di macerazione sulle bucce. La conclusione è affidata a 3 anni di affinamento in barrique di pero e ciliegio, con assemblaggio e decantazione statica in acciaio. Il risultato è un soave nettare dal colore giallo ambrato e dai riflessi dorati intensi, che al naso è etereo ed esprime aromi floreali, lievito, crosta di pane, caramello, frutta candita, zafferano, albicocca. Al palato una dolcezza armonica, bilanciata da freschezza e acidità, contribuisce a un sorso, denso, leggermente sapido, cremoso, coinvolgente, con impercettibili note iodate, una fitta trama aromatica e un finale decisamente lungo e persistente.

 

Bamboo Road di Stefano Legnani

Varietà: Trebbiano, Malvasia di Candia, Malvasia toscana, Albana e Vermentino
Forma di allevamento: Guyot
Prezzo medio: 23 euro
Abbinamento consigliato: erbazzone reggiano, catalana di pesce, brodetto

“Spiedino di astice, mozzarella di bufala, bellini e raviolo di ananas con cuore di barbabietola alla vaniglia” di Ernesto Iaccarino £$L’Italia del vino:$£ calici di Levante

“Spiedino di astice, mozzarella di bufala, bellini e raviolo di ananas con cuore di barbabietola alla vaniglia” di Ernesto Iaccarino

Un assicuratore divenuto vignaiolo per passione, con il pallino della naturalità che in pochi anni in località Badia, vicino a Sarzana (Sp), ha saputo affermarsi nel mondo biodinamico facendo quello che sognava di fare. I suoi vini raccontano di preziosi consigli lasciati in dote dai viticoltori locali, di un confronto continuo con i colleghi più virtuosi e di relazioni proficue con il mondo della ristorazione, ma anche di un’affezione al territorio non comune. Nella sua azienda che conduce insieme a Monica Faridone sono al bando pesticidi e sostanze chimiche, si impiegano siepi, cippato, fiori ed erbe per favorire la biodiversità, si selezionano con grande cura i grappoli, si vendemmia tardivamente e si mettono in campo macerazioni, ma solo una volta assaggiata l’uva e il mosto. Bamboo Road, il cui nome fa riferimento al canneto che circonda il vigneto è il vino che abbiamo assaggiato. Al naso frutta matura, bergamotto, lime, fiori e note minerali. Al palato secco, sapido, di buona acidità e freschezza, materico, espressivo, con una notevole persistenza finale.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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