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L’Italia del vino: tre grandi Sfursat della Valtellina

Lo Sforzato si ricava quasi esclusivamente da uve Nebbiolo ed è il primo rosso passito secco italiano ad aver ottenuto la Docg. Tra i vini d’eccellenza di questa zona troviamo quelli di Nino Negri, Rainoldi e Sandro Fay

di Eros Teboni
Miglior sommelier del mondo Wsa 2018
 
13 maggio 2022 | 08:30

L’Italia del vino: tre grandi Sfursat della Valtellina

Lo Sforzato si ricava quasi esclusivamente da uve Nebbiolo ed è il primo rosso passito secco italiano ad aver ottenuto la Docg. Tra i vini d’eccellenza di questa zona troviamo quelli di Nino Negri, Rainoldi e Sandro Fay

di Eros Teboni
Miglior sommelier del mondo Wsa 2018
13 maggio 2022 | 08:30
 

Per scoprire la Valtellina in tutta la sua bellezza il viaggiatore non ha che l’imbarazzo della scelta. Rilassanti passeggiate nei boschi, impegnativi trekking, sport all’aria aperta e naturalmente il celeberrimo Trenino Rosso del Bernina, che da Tirano arriva a Sant Moritz ed è la tratta ferroviaria più elevata delle Alpi, percorribile tutto l’anno. Ma non solo: in val Tartano si può percorrere a piedi il ponte tibetano più alto d’Europa, con i suoi 234 metri di lunghezza e 140 di altezza, per godere di una vista panoramica senza eguali che spazia fino al lago di Como, insieme a tanti piccoli borghi rimasti ancora intatti, come Teglio, Grosio, Gerola Alta, Piuro, sede di importanti ritrovamenti archeologici, e alcuni raggiungibili solo a piedi come Savogno e Codera. La gastronomia, opulenta e local, si distingue per i pizzoccheri - preparati con farina di grano saraceno, verze, patate, burro e formaggio Casera - ma anche per la sopraffina bresaola e per gli sciatt, una golosa frittella al formaggio tipica.

£$L’Italia del vino:$£ tre grandi Sfursat della Valtellina

Tra le sue punte di eccellenza senz’altro la viticoltura, che risale ai romani e si è perfezionata con le prime comunità monastiche, in quella che oggi rappresenta la più grande area viticola terrazzata di montagna della penisola. Circa 734 ettari di vigneti per lo più eroici, ubicati sul versante retico della montagna, caratterizzati da oltre 2.500 km di scenografici muretti a secco, ritenuti un’arte da salvare e proclamati nel 2018 Patrimonio immateriale dell’umanità, che totalizzano una produzione di oltre 300mila bottiglie. Impareggiabile lo Sfursat (Sforzato), vino che si ricava quasi esclusivamente dal Nebbiolo ed è il primo rosso passito secco italiano ad aver ottenuto la Docg. Il nome Sfursat, la cui prima menzione viene attribuita a Ortensio Lando (XVI secolo d.C.), si deve alla maturazione forzata appunto, perché possa compiersi secondo tradizione l’appassimento delle uve, lasciando i grappoli migliori sui graticci nei “fruttai” per tre mesi. Una volta che le uve avranno perso circa il 40% del loro peso, verranno pigiate ottenendo il mosto e dando il via alla vinificazione e al conseguente affinamento in legno e bottiglia per oltre 20 mesi.

Sforzato di Valtellina Docg “5 Stelle” Nino Negri

Varietà: Chiavennasca (Nebbiolo)
Forma di allevamento: guyot
Prezzo medio: 60 euro
Abbinamento consigliato: selvaggina, brasati e formaggi stagionati

“Carrè di cinghiale alla griglia, salsa alla senape e spuma di polenta” di Gian Marco Stefani £$L’Italia del vino:$£ tre grandi Sfursat della Valtellina

“Carrè di cinghiale alla griglia, salsa alla senape e spuma di polenta” di Gian Marco Stefani

È una delle cantine che hanno fatto la storia dello Sfursat, fondata da Nino Negri a Chiuro (So) nel 1897, in un maniero eretto nella prima metà del ‘400 da Filippo Visconti, come magione del condottiero valtellinese Stefano Quadrio, governatore della regione. Nel 1927 sarà Carluccio Negri a proseguire nel lavoro del padre imprimendo una svolta che nel 1956 porterà a creare il primo Sfursat come lo conosciamo. Sul finire degli anni ‘60, l’impresa verrà ceduta alla società svizzera Winefood e dal 1971 si avvarrà del giovanissimo e talentuoso enologo trentino Casimiro Maule, figura che diverrà un riferimento per l’intera enologia valtellinese e nel 2007 verrà premiato come Enologo dell’anno, mentre nel 1986 l’azienda viene acquisita dal Gruppo Italiano Vini, con cui giungeranno ulteriori riconoscimenti internazionali. 31 ettari vitati di proprietà, di cui 11 reimpiantati, le cantine scavate nella roccia, 1.500 barriques nuove di rovere francese e americano, per circa 23 etichette e 850mila bottiglie, frutto della competenza tecnica del manager ed enologo Danilo Drocco, grande conoscitore dell’universo Nebbiolo, in forza alla Nino Negri dal 2018. All’assaggio sprigiona un ampio spettro olfattivo che spazia dalla marasca sur matura, al lampone, al mirtillo, fino al tabacco, al legno di cedro, al cuoio. Mentre al palato è fresco, avvolgente, intenso profondo, persistente, lungo, con note di mora e spezie.

 

Sforzato di Valtellina Docg “Fruttaio Ca’ Rizzieri” Rainoldi

Varietà: Chiavennasca (Nebbiolo)
Forma di allevamento: controspalliera
Prezzo medio: 48 euro
Abbinamento consigliato: arrosti, polenta taragna, formaggio Bitto

“Ossobuco” di Errico Recanati £$L’Italia del vino:$£ tre grandi Sfursat della Valtellina

“Ossobuco” di Errico Recanati

Una realtà vitivinicola a carattere familiare fondata nel 1925 da Aldo Rainoldi, che ha saputo affermarsi nella produzione di uno dei più interessanti Sfursat della regione, impiegando con rigore, l’ancestrale metodo produttivo nato ai primi del XVII secolo. Un vino di pregio, realizzato intorno alla metà degli anni ‘90 e prodotto solo nelle migliori annate, esclusivamente con uve selezionate 100% Nebbiolo. Si origina su terreni collinari a 500 metri di altezza, ritardando la vendemmia, che avviene i primi dieci giorni di ottobre, lasciando per novanta giorni le uve raccolte in piccole cassette ad appassire nei fruttai. Alla concentrazione degli zuccheri, ottenuta con l’appassimento, seguiranno 18 mesi di affinamento in piccoli fusti di rovere. Al naso intenso, con note di frutta sciroppata, spezie e sentori di cacao, caramello, nocciola tostata e uva sultanina. Al palato grande personalità, finezza e rotondità, un sorso di grande austerità, equilibrio, con finale possente e lunghissimo.

 

Sforzato di Valtellina Docg “Ronco del Picchio” Sandro Fay

Varietà: Chiavennasca (Nebbiolo)
Forma di allevamento: guyot
Prezzo medio: 48 euro
Abbinamento consigliato: gnocchetti di Chiavenna, carni rosse ben frollate, formaggio di capra stagionato

“Ragù di anatra, bocconcini di patate e tartufo nero” di Cristina Cerbi (foto: Ivano Zinelli) £$L’Italia del vino:$£ tre grandi Sfursat della Valtellina

“Ragù di anatra, bocconcini di patate e tartufo nero” di Cristina Cerbi (foto: Ivano Zinelli)

15 ettari coltivati in regime di agricoltura integrata, con una particolare attenzione alla sostenibilità, costituiscono la realtà vitivinicola familiare iniziata nel 1973 da Sandro Fay, a cui nel 1998 si sono uniti i figli Marco ed Elena. I vigneti, su terreni in prevalenza sabbiosi, privi di argilla e calcare, si estendono in particolare nella fertile sottozona Valgella, un termine gergale che indica la presenza di torrenti, ed è una delle cinque aree della denominazione Valtellina Superiore Docg. I 2,5 ettari terrazzati posti a ridosso del bosco di Ronco del Picchio, che dà il nome al vino, a 750 metri nel comune di Teglio, destinati al Vigneto San Gervasio e alla produzione dell’eccellente Sfursat, sono il frutto di 4 anni di sperimentazione sull’appassimento a quote considerevoli. Al naso profondo, caldo, avvolgente, morbido, con una trama tannica vellutata ed elegante, note di spezie, liquerizia, frutti rossi maturi e un finale sapido, complesso e persistente. Una bottiglia di pregio da lasciar riposare in cantina anche oltre 7 anni.

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