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Chianti, da 300 anni un territorio vocato alla produzione di vino

Sono trascorsi tre secoli da quando il Granduca di Toscana per la prima volta legittimò il rapporto tra un’area geografica (Chianti Classico, Pomino/Chianti Rùfina, Carmignano, Valdarno di Sopra) e uno specifico prodotto

di Guido Ricciarelli
 
01 ottobre 2016 | 16:39

Chianti, da 300 anni un territorio vocato alla produzione di vino

Sono trascorsi tre secoli da quando il Granduca di Toscana per la prima volta legittimò il rapporto tra un’area geografica (Chianti Classico, Pomino/Chianti Rùfina, Carmignano, Valdarno di Sopra) e uno specifico prodotto

di Guido Ricciarelli
01 ottobre 2016 | 16:39
 

Il 24 settembre del 1716 il Granduca di Toscana Cosimo III indicava come zona particolarmente vocata alla produzione di vino di qualità le aree corrispondenti agli attuali Chianti Classico, Pomino/Chianti Rùfina, Carmignano e Valdarno di Sopra. Era la prima volta nella storia che un atto pubblico legittimava il rapporto tra un’area geografica e uno specifico prodotto, oggi come ieri capace di rappresentare una delle più belle espressioni del Made in Italy nel mondo.

Chianti, da 300 anni un territorio  vocato alla produzione di vino

Firenze ha ospitato la celebrazione dei 300 anni di questa ricorrenza con una giornata memorabile, aperta da un talk show nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, in cui sono intervenuti i presidenti dei quattro Consorzi di tutela con la moderazione di Nicola Porro. A saldare i bandi di Cosimo III dei Medici con la wine economy dei nostri tempi hanno contribuito anche figure come Zeffiro Ciuffoletti dell’Accademia dei Georgofili, Barbara Philip, Master of wine e category manager BC Liquor Stores, Jeff Porter, beverage director Gruppo Bastianich US, Manfredi Minutelli, business development manager Alibaba, e Lorenzo Bini Smaghi, presidente ChiantiBanca.

Legittimo l’orgoglio con il quale Sergio Zingarelli (Chianti Classico), Fabrizio Pratesi (Carmignano), Federico Giuntini Antinori (Pomino/Chianti Rùfina) e Luca Sanjust (Valdarno di Sopra) hanno ripercorso le tappe dello sviluppo produttivo dei rispettivi territori. Adesso si tratta di intensificare ulteriormente gli sforzi per un innalzamento qualitativo generale che faccia ancor più percepire il cuore della Toscana come luogo di eccellenze.

Prezioso il focus operato nel dibattito pomeridiano all’Opera di Firenze, in cui sono emerse con chiarezza le strategie in atto da parte del Consorzio Vino Chianti Classico. Iniziative come la candidatura del Chianti a Patrimonio dell’Umanità e la Costituzione del Distretto Rurale del Chianti vanno nella direzione giusta, come ha sottolineato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina nel suo videomessaggio registrato, mentre l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi non ha mancato di spronare i produttori del Gallo Nero a giocare di squadra.

A Sergio Zingarelli il compito di fare sintesi mettendo in gioco il suo secondo mandato consortile per esaltare le diverse anime locali al servizio di questo obbiettivo. Intanto i numeri sembrano dar ragione al Chianti Classico, protagonista con i suoi quasi 300 milioni di euro del sorpasso operato dalla Toscana rispetto al Piemonte nel valore delle esportazioni. E l’annuncio di un accordo con il Comité du Vin de Champagne per progetti comuni sui mercati internazionali guarda al futuro con la necessaria innovazione.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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