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Un viaggio storico e affascinante alla scoperta dei vini australiani

A conclusione di un entusiasmante 2024, Onav Catania ha proposto ai numerosi associati una interessante masterclass sulle produzioni del lontano e ancestrale Paese oceanico

 
01 gennaio 2025 | 11:30

Un viaggio storico e affascinante alla scoperta dei vini australiani

A conclusione di un entusiasmante 2024, Onav Catania ha proposto ai numerosi associati una interessante masterclass sulle produzioni del lontano e ancestrale Paese oceanico

01 gennaio 2025 | 11:30
 

Un racconto affascinante, e a tratti intrigante, di una terra lontana, antica e ancestrale come l'Australia, attraverso la produzione dei suoi vini. Questo ha rappresentato l'ultima importante degustazione con cui, nelle scorse sere, Onav Catania ha concluso il suo ciclo di masterclass e incontri di un appassionante 2024, ricco di appuntamenti didattici e conviviali. Relatore d'eccezione è stato il direttore nazionale Onav, Francesco Iacono, profondo conoscitore della terra australiana, che nella storica sede della Cappella Bonajuto a Catania, ha catturato l'attenzione dei numerosi assaggiatori di vino, accorsi all'originale incontro. Iacono è stato presentato al pubblico etneo dal delegato di Onav Catania e consigliere nazionale, Danilo Trapanotto.

Un viaggio storico e affascinante alla scoperta dei vini australiani

Francesco Iacono ha raccontato l'Australia del vino

La masterclass "L'Australia nel bicchiere" con Francesco Iacono

“L'Australia nel bicchiere: un viaggio attraverso il vino”, questo il titolo della masterclass, che non ha certo deluso gli associati, tutt'altro! Il racconto enoico, infatti, si è saldamente intrecciato con i capitoli storici, culturali e antropologici di una terra così lontana da noi europei, eppure così legata anche alla nostra storia. Magistralmente narrata da Francesco Iacono, la storia ha evidenziato gli alti e bassi di una società e del suo approccio al vino, non solo sotto gli aspetti della produzione, ma anche dal punto di vista psicologico e sociologico. Sono stati approfonditi aspetti come l'interesse sempre crescente per il vino, l'approccio dei giovani tra il mondo della birra e quello della vite, lo sguardo attento verso le produzioni mondiali, a cominciare da quelle europee, come Francia e Italia, ed un'economia sicuramente florida, ma che ha comunque risentito, come per il resto del mondo, di eventi globali come la pandemia da Covid e il cambiamento climatico.

Un viaggio storico e affascinante alla scoperta dei vini australiani

Danilo Trapanotto e Francesco Iacono

Così il direttore Iacono (che laggiù ha trascorso almeno una decina d'anni per lavoro proprio nel mondo vitivinicolo!), tra interessanti numeri, grafici e percentuali, non ha dimenticato di narrare anche degli aspetti antropologici e culturali di questa terra, dove anche il tempo sembra avere un ritmo diverso rispetto al resto del mondo. Ed è proprio qui che si producono etichette oggi molto interessanti, che hanno fatto abbandonare all'Australia l'immagine di un Paese produttore di vini troppo forti, slegati da concetti come eleganza, morbidezza, armonia tanto cari invece agli europei, per fare di esso un nuovo competitor e un Paese moderno a cui guardare con una certa attenzione. Oggi, infatti, il Paese oceanico giunge alle cronache enoiche per il suo Semillon della Hunter Valley, per il suo Shiraz della Barossa Valley e per altre produzioni interessanti, come il suo Sauvignon, il suo Cabernet, il suo Merlot. Certo, aiutato in questo dalle profonde conoscenze che proprio numerosi europei hanno portato fin laggiù e che oggi lo rendono un Paese più moderno anche sotto questo aspetto.

La degustazione di vini australiani con Onav Catania

L'Australia, con i suoi 26 milioni di abitanti ed i suoi 16 milioni di potenziali consumatori di vino, è considerata oggi la 12esina economia del pianeta, con un regime fiscale piuttosto favorevole. Sul fronte della produzione vitivinicola, solo il 40% è consumato nel mercato interno, mentre il restante 60% è destinato all'export, con circa 750 milioni di ettolitri esportati. La birra continua a dominare l'interesse della maggior parte della popolazione, ma i consumatori australiani si sono abituati al consumo di vini più pregiati, incidendo di molto nei cambiamenti di produzione e nell'approccio culturale al vino. La maggior parte della produzione di vino in Australia avviene soprattutto nella zona meridionale.

Un viaggio storico e affascinante alla scoperta dei vini australiani

I vini australiani degustati a Catania

Tra le zone interessate dai grandi numeri e dalle produzioni intense ci sono, tra le altre, Hunter Valley, Yarra Valley, Mac Laren Vale, Barossa Valley, Coonawarra, Margaret River, che sono stati i territori proposti durante la masterclass attraverso la degustazione di alcune interessanti etichette.

  • Dal racconto, infatti, si è poi passati alla degustazione vera e propria, inaugurata al calice con un Semillon di Tyrrell's. Annata 2023, prodotta in purezza da uno dei vigneti più antichi del territorio, di circa 40 anni. Le uve sono vendemmiate in anticipo e la vinificazione avviene in acciaio. Molto interessante, al naso, il richiamo a note tropicali e frutti a polpa bianca. La nota sapida ha svelato in bocca anche una buona acidità, suadente, non aggressiva.
  • Il secondo vino proposto è stato il Jauma Thousand Fires, da Chenin Blanc e Arneis, del 2021. Considerato un pioniere del vino naturale, il produttore ha dato vita a questo vino poco penetrabile, con note ossidative, che hanno ricordato frutti come la mela. Un vino che nasce proprio per essere così: prendere o lasciare, amarlo o odiarlo, al consumatore la scelta.
  • Il terzo vino è stato un 100% Pinot Noir, Cathedral 2021, di William Downie. Un vino considerato già iconico, per un produttore che è visto come il punto di riferimento della produzione di Pinot Noir in Australia. Il suo rosso rubino brillante ha ricordato le nuances cromatiche del cerasuolo, mentre al naso ha svelato leggere note di lampone, poi sensazioni balsamiche e, in bocca, un tannino vibrante, quasi croccante, che ha riportato alla nostra memoria produzioni molto europee, come un Alto Adige, ad esempio. 
  • Il quarto vino in degustazione è stato Anaperenna, da Shiraz e Cabernet Sauvignon del 2020, di Glaetzer. Una produzione che avviene da due vigneti separati, con vendemmie separate, una fermentazione tradizionale e affinamento in barrique francesi e quercia rossa americana, per 12 mesi. Un rosso intenso, impenetrabile, svela tutto il carattere di questo vino elegante, con note balsamiche al naso ed in bocca note suadenti ed una bella lunghezza e persistenza. Molto delicata la presenza del legno, che fa dimenticare il concetto ormai abbandonato di vini australiani opulenti. Le spezie e il pepe ricordati dallo Shiraz lo arricchiscono ancora di più.
  • Il quinto vino degustato è stato un Cabernet Sauvignon in purezza, annata 2016, Handpicked Wines. Si tratta, come dalla dicitura, di uve raccolte interamente a mano, svelando la filosofia dei produttori. Un vino sottile ed elegante, con note di peperone, un tannino abbastanza vellutato, note balsamiche, di sottobosco, muschio, terra bagnata. Una maturità molto apprezzata dagli assaggiatori in sala.
  • Il sesto e ultimo vino, infine, è stato il Margaret River 2018, Woodlands, da Cabernet Sauvignon, Malbec, Merlot e Cabernet Franc. Qui l'intensità dei vini australiani si fa nuovamente sentire, attraverso quel rosso purpureo e vermiglio. Una nota pepata, cui si aggiunge una struttura di carattere e rotondità. La finezza è data anche dalla matrice vegetale, con una ricchezza in bocca non invadente, anzi vellutata, quasi a ricercare la perfezione nella produzione di questo vino, con ancora una concezione quasi teutonica dell'enologia, con richiami alle produzioni altoatesine.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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