L’Abruzzo perde una delle sue personalità più riconosciute nel mondo del vino. Luigi Cataldi Madonna, 69 anni, si è spento l’8 dicembre nella sua Ofena. Produttore, docente universitario e uomo di cultura, ha rappresentato una voce fuori dal coro, capace di orientare il dibattito enologico italiano attraverso idee e scelte che hanno spesso anticipato il mercato. Da tempo alle prese con una malattia che ne aveva ridotto la presenza pubblica, ha continuato fino agli ultimi mesi a confrontarsi sul vino con lucidità e spirito critico. La sua scomparsa lascia un vuoto non solo produttivo, ma culturale, come riconosciuto da chi lo ha frequentato: «disegnatore di traiettorie», capace di vedere ciò che sarebbe diventato importante quando ancora non era percepito.

Luigi Cataldi Madonna si è spento a 69 anni
L’eredità di una famiglia radicata a Ofena
La storia della cantina Cataldi Madonna affonda nel 1920, con il nonno Luigi, prosegue con il padre Antonio e si rinnova con l'ingresso di Luigi negli anni Novanta. Il suo approccio ha coniugato radicamento territoriale e innovazione, valorizzando il microclima unico di Ofena (Aq), che definiva «un forno sotto un frigorifero» per descrivere l’escursione termica determinante per la qualità delle uve. Sotto la sua guida la produzione ha raggiunto le 230 mila bottiglie, mantenendo coerenza stilistica e identitaria. Non a caso sulle etichette ha spesso scelto il Guerriero di Capestrano, simbolo di un Abruzzo antico e orgoglioso.

L'azienda Cataldi Madonna ha sedde a Ofena
Le idee che hanno anticipato le tendenze
La capacità di leggere il futuro del vino è uno dei tratti che più lo hanno definito. Tra i suoi contributi più noti:
- Il Pecorino: quando lo inserì in etichetta negli anni Novanta era quasi sconosciuto. La sua intuizione ha contribuito alla rinascita del vitigno, oggi identitario per l’Abruzzo.
- Il Cerasuolo e i vini rosa: mentre il rosato italiano era marginale, produceva già il Piè delle Vigne e il più immediato Cataldino, anticipando l’attuale centralità del comparto.
- Stile produttivo essenziale: scelte come l’alleggerimento del Malandrino rispondevano alla sua convinzione che «il vino deve essere bevuto a tavola, deve invitare a finire la bottiglia».
Non amava i proclami, preferiva che fossero i vini a parlare. Eppure le sue riflessioni hanno influenzato generazioni di produttori: «Per fare un vino bisogna prima pensare… senza un pensiero non si può fare un vino».
Il professore: vino, cultura e pensiero critico
Accanto al vignaiolo c’era l’intellettuale. Per anni docente di Storia della Filosofia all’Università dell’Aquila, era chiamato da molti «il professore». Il suo approccio univa rigore accademico e ironia, con discussioni che spaziavano dall’enologia alla filosofia antica. Insieme alla figlia Giulia, oggi alla guida dell’azienda, ha scritto un libro sul vino rosa nato dalla tesi di lei, nel quale reinterpretava con tono ironico la storia del vino ipotizzando che il rosa precedesse il rosso.

Giulia Cataldi Madonna
Dal 2019 Giulia Cataldi Madonna rappresenta la quarta generazione della famiglia. Ha riaperto il palazzo di famiglia nel centro di Ofena, rilanciato l’enoturismo e avviato un percorso di rinnovamento produttivo. Dopo la scomparsa del padre ha scritto: «Papà resta vivo in tutte le cose che ha insegnato. Ognuno di noi, attraverso quegli insegnamenti, lo farà rivivere».
Località Madonna del Piano 67025 Ofena (Aq)