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Agricoltori e ristoratori, l’alleanza vincente per l’enogastronomia italiana

Alberto Lupini
di Alberto Lupini
direttore
13 aprile 2015 | 15:58

La prudenza è più che mai d’obbligo. E pure l’uso del condizionale. Ma stavolta ci sentiamo un po’ ottimisti. E più motivati. Un’intesa reale fra produttori e ristoratori, che dia forza e valore aggiunto a tutta la filiera agroalimentare italiana, potrebbe non essere più così difficile da raggiungere. Quello che è da sempre il progetto editoriale di “Italia a Tavola” e l’obiettivo per cui ci battiamo da tempo, sembra coincidere oggi con gli auspici del Governo e con le aspirazioni di alcuni dei più importanti rappresentanti di questo mondo, Fipe-ConfCommercio e Coldiretti in primo piano.

Sarà il martellare sui temi dell’Expo. Come pure l’obiettiva necessità di trovare nuove ricette per uscire dalla crisi avviando un ciclo di sviluppo virtuoso, per sua natura green (verde e pulito). Fatto sta che molte incomprensioni e barriere stanno cadendo e fra ristoratori e produttori agricoli si potrebbero stipulare patti di collaborazione a livello di sistema che vadano oltre le proficue intese da tempo in atto a livello di singole realtà. Così come oggi un ristorante si rifornisce per le materie prime da coltivatori fidati (indicandoli magari in menu in nome della tracciabilità), ugualmente potrebbe avvenire in modo organizzato a livello più ampio e di sistema. I ristoranti dovrebbe diventare i garanti e promotori della qualità dei prodotti del territorio e i produttori dovrebbero a loro volta testimoniare e garantire delle scelte fatte dai ristoratori. Il tutto a vantaggio dei consumatori che potrebbero trovare importanti aiuti nelle loro scelte.

L’idea è quella di un sistema di valori e di mutuo riconoscimento in cui i diversi soggetti della filiera agroalimentare finalmente agiscono per obiettivi e interessi comuni, coinvolgendo la maggior parte degli operatori del settore con obiettivi la qualità e l’utilizzo di prodotti garantiti. Un modo, in sostanza, per dare concretezza e forza ad uno stile italiano che vale anche per l’alimentazione e che vede nelle piccole e medie imprese i suoi soggetti. Un modo per accomunare tutti attorno all’obiettivo di valorizzare la tavola, che nei consumi per circa un terzo si riferisce al fuori casa.

Una disponibilità senza se e senza ma a confrontarsi su questo tema è emersa concretamente nel nostro talk show di sabato a Firenze su “Dalla terra alla tavola - Lo stile italiano è Doc”. Due pezzi da novanta del settore, come il presidente della Fipe, Lino Stoppani, e il vicepresidente della Coldiretti, Ettore Prandini, si sono detti entrambi pronti a questa sfida esplicitamente sollecitata dal Ministro Maurizio Martina, che ha invitato gli interlocutori ad un salto di qualità nel loro rapporto. E il dialogo che si è avviato (pur essendosi conosciuti solo in quest’occasione) è stato positivo e ricco di punti comuni. Compresa la necessità di mettere ordine in un mondo che vede troppi protagonisti della somministrazione del cibo, che a volte sfruttano margini di ambiguità nelle norme e lavorano in modo scorretto. Pensiamo ai troppi falsi agriturismi o alle troppe sagre tarocche.

Certo non è facile passare dai progetti ai fatti, ma dopo Firenze qualcosa potrebbe muoversi. Per noi di Italia a Tavola è una sfida fondamentale in cui speriamo di portare ancora un contributo. Da sempre impegnati a cercare di fare squadra e coinvolgere soggetti abituati a stare troppo divisi e distanti fra loro (pensiamo ai barman e ai grandi cuochi che abbiamo riunito nella nostra festa con stilisti e design, tutti all’insegna della creatività), è un modo di dare valore vero a tutto il Made in Italy a Tavola.

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