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É tempo di pulizia nell'agroalimentare

Alberto Lupini
di Alberto Lupini
direttore
17 agosto 2015 | 10:49

L'ennesima denuncia fatta dai giorni scorsi dalla Coldiretti riguardo al mercato dei tarocchi alimentari è di quelle che dovrebbero scatenare reazioni immediate da parte dei politici. Complici il Ferragosto, le polemiche dei senatori che non vogliono farsi rottamare da Renzi o l'eccesso di notizie inutili sul cibo da Expo, tutto sembra scivolare ancora una volta nel dimenticatoio. Eppure la lotta ai falsi e alle contraffazioni a tavola è una delle priorità di un Paese che non può non puntare sulla filiera agroalimentare se vuole tentare di avviare una nuova stagione di sviluppo che poggi sulla Green economy e il turismo. Tanto più dopo che da Merloni a Ilva, fino a Italcementi, l’Italia perde sempre più pezzi di quello che sulla carta era il secondo sistema produttivo in Europa.

Ma per fare del cibo un'occasione di sviluppo virtuoso (capace secondo molti esperti di portarci almeno 10 punti di Pil in pochi anni) l'Italia deve fare un deciso salto di qualità. Troppe volte abbiamo scritto di questi temi e troppe volte abbiamo sentito impegni e proclami dei politici. Ora servono norme drastiche, che diano certezze ai consumatori sulla qualità e la tracciabilità, e al tempo stesso certezze sulle punizioni di chi truffa. Fra campi e ristorazione il malaffare è ormai imperante e il business criminale punta proprio sull'adulterazione dei prodotti.

Visto il magro risultato finora in termini di immagine che ci è stato garantito da Expo, l'agroalimentare italiano deve essere tutelato e valorizzato con norme rigidissime a costo di sfidare mille infrazioni a livello comunitario. Altro che formaggio fatto con latte in polvere, aranciate senza arance o olio extravergine Dop che di italiano, forse, ha solo la bottiglia di vetro (fatta peraltro da multinazionali). Dal Ministro Martina ci attendiamo interventi urgenti e risolutivi (più di quanto peraltro positivamente avviato) sulle etichette e sulla impossibilità di avviare nuove attività imprenditoriali per chi imbroglia col cibo e la nostra salute. Questi criminali devono essere messi al bando e bollati a vita.

Ugualmente vanno sanzionati i ristoranti che utilizzano prodotti che falsano le ricette come denuncia Coldiretti. Ma ancor prima di questi piccoli imbrogli (che il consumatore attento può riconoscere e, se certo, denunciare anche su internet) vanno colpite le truffe di chi spaccia per propri prodotti di altri o gestisce un falso agriturismo che è solo la facciata, per non pagare tasse, di ristoranti per banchetti. Serve una pulizia generale nel sistema, senza escludere ovviamente il mondo delle sagre, dove gli imbrogli e le truffe colossali sono fatte con la complicità della politica.

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