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Doggy bag, un rimedio allo spreco Ma per il 25% degli italiani è volgare

Portare a casa gli avanzi di una cena al ristorante non è una pratica molto diffusa nel Belpaese, dove solo 1 italiano su 5 richiede la cosiddetta “doggy bag”, mentre il 25% la giudica un'abitudine imbarazzante. Eppure negli Stati Uniti la doggy bag è diventata una tendenza anche fra i vip, da Michelle Obama a Rihanna

18 agosto 2015 | 10:00
Doggy bag, un rimedio allo spreco 
Ma per il 25% degli italiani è volgare

Un italiano su cinque (20%) quando esce dal ristorante si porta almeno talvolta a casa gli avanzi con la cosiddetta “doggy bag”, ma una percentuale superiore del 25% ritiene che sia da maleducati, da poveracci e volgare o si vergogna comunque a richiederla. È quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixè sui comportamenti alimentari degli italiani nell’estate 2015 dalla quale si evidenzia peraltro che una maggioranza relativa del 28% degli italiani non lascia alcun avanzo quando va a mangiare fuori.



La tendenza a finire quanto viene servito a tavola, secondo i suggerimenti del nonni, richiama un passato difficile che riconosceva il valore del cibo e la necessità di non sprecarlo. Un comportamento che mal si concilia con i troppi pudori ancora presenti nel richiedere gli avanzi del cibo acquistato nel ristorante come avviene abitualmente in altre realtà.
 
Chiedere di portare a casa il cibo avanzato quando si va a mangiare fuori è un comportamento molto diffuso in altri Paesi a partire dagli Stati Uniti dove la doggy bag è una prassi consolidata per gli stessi Vip. Nell’anno dell’insediamento alla Casa Bianca a luglio nella prima visita ufficiale a Roma Michelle Obama ha scelto nel ristorante “I maccheroni” un menu a base di assaggi di pasta alla carbonara, lasagna e amatriciana accompagnati di vino rosso e prosecco facendosi notare per la richiesta della “doggy bag” con gli avanzi della cena come segnale contro lo scandalo degli sprechi alimentari mentre recentemente la cantante Rihanna è uscita da un prestigioso ristorante di Santa Monica esibendo una bottiglia di Sassicaia non ancora svuotata del tutto ed è stata intercettata dai paparazzi che pedinano i divi a Los Angeles e dintorni.
 
Una abitudine che non ha ancora contagiato capillarmente l’Italia dove permangono molte resistenze anche se di fronte a questa nuova esigenza la ristorazione si attrezza e in un numero crescente di esercizi, per evitare imbarazzi, si chiede riservatamente al cliente se desidera portare a casa il cibo o anche le bottiglie di vino non finite e si mettono a disposizione confezioni o vaschette ad hoc. Peraltro molte delle porzioni avanzate possono essere consumate a casa semplicemente riscaldandole oppure utilizzate come base per realizzare ottime ricette.
 
Una opportunità per ottimizzare la spesa ma anche per ridurre gli sprechi alimentari secondo n obiettivo fissato anche dalla carta di Milano che dopo essere stata firmata da cittadini e leader mondiali all’Expo sarà presentata il 26 settembre alle Nazioni unite. In media ogni italiano che ha buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante l’anno. Una situazione che sta migliorando tra le mura domestiche dove sei cittadini su dieci (60%) hanno diminuito o annullato gli sprechi domestici, facendo la spesa in modo più oculato, utilizzando gli avanzi nel pasto successivo, o guardando con più attenzione la data di scadenza, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè.
 
Quando esce dal ristorante richiede la doggy bag con gli avanzi?
Sempre, spesso, talvolta: 20%
Raramente: 12%
Non lascio mai avanzi: 28%
No perché non è educato, volgare, da poveracci o mi vergogno: 25%
Non saprei cosa farmene: 14%
Non risponde: 1%
Fonte: Indagine Coldiretti/Ixè

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