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A Tavola con... Matteo Salvini «La cucina migliore è quella locale»

Il leader del Carroccio tra cibo, politica e gastronomia. Si parla di Europa, di immigrazione, quella regolamentata, ma anche di politiche agroalimentari e di specialità locali che ama scoprire ovunque si trovi

di Andrea Radic
03 settembre 2017 | 12:07

È curioso e assaggia tutto, carne, verdure, pesce e cerca sempre la cucina tipica, locale che sia in Trentino o all'estero, ama sperimentare la tradizione. Matteo Salvini a tavola, un profilo meno conosciuto del segretario federale della Lega, perché al di là di qualche salamella vetero-padana, Salvini e il cibo sono una coppia inedita. Tra un comizio e un incontro pubblico, lo abbiamo intervistato a tavola al ristorante pizzeria The King, a Milano, zona porta Venezia. Il proprietario del locale, cuoco e pizzaiolo è Nabil Soliman, egiziano, di Luxor, in Italia da decenni.

Matteo Salvini - A Tavola con... Matteo Salvini «La cucina migliore è quella locale»
Matteo Salvini

Esiste un'immigrazione positiva?
Esiste un'immigrazione sbagliata e una positiva che deve essere limitata, controllata, rispettosa e qualificata, che si impegna nel commercio, nell'artigianato, nel volontariato. Questa è l'immigrazione che mi piace, un egiziano che fa impresa in Italia, che apre un ristorante affrontando le difficoltà che affrontano tutti in questo settore.

Respingere i clandestini e integrare gli stranieri?
Molti stranieri si iscrivono alla Lega, nord africani, rumeni, peruviani, sono contrari allo "Ius Soli" e agli sbarchi, non vogliono essere considerati nel medesimo calderone dei clandestini. Chi opera e lavora non vuole essere confuso con gli altri. Il problema sono i numeri. Bisogna mettere un limite all'abuso e agevolare la buona immigrazione.

Cosa fa l'Europa sul tema alimentare?
Poco e male, in Europa abbiamo olio dalla Tunisia, riso dalla Cambogia, pesce dal Sud Africa e grano dal Canada. Un massacro per le nostre produzioni. Come le quote per la pesca del pesce spada e del tonno, cercano di azzerare le nostre risorse alimentari. Ci batteremo fino a che avremo fiato per mangiare italiano, usare il nostro olio, il nostro pane, il nostro pesce.

Che rapporto ha con il cibo?
Niente peperoni o cetrioli, per il resto sono curioso e mi piace sperimentare, in particolare la cucina del territorio, ovunque vada. Che sia in Trentino o all'estero, scelgo la cucina locale e da lombardo ho un debole per il pesce Persico che mangio a Domaso da Ruffino, alto lago di Como, molto burro, ma è buonissimo.

Qual è il sapore della sua infanzia?
Ho avuto la fortuna di crescere con tutti e quattro i nonni, passavo con loro l'estate due mesi di vacanza in Liguria e in Trentino mentre i miei lavoravano. Quando ero ragazzino non eravamo connessi, usavamo i gettoni telefonici, mio figlio non se lo spiega, ma secondo me, sono messi peggio loro. I sapori erano i tortelli di zucca e la pasta fatta in casa dalle nonne, l'una di Mantova e l'altra di Modena, due capitali gastronomiche. E la merende con pane, burro e zucchero, se la proponessi oggi a mio figlio, mi guarderebbe come un disadattato...

Salvini si mette ai fornelli o meglio a tavola?
Nel weekend, da genitore separato, cucino per i miei bambini, sono ghiotti delle mie cotolette impanate fatte in casa, o della pasta che faccio in diverse maniere. Mi piace spadellare, anche se il tempo è sempre poco. Stare a tavola è uno dei piaceri della vita. Una buona cena accompagnata da un buon vino è convivialità. Le cene più piacevoli sono in baita in montagna, adoro il Trentino.

Un indirizzo sicuro?
Malga Zeledria a Madonna di Campiglio, carne cotta sulla pietra.

Il pranzo o la cena da ricordare?
Quando eravamo ragazzi, in montagna, un rifugio di fronte al lago. Ognuno portava qualcosa, salamelle, bistecche, mangiavamo e facevamo casino, sano divertimento. Ricordo anche un pranzo ufficiale in Cina ospiti del Governo. Il diplomatico di fronte a me risucchiava il brodo e ruttava... segni di apprezzamento, mi hanno poi spiegato.

Il vino cosa stimola in lei?
Sono un cultore, moderato, così evitiamo il commento "leghista ubriacone"... Amo i rossi fermi e uno Sforzato di Valtellina di Rainoldi è anche meglio di un Amarone o di un Barolo. Preferisco i piccoli produttori che meritano di essere aiutati, perché il vino è lavoro, fatica, impresa. Ci vorrebbero meno tasse e meno burocrazia.

Menu tradizionale o innovativo?
Evito la cucina troppo innovativa, quando ti presentano nove piccole portate in piatti enormi, poi esci vai a farti una pizza. Una volta sono stato da Heinz Beck alla Pergola a Roma, tre stelle Michelin, non esattamente tra i luoghi che frequento di solito, mi aspettavo un'incomprensibile avanguardia, invece si capiva bene cosa c'era nel piatto.

Il suo luogo del cuore?
Mi sento innanzitutto milanese, da San Siro a Montestella ai Navigli. E poi Caderzone in val Rendena, 500 anime, è da quando avevo un anno che ci passo qualche giorno. Non c'è nulla, forse un ristorante, ma tanto verde.

La cena romantica è un'arma vincente?
Si mi piace, stupire a tavola, organizzando a sorpresa.

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