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Un Governo di indecisi scrive il menu Ma la ripresa è un piatto già freddo

Alberto Lupini
di Alberto Lupini
direttore
06 luglio 2020 | 08:31

E ora sembra che non ci resti che sperare nell’ennesimo decreto, quello della Semplificazione, che per il premier Conte dovrebbe fare recuperare all’Italia 20 anni di ritardo e garantire una ripresa. Ma davvero qualcuno può pensare che chi ha firmato decreti zeppi di "burocratese", possa improvvisamente diventare il mago della chiarezza e della logica? Ci sia consentito esprimere seri dubbi, anche se, ovviamente, non possiamo che tifare perché questo miracolo possa compiersi.

Il Governo di indecisi scrive il menu Ma la ripresa è un piatto già freddo

Restando coi piedi per terra va detto subito che se davvero si vuole ammodernare il Paese (e rilanciare l’economia), lo si può fare solo abbandonando visioni ideologiche o pregiudizi. Non si può ad esempio pensare che la semplificazione debba riguardare solo il mondo degli appalti (col prevedibile rischio che tutti i costi subiscano un’ennesima impennata). La burocrazia e il frazionamento delle competenze sono la palla al piede che frena tutte le imprese italiane. Si deve intervenire con decisione a tutti i livelli, rendendo celeri le procedure per le autorizzazioni o i controlli, ma non solo in campo edilizio o per i progetti green.



L'insulto dello Smartworking per statali e bancari
Per non parlare dell’ennesima sparata demagogica secondo cui si pensa di ammodernare la burocrazia annunciando che la maggior parte degli statali non tornerà in ufficio e “lavorerà” da casa almeno fino al 2021. A parte la mancanza di studi sull’efficacia, o meno, di un telelavoro generalizzato per il pubblico impiego, è scandaloso il solo fatto che qualcuno pensi ad una simile porcheria. Anche perché lo smartworking (resosi necessario per evitare i contagi nei mesi scorsi) ha creato solo disagi ai cittadini-utenti e, come se non bastasse, sta letteralmente uccidendo molti bar e ristoranti. Nella sola Roma, dove per la pausa pranzo mancano all’appello almeno 500mila impiegati statali, il 20% dei pubblici esercizi teme di dover chiudere a breve, mentre il 90% sta pensando di ridurre il personale. E lo stesso vale per tutte le città. A Milano, ad esempio, mancano ogni giorno 270mila burocrati oltre ai “colletti bianchi” delle imprese private, a partire dalle banche, e i pubblici esercizi del centro sono in ginocchio. E per ogni bar o ristorante che chiude, a parte i problemi occupazionali, ci sarebbero anche danni economici a cascata per tutti i fornitori, per i proprietari degli immobili e la stessa vita dei centri storici. 

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E questo senza considerare che se gli impiegati continuano a stare a casa, lo Stato e le banche danno al Paese un segnale tremendo: vuol dire che non si può lavorare in sicurezza. Ciò significa che c’è una classe dirigente (al Governo come nelle Regioni) di indecisi o incapaci che ci sta prendendo in giro. Si può anche dire che la ripresa va fatta a piccoli passi, ma non è accettabile che qualcuno neanche alzi un piede… Ogni giorno di mancato lavoro in una filiale comporta ad esempio ritardi nei finanziamenti bancari dovuti alle imprese, che così non riescono a recuperare. E mentre si tengono a casa “in sicurezza” i colletti bianchi, si autorizzano magari le sagre dove questi se ne possono andare tranquillamente, incuranti degli assembramenti. Oltre al danno la beffa!

Rischia di saltare la rete del turismo
Il lavoro agile che viene annunciato dal Premier e da alcuni suoi ministri potrebbe essere anche importante (se riempito di contenuti, di cui non si ha però traccia), ma è una sorta di rivoluzione che lascerà sul terreno molti cadaveri, a partire proprio dai pubblici esercizi. L’impatto che può avere sui lavoratori, sulle città e sull’economia in generale va considerato nella sua globalità. In ballo non c’è solo l’interesse di qualche bar o ristorante, già in ginocchio per il Covid-19. Rischia di saltare l’intera rete dell’accoglienza, perno del nostro turismo. E parliamo di aziende dove i più, prima ancora di chiedere aiuti, vorrebbero solo poter lavorare riempiendo come un tempo i locali. Un'idiozia a cui se ne potrebbe poi aggiungere un'altra degna solo di chi pensa ancora come se fossimo nel Novecento e non dovessimo uscire da una crisi drammatica: rinnovare i contratti di lavoro riducendo l'orario ma mantenendo lo stesso stipendio. Una genialata del nuovo segretario generale della UIL che probabilmente... come molti dei nostri politici non ha mai lavorato in vita sua.

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Se però lo smartworking degli impiegati pubblici e privati è davvero la strada che il Governo vuole intraprendere, lo deve dire subito! Non si possono fare indebitare ulteriormente gestori in difficoltà che sperano in un ritorno di clientela che si profila effimero. E non si possono illudere centinaia di migliaia di camerieri, baristi e cuochi che dopo questo periodo di cassa integrazione pagata in ritardo, quando è andata bene, potrebbero trovarsi senza lavoro. Il menu di questo Governo rischia di servire loro un piatto freddo immangiabile, se non avvelenato.

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La demagogia da 4 soldi di chi non conosce le regole dell'economia

Una Semplificazione come immaginano alcuni buontemponi da “decrescita felice” manderebbe allo sbaraglio migliaia di imprese e sarebbe il frutto peggiore di un sistema malato che pensa solo a salvare se stesso. Se a qualcuno interessa solo tutelare i burocrati (magari per evitargli il carcere se non fanno i dovuti controlli sugli appalti…) o garantire i vitalizi, forse è il caso di alzare la voce e fermare l’ennesimo colpo di mano di demagoghi da 4 soldi. Pena un disastro sociale incalcolabile.

Per semplificare il Paese servono opere pubbliche in tempi ragionevoli, ma anche una Giustizia celere, procedure comprensibili, controlli sicuri e regole uguali per tutti. Per non parlare di una sanità sganciata dalle scelte politiche (pensiamo al disastro della Regione Lombardia con il covid-19). Una semplificazione che ci regali il telelavoro della casta burocratica e che non risolva invece i problemi dei troppi diversi codici Ateco di chi può somministrare cibo e bevande, o che non uniformi le aliquote Iva rispetto a come è venduta la stessa bottiglia di vino, sarebbe l’ultima follia che l’Italia non può più permettersi. L’unica semplificazione di cui ha bisogno l’Italia è quella che renda più smart le imprese. Ricette fantasiose o bocciate dalla storia non servono a nessuno.

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