Olio in Italia, c'è qualità ma serve stare al passo con i tempi

Anche nel mondo dell'olio di qualità serve stare al passo con i tempi: mentre l'Italia tiene duro realizzando prodotti di alto livello, competitor come Spagna e Grecia stanno compiendo un restyling su tutta la gamma . Si tratta ad esempio di tappi antirabbocco ed etichette impermeabili. La competizione dev'essere un incentivo a migliorarsi sempre

17 giugno 2018 | 09:23
di Fausto Borella
“Gira il mondo gira nello spazio senza fine”… cantava Jimmy Fontana nel lontano 1965. Già a quei tempi - mancava poco al famoso ’68 con la sua pacifica rivoluzione liberale e culturale - si cercava di comprendere quanto fosse necessario, se non addirittura obbligatorio, cambiare molto spesso. Cambiare tutto: le idee, le mode, i pensieri perfino le abitudini, purché si stesse al passo con i tempi. In una parola sola, innovare sempre per non farsi sopraffare. Pensate se dopo cinquant’anni esatti, considerata la velocità con cui viaggiamo e la frenesia tecnologica che comanda ogni minuto della nostra vita, questo concetto non debba essere attuato almeno ogni due o tre anni.



Da anni mi permetto di giudicare gli oli appena franti, attraverso una guida che racconta anche i loro territori. Moltissimi olivicoltori sono all’avanguardia, ma a volte anche i bravi non comprendono quanto sia utile e fondamentale rinnovarsi. Una volta compresa la bontà del prodotto bisogna stare al passo con i tempi sempre. Dal tappo antirabbocco, che non cola e non sporca la bottiglia, alle etichette impermeabili che non macchiano le fascette e il nome dell’azienda, fino alle informazioni aggiuntive per spiegare sempre meglio al consumatore per quale motivo spendere decine di euro per uno o più oli di qualità, sia a livello salutistico, sia edonistico. Provare una tartare di carne o di pesce spada con una Coratina pugliese o una Casaliva del lago di Garda, è un’esperienza unica.

Abbiamo però un problema in questa esortazione a migliorare sempre di più. I nostri colleghi/competitor del Mediterraneo. La Spagna in primis e adesso anche la Grecia, stanno facendo un capillare lavoro di abbellimento (gli inglesi direbbero restyling) su tutta la gamma dei loro prodotti. Dall’abbigliaggio della bottiglia al contenitore in ceramica o vetro smaltato. Dalle etichette con qr code personalizzato alle confezioni con prlurivarietali e vari abbinamenti. Dalle creme di bellezza alle creme di nocciolo all’olio evo fino alle perle di caviale all’olio extravergine. Ho visto una bottiglia di olio extravergine con dentro lamelle d’oro da 500 ml a 90 euro in un aeroporto di Londra.

Non abbiamo bisogno di estremismi ma senz’altro di rinnovarci sì. La competizione è dura e spesso non si risparmiamo colpi bassi. In un calderone dell’olio dove difficilmente l’acquirente comprende la differenza tra un olio extravergine di un produttore con meno di 5mila piante e un marchio con centinaia di migliaia di bottiglie vendute, non deve far la differenza solo il prezzo, ma anche l’impostazione dell’azienda che lo produce. Nessuno mai, potrà andare a camminare gli oliveti equivalenti a milioni di bottiglie immesse sul mercato. Potrà invece andare a stringere le mani e ascoltare i dialetti delle migliaia di produttori e produttrici che sanno quanto è faticoso produrre un olio di estrema qualità.

Diverse aziende italiane si stanno sforzando e vogliono intraprendere questa via. Come dice un vecchio motto, “più siamo e più ci divertiamo”!

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Alberto Lupini


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