Carne di cavallo spacciata per manzo Ventisei arresti in 7 Paesi europei

27 aprile 2015 | 11:36
Ventisei persone sono state arrestate in Europa nell’ambito di un’operazione, condotta soprattutto in Francia e Belgio, contro il traffico di carne di cavallo. Lo ha reso noto Eurojust, l’agenzia europea di coordinamento giudiziario. Gli arresti seguono un’inchiesta, cominciata due anni fa, su un’organizzazione criminale che falsificava i documenti dei cavalli per far entrare la carne equina, in maniera fraudolenta, all’interno della catena alimentare come carne bovina.



Una rete illegale estesa in sette paesi Ue, che tra il 2010 e il 2013 avrebbe fatto arrivare nel piatto degli europei oltre 4.700 cavalli non destinati al consumo alimentare. Europol ha ritirato oltre 800 passaporti di cavalli e ne ha sottoposto a controllo veterinario altri 200. Coinvolte le autorità giudiziarie di Belgio, Olanda, Francia, Germania, Irlanda e Gran Bretagna, a partire da un’indagine avviata dalla magistratura della città belga di Arlon nel 2012 e da una seconda aperta dai giudici della francese Marsiglia nel 2013.

Una situazione che ha coinvolto anche prestigiosi marchi, ha messo in allarme l’intera Unione ed ha costretto la Commissione europea a chiedere agli Stati membri di adottare un “Piano coordinato di controllo” che ha riguardato: l’individuazione, in prodotti commercializzati e/o etichettati come contenenti carni bovine (es. carni macinate, prodotti a base di carne, preparazioni di carne), di carne equina non dichiarata in etichetta ma anche la ricerca di fenilbutazone nelle carni equine.

83 in tutto le notifiche per la presenza di cane di cavallo spacciata per manzo in Europa, e di queste 4 si riferiscono alla presenza di fenilbutazone, particolarmente pericoloso per la salute. È quanto afferma la Coldiretti sulla base della relazione sul sistema di allerta comunitario Rassf del ministero della Salute del 2013 nel commentare positivamente l’operazione messa a segno da Eurojust insieme ad Europol.

Sul totale delle notifiche nell’Unione europea, otto hanno riguardato l’Italia e, tra queste, 6 per diverse tipologie di paste farcite distribuite in ambito comunitario ed extra-comunitario ma anche polpette congelate. Si è trattato di uno scandalo di dimensioni eclatanti che dimostra, secondo la Coldiretti, la necessità di lavorare sulla trasparenza degli scambi dei prodotti alimentari con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza ma anche togliendo il segreto sui flussi commerciali e sulle destinazione aziendale delle importazioni.

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Alberto Lupini


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