I cuochi bocciano il semaforo, ci voleva Ma Fipe e Confesercenti, dove sono?

24 maggio 2017 | 11:42
di Alberto Lupini
Finalmente un’iniziativa forte e unitaria di cuochi e ristoratori, dopo quelle degli agricoltori. Da tempo in prima fila nel contestare l’assurdità del semaforo sugli alimenti, come Italia a Tavola non possiamo che plaudire all’iniziativa di Ambasciatori del Gusto, Chic, Euro-Toques Italia, Fic, Jre e Le Soste che si sono schierate col Ministro Maurizio Martina per dire no ad un’assurdità che va giustamente lasciata a regolare il traffico sulle strade.



A suo tempo dopo l’adozione del semaforo a Londra, Italia a Tavola era stata in prima linea nel contestare duramente un’iniziativa insensata e capace di fare più danni alla salute di quanto ci si potrebbe aspettare. Nei mesi scorsi lo avevamo fatto di nuovo prendendo subito posizione con un editoriale a firma di Rocco Pozzulo, presidente della Federazione italiana cuochi.

Al di là che sembri folle pensare che il semaforo rosso debba scattare per il prosciutto di Parma, il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano e persino l’olio extravergine di oliva, pilastro della Dieta mediterranea, è tutto il sistema agroalimentare italiano che rischierebbe di essere stravolto da questo provvedimento. Purtroppo molta parte dell’industria alimentare sembra essere a favore, quasi che sia ininfluente che molti Dop e Igp italiani finirebbero con l’essere marchiati di rosso, mentre il verde andrebbe a bibite gassate solo perché prive di zucchero, ma addolcite con additivi chimici. E ugualmente preoccupante è l’assenza nell’elenco delle associazioni che a vario titolo rappresentano il mondo dei cuochi e della ristorazione di due sigle che dovrebbero essere invece in prima fila, Fipe-ConfCommercio e Confesercenti. Ci piacerebbe sapere se è solo perché non sono state coinvolte, o per disinteresse sul tema… E lo stesso si dovrebbe dire per pizzaioli o pasticceri, perché non sono stati coinvolti?

Eppure si tratta di una preoccupazione talmente forte e seria che tutto il sistema Italia, che sull’agroalimentare basa molto del suo buon nome nel mondo, dovrebbe essere mobilitato e in prima fila a fianco del Governo. I nostri cuochi sono oggi i veri garanti della qualità di molti prodotti e i loro testimonial veri, ma non si può lasciare solo a loro l’onere di questa battaglia.

Che l’Unione europea si muova a volte in ritardo, e con comportamenti magari contradittori, è noto. Ma resta pur sempre una realtà che ha cambiato in meglio il nostro modo di vivere. In tema di agricoltura e di alimentazione la Commissione ha in particolare fatto molte cose buone, ma passando spesso attraverso autentiche stupidaggini: dal demenziale tentativo di voler codificare le misure della verdura o delle vongole (quasi che da Copenaghen a Cipro non ci siano differenze geo-climatiche che ne influenzano lo sviluppo…) alle norme sull’igiene che rischiavano di mettere in crisi i caseifici degli alpeggi.

Ora questa iniziativa di retroguardia scientifica sul preteso contenuto calorico dei cibi costituisce un problema serio su cui gli sforzi per ritrovare unità d’intenti in Europa potrebbero vacillare. Come italiani non possiamo certo fare finta di nulla e lasciare che il nostro stile di vita, ammirato e invidiato in tutto il mondo, possa essere vanificato da stupidi bollini rossi mentre i nostri figli ingrassano giorno dopo giorno per mangiare schifezze che sarebbero segnate di verde.

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Alberto Lupini


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