Facebook, sentenza della Corte Ue: «Gli Usa non garantiscono la privacy»

06 ottobre 2015 | 19:16
I cittadini europei potranno decidere se «sospendere il trasferimento dei dati degli iscritti europei a Facebook verso gli Stati Uniti, perché tale Paese non offre un livello di protezione dei dati personali adeguato»: è quanto ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Ue, che ha rovesciato una decisione del 2000 della Commissione europea che riteneva che gli Usa garantissero un livello di protezione adeguato dei dati personali, permettendo così il trasferimento di informazioni riguardati cittadini europei.



Il massimo organo giudiziario comunitario ha accolto la richiesta al centro di una lunga battaglia giudiziaria contro Facebook avviata nel 2011 da uno studente austriaco di giurisprudenza, Max Schrems, dopo lo scandalo del programma di sorveglianza della Nsa americana svelato da Edward Snowden.

La sentenza fissa un precedente che finirà per riguardare i giganti tecnologici americani presenti in Europa: oltre a Facebook, la Apple, Google e Microsoft. Secondo la legislazione comunitaria, si possono trasferire dati personali a un Paese terzo solo se questo garantisce un livello di protezione adeguato.

La Corte ha fatto presente che negli Usa le esigenze della sicurezza nazionale prevalgono «sul regime dell’approdo sicuro» per i dati privati dei cittadini europei. Per questo i colossi del web sono obbligati a derogare «senza limiti, alle norme di tutela previste» con il rischio di «ingerenze da parte delle autorità pubbliche americane nei diritti fondamentali delle persone».

Per la Corte di Lussemburgo, «una normativa che consenta alle autorità pubbliche di accedere in maniera generalizzata al contenuto di comunicazioni elettroniche deve essere considerata lesiva del contenuto essenziale del diritto fondamentale al rispetto della vita privata». Facebook raccoglie i dati dei suoi utenti europei in un server che ha base in Irlanda e da lì li trasferisce negli Stati Uniti. Con questa sentenza, la Corte Ue ha rimesso alle autorità di controllo di Dublino di «esaminare la denuncia» del cittadino austriaco e di valutare se sia necessario «sospendere il trasferimento dei dati degli iscritti europei verso gli Stati Uniti, poiché gli Usa non offrono un livello di protezione adeguato dei dati personali».

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Alberto Lupini


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