Fido e web reputation Banche, se ci siete, battete un colpo

27 febbraio 2017 | 15:42
di Alberto Lupini
Ad essere sinceri non ci aspettavamo delle risposte, ma sta di fatto che il silenzio dei politici, di Fipe, di Confesercenti e del presidente dell’associazione bancaria è più che assordante. Che qualche banca possa richiedere la posizione nella “classifica” di TripAdvisor per valutare se concedere o meno un fido a un ristorante, sembra non interessare a nessuno. Eppure in ballo non c’è solo il futuro di una pizzeria o di una pasticceria: sono in gioco la credibilità del sistema bancario italiano e la capacità di tutela dei sindacati di categoria. Se dovesse passare la regola per cui un istituto di credito considera la menzogna più bieca e l’imbroglio al pari della validità di progetti di sviluppo o delle garanzie patrimoniali (unico elemento finora determinante per i clienti più piccoli...), potremmo dire definitivamente addio a quel poco di libero mercato che ancora resiste.



A prescindere da una questione etica (davvero un ristorante o un hotel possono essere finanziati o meno sulla base di commenti tarocchi?), ci sono implicazioni economiche che rischiano di essere catastrofiche. L’affidabilità di un privato o di una società nei confronti del sistema creditizio non possono basarsi su una pretesa web reputation che, almeno fino ad oggi, è assolutamente inaffidabile.

Che graduatorie basate sull’imbroglio - frutto di acquisti di pacchetti di recensioni positive o negative per la concorrenza - possano essere utilizzate da qualche funzionario di filiale per giustificare la scelta di concedere un mutuo, fa orrore solo a pensarci. Eppure è già successo, al punto che sono numerose le segnalazioni che ci vengono da gestori di locali che, per pudore o timore, al momento ci impediscono di fare i nomi di chi in banca si è bevuto il cervello basandosi su TripAdvisor. Lamentarsi però non basta e occorre che chi si è trovato in queste situazioni faccia nomi e cognomi.

Resta poi il fatto che un tema come questo mette in rilievo la sconcezza di chi protegge e anzi promuove un sistema malato e infestante come quello delle graduatorie basate su commenti fasulli. E visto che le associazioni di categoria non prendono posizione (chi più chi meno, si sono legate le mani con gli accordi sottoscritti con TripAdvisor...), non ci interessa nemmeno più sollecitarle a tardive dichiarazioni di facciata. Renderanno conto di questi loro silenzi con gli associati.

Non ci rassegniamo invece al silenzio delle banche. Se la vita o la morte di un’attività dipende dalla liquidità che si può avere, ci piacerebbe sentire dal mondo del credito delle parole rassicuranti. Abbiamo bisogno di certezza. Molte banche italiane soffrono per aver finanziato realtà che non avevano sufficienti garanzie (ma magari disponevano di appoggi politici...). Ci piacerebbe avere la certezza che TripAdvisor non sia in alcun modo uno strumento di valutazione del valore di un’impresa. Vorremmo sentire smentite secche riguardo a strategie così fragili per dare una risposta alle esigenze del mondo della ristorazione e dell’ospitalità. Se poi questo servisse a spingere tutti a riflettere su come anche la web reputation abbia bisogno di regole e verità, tanto di guadagnato per tutti.

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