Giusta l’etica nell’alimentare E in politica?

L’anno nuovo si apre con molte incognite, per via delle elezioni nazionali con una legge elettorale che rischia di non fare chiarezza, lasciando adito alle solite trattative lunghe che porteranno ai soliti compromessi

22 dicembre 2017 | 09:20
di Roberto Vitali
«In questo momento di crisi dobbiamo lanciare l’economia della felicità, del “km vero”, ponendoci come promotori di un nuovo modo di fare impresa, dalla sostenibilità ambientale a quella sociale, puntando sull’Etica 4.0, perché nell’enogastronomia italiana prevalga il buono, il sano, il giusto, come valori aggiunti nel raggiungere il meritato guadagno». Ho preso questa frase dal documento conclusivo di un convegno svoltosi a Firenze sull’Etica nel settore enogastronomico. L’ho ripresa in questa mia riflessione di fine anno per girarla al mondo della politica.



C’è un’etica nella politica italiana? A mio parere no. Basta vedere la legge elettorale approvata: non per lasciare libertà di scelta ai cittadini ma per far occupare poltrone ai propri fedelissimi. Pur di vincere si uniscono in alleanze il diavolo e l’acqua santa, salvo poi litigare alla prima occasione. Però nel frattempo hanno vinto e sono stati eletti. Non importa se continueranno a litigare senza fare nulla di ciò di cui il Paese ha bisogno per uscire dagli sprechi, dall’inefficienza, dal debito pubblico.

Un piccolo aumento dello “zero virgola” nel numero degli occupati viene sbandierato, mentre nessuno si preoccupa della paura in cui vivono i cittadini sopraffatti da ladri, assassini e imbroglioni. Intanto gli sprechi e le ruberie pubbliche continuano e nessuno mai paga, perché tutto va in prescrizione (quante colpe ha la magistratura? Tante, secondo me).

L’anno nuovo si apre con molte incognite, per via delle elezioni nazionali con una legge elettorale che rischia di non fare chiarezza, lasciando adito alle solite trattative lunghe (con telegiornali ormai insopportabili) che porteranno ai soliti compromessi fatti giusto per rallentare la nave Italia. Che intanto rischia di affondare.

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Alberto Lupini


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