Il Comitato tecnico scientifico boccia le Regioni. Ecco perchè lo sci non può riprendere il 7 gennaio

Nel documento delle regioni non ci sarebbero garanzie di distanziamento e regole valide per tutta Italia. Servono prenotazioni per gli ski pass e norme più precise per seggiovie, funivie e file

27 dicembre 2020 | 01:15
Torna a farsi grigia la previsione per il turismo montano legato allo sci. Il Comitato tecnico scientifico corregge infatti la proposta delle Regioni (di fatto la boccia) e la ripresa dello sci sembra nuovamente allontanarsi. Quasi cmsicuramente non potrà avvenire a partire dal 7 gennaio. La riapertura degli impianti — prevista nell’attuale Dpcm per il 7 gennaio — era già stata ritenuta prematura dai gestori, ma durante l’ultima riunione del 24 dicembre gli esperti hanno rilevato numerose «carenze» nel piano consegnato dai governatori e indicato tutte le «necessità» per ripartire in sicurezza.

 

Gli impianti di risalita sono mezzi di trasporto pubblico
L’ultimo verbale è chiaro: “Una parte rilevante dei mezzi di risalita nei comprensori sciistici (in particolare cabinovie e funivie) presentano caratteristiche strutturali e di carico tali da poter essere assimilati in tutto e per tutto ai mezzi utilizzati per il trasporto pubblico locale (autobus, filobus, tram e metropolitane), rappresentando pertanto un contesto a rischio di aggregazione medio-alto, con possibilità di rischio alto nelle ore di punta in base alla classificazione del livello di rischio di contagio da SARS-CoV-2. Deve pertanto prevedersi un’efficace riorganizzazione del sistema degli impianti di risalita da affiancare a misure di prevenzione e protezione collettive e individuali che necessitano, comunque, della collaborazione attiva degli utenti che dovranno continuare a mettere in pratica i comportamenti previsti per il contrasto alla diffusione dell’epidemia”.

Scrive il Cts: “Nell’ottica della loro prossima riapertura, che dovrà comunque essere preceduta da una propedeutica rivalutazione della situazione epidemiologica, deve necessariamente essere messo in evidenza che le misure proposte possono trovare applicazione solo nel caso in cui l’andamento epidemiologico a livello di Regione o Provincia Autonoma sia compatibile con la classificazione del rischio nella cd. zona gialla”.

Obbligo di mascherina in seggiovia e nessun calotta chiusa. Funivie solo al 50% dei posti
“Potrà essere ammessa una occupazione al 100% delle seggiovie, con obbligo di indossare la mascherina chirurgica o di comunità e il divieto di abbassare la calotta antivento ove presente». Se invece « dovesse rendersi necessaria la chiusura della calotta (ad esempio per condizioni meteo avverse o temperature eccessivamente basse) dovrà necessariamente prevedersi la riduzione della capienza al 50% anche per le seggiovie, fermo restando l’obbligo di mantenere la mascherina durante tutto il trasporto
”. Diversa la previsione “per gli impianti chiusi (cabinovie e funivie) dove va operata la riduzione della capienza al 50% a cui associare sempre l’uso obbligatorio della mascherina”. E il verbale prosegue poi con gli ski-pass che devono avere un limite numerico ed essere prenotandoli, tenendo conto non solo delle quote giornaliere ma anche di quelle settimanali e stagionali.

Ciò significa che va previsto un sistema di prenotazione che possa consentire una gestione strutturata del numero di utenti che possono effettivamente accedere ai comprensori sciistici ed ai relativi impianti di risalita in ogni singola giornata, “anche attraverso il coordinamento non solo (come già previsto) con i rappresentanti di categoria e le Autorità Sanitarie competenti, ma anche con i rappresentanti delle strutture ricettive”.

Servono regole nazionali
Secondo il Cts tutta la parte delle prenotazioni e di previsione dei flussi va gestita con regole nazionali che al momento non ci sono. In ogni caso vanno “aggiornate le linee guida — equiparate al trasporto pubblico — le cui misure, comprese le eventuali deroghe, erano state delineate nel corso dello scorso mese di luglio 2020, in una fase della pandemia caratterizzata da un numero stabilmente molto basso di nuovi casi giornalieri in condizioni di bassa incidenza”.

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Alberto Lupini


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