Gli italiani vogliono una pasta di qualità Spesa media di 1,6 euro per 500 grammi

29 giugno 2017 | 11:36
di Rosanna Ojetti
Mancini Pastificio Agricolo è stato presentato, come case history, al dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Università di Bologna, luogo dal quale è partita l’avventura imprenditoriale e agricola del titolare Massimo Mancini. «Un modello al quale guardare per rilanciare il settore partendo dalla base della filiera», come hanno sottolineato l’economista Andrea Segrè, ad di Last Minute Market Matteo Guidi e lo stesso Massimo Mancini. Al centro della conferenza stampa-seminario un’indagine di mercato sul rapporto tra gli italiani e la pasta.



Il 2017 è l’anno dei cereali. I produttori si trovano in questo momento alle prese con un raccolto senza precedenti da molti anni per qualità, quantità, resa per ettaro, percentuale di proteine. Ed è proprio nell’anno dei cereali che Mancini Pastificio Agricolo viene presentato come case history, un esempio di come si possa portare avanti un modello diverso di produzione e trasformazione del prodotto pasta. Ed è in questo ambito che il plesso di Agraria dell’Università di Bologna ha organizzato una conferenza stampa-seminario dedicata all’azienda marchigiana e alla presentazione di un’analisi di mercato sul consumo della pasta in Italia.

Obiettivo: individuare il livello di consapevolezza rispetto alle tecniche produttive, al valore della pasta artigianale, alla lotta allo spreco. L’ha realizzata per conto di Mancini Pastificio Agricolo la società Last Minute Market, spin off dell’Alma Mater, in collaborazione con Swg, su un campione di 1300 soggetti maggiorenni. «La nostra mission è quella di dare valore al prodotto e, soprattutto, ai produttori da sempre più penalizzati perché all’interno della filiera sono coloro che meno beneficiano del valore aggiunto», ha sottolineato Andrea Segrè dell’Universitàdi Bologna, fondatore di Last Minute Market. Un’indagine per comprendere se esistano spazi di mercato per un prodotto sostenibile sotto tanti punti di vista: economico in primis, ma anche ambientale e sociale.

Per Massimo Mancini, titolare del pastificio, è stato un ritorno a casa. È da questa Università infatti che è partito laureandosi con una tesi sulla filiera del grano duro. Come ha evidenziato l’indagine, il mercato della pasta artigianale attualmente seduce il 7% degli intervistati che hanno affermato di utilizzarla abitualmente, ma esiste anche un mercato di nicchia che può comunque essere esteso – ha sottolineato Mancini.

Nonostante la crisi gli italiani sono disposti a spendere di più per una pasta di qualità: in media 1,6 euro per 500 gr. con il 10% degli intervistati che spenderebbe fino a 2,5/3 euro, fascia di prezzo in cui si colloca la pasta di Mancini Pastificio Agricolo. Il fatto poi che la pasta sia prodotta da una stessa azienda che coltiva il grano - caratteristica del pastificio marchigiano - rappresenta un valore abbastanza importante per la metà degli intervistati e molto importante per il 36%. Infine per un Paese in cui mediamente si consuma questo prodotto quasi cinque volte alla settimana è importante promuovere una maggiore comunicazione in merito alla filiera. Per quanto concerne lo spreco alimentare un dato sconfortante: la pasta cotta sarebbe l’alimento maggiormente gettato via.

Ecco perché il progetto di Mancini Pastificio Agricolo risulta, dati alla mano, vincente. A partire dalla sua storia che è partita dai campi di famiglia, all’epoca 60 ettari, ora diventati 500. Il pastificio è realizzato in mezzo ai campi di grano, nelle Marche, territorio votato al grano duro, dove batte il cuore dell’azienda.

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Alberto Lupini


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