Nei Musei aria nuova per il turismo

24 agosto 2015 | 11:23
di Alberto Lupini
Finalmente un po' di aria nuova nella gestione del turismo di questo Paese. Che alcuni dei più importanti musei italiani abbiano dei nuovi direttori, scelti attraverso un concorso per titoli e meriti e non attraverso cooptazioni interne ad una casta di intoccabili burocrati, costituisce una novità di grande rilievo che potrebbe permettere, il condizionale è ovviamente d'obbligo, di valorizzare in maniera significativa il nostro imponente patrimonio storico-artistico.

Che alcuni di questi nuovi direttori non siano nati in Italia, ma siano comunque cittadini europei, è un altro segnale di novità che apre la porta a esperienze e sistemi organizzativi che in altri Paesi garantiscono bilanci in attivo ai musei e ai flussi turistici. E del resto non possiamo pretendere di affidarci a logiche basate sulla meritocrazia e poi pensare che solo gli italiani (e magari solo quelli appartenenti all'attuale sistema totalmente fallimentare) siano titolari di qualifiche e professionalità.

C'è qualcosa di vecchio e un po' peloso nella polemica scatenata in proposito da tromboni come Vittorio Sgarbi, difensore di quella casta dei sovrintendenti che, nei fatti, non ha saputo valorizzare le nostre risorse culturali occupandosi, spesso malamente anche per mancanza di risorse, della sola tutela dei beni. Sovrintendenti che troppo spesso hanno usato il potere di veto, che solo in Italia è affidata a funzionari, per bloccare i progetti delle istituzioni spesso solo per dimostrare di essere detentori di un qualche potere.

E poco importa se fra i tanti no detti dai sovrintendenti ci sono ad esempio quelli all'apertura di bar o ristoranti all'interno di edifici storici. Il risultato è che dei grandi musei italiani solo 4 sono dotati di ristoranti, a differenza di quanto avviene nel resto del mondo. E mentre in musei esteri, con pochi reperti, ma dotati di servizi moderni (ristoranti, bookshop, prenotazioni online, accessibilità per i portatori di handicap, siti per visite virtuali, guide scaricabili sui cellulari, ecc.), le sole vendite dei biglietti garantiscono bilanci in attivo, da noi nemmeno mettendo insieme i ricavi di tutti i musei possiamo raggiungere il fatturato del Louvre.

Certo non tutta la colpa è dei sovrintendenti, ma è un dato di fatto che spesso questi funzionari pubblici hanno remato contro i progetti di valorizzazione invocando chissà quali pericoli per la tutela dei beni. In questa logica l'autonomia dei grandi musei che saranno sganciati dal sistema delle sovrintendenze (che dovranno svolgere altri ruoli importanti) è un passo importante verso un rafforzamento del sistema del turismo culturale. Ora servono però importanti strumenti per garantire progetti di sviluppo e promozione delle strutture.

In questo aspettiamo il Ministro Dario Franceschini a un nuovo gesto coraggioso: aprire ai privati la gestione di molti siti (per Pompei sarebbe ad esempio obbligatorio visto il disastro attuale) e mettere in vendita (per un numero limitato di anni) la possibilità di utilizzatore in modo esclusivo i diritti di immagine di alcuni capolavori che, ovviamente, nessuno potrebbe mai spostare o trasferire rispetto a dove sono attualmente o a dove lo Stato decidesse di ricollocarli. Basterebbero pochi importanti “contratti” per risolvere i problemi del deficit italiano, semplicemente trasferendo la temporanea titolarità di un bene che resterebbe comunque dove si trova, dallo stato italiano a qualche investitore internazionale.

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Alberto Lupini


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