Patatine fritte, ancora etichette bugiarde Dona (Unc): «Faremo ricorso all’Antitrust»

30 luglio 2015 | 18:44
Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Nonostante la multa di febbraio, pare che alcune delle aziende produttrici di chips punite severamente dall’Antitrust per pubblicità ingannevole abbiano deciso di continuare la loro propaganda di presunta “artigianalità” sotto mentite spoglie. Dopo diverse denunce di privati e dell’Unione nazionale consumatori, l’Antitrust aveva sanzionato sei mesi fa le marche San Carlo, Amica Chips, Pata e Ica Foods, quattro “big” del settore patatine, a causa delle loro etichette riportanti caratteristiche nutrizionali non corrette e “artigianalità” per prodotti in realtà industriali.



Attraverso diciture e immagini suggestive, venivano attribuite delle specifiche caratteristiche nutrizionali o salutistiche inesistenti oppure si fornivano informazioni sulla composizione, gli ingredienti o la modalità di cottura che facevano passare per artigianali queste patatine fritte industriali. Ora, a distanza di sei mesi, Amica Chips, Pata Spa e Ica Foods sembrano non aver imparato la lezione, riproponendo le stesse etichette, ma traducendole in inglese per sviare l’attenzione. L’Unione nazionale consumatori annuncia un nuovo ricorso all’Autorità.

«Evidentemente non tutti i produttori di patatine hanno preso seriamente la multa dell'Antitrust». È quanto dichiara Massimiliano Dona (nella foto), segretario generale dell'Unione nazionale consumatori, annunciando un nuovo ricorso all'Autorità per tre società produttrici di chips in busta (Amica Chips, Pata Spa e Ica Foods) che non avrebbero adeguato i propri messaggi promozionali alle indicazioni del Garante.

«Lo scorso febbraio - spiega Dona - a seguito di una nostra segnalazione, l'Antitrust ha censurato alcuni messaggi promozionali con i quali venivano accreditati a diverse varianti di patatine fritte in busta, specifiche caratteristiche nutrizionali o vanti salutistici oppure modalità di produzione “artigianali”. Oggi a sei mesi da quella multa di oltre un milione di euro, mentre alcuni produttori hanno effettivamente modificato le etichette per renderle più trasparenti, altri (Amica Chips, Pata Spa e Ica Foods) continuano a diffondere informazioni che rischiano di trarre in errore il consumatore».

E prosegue: «Può sembrare incredibile, ma alcuni produttori hanno semplicemente tradotto in inglese la dicitura già ritenuta ingannevole dall'Autorità (così “cotte a mano” diventa “hand cooked style”); questo tentativo di aggirare le regole ci sembra una mancanza di rispetto nei confronti dell'Autorità e dei consumatori. Ci auguriamo, dunque, che l'Antitrust intervenga con una nuova sanzione e soprattutto la modifica della comunicazione».

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Alberto Lupini


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