Progetto Pompei, troppi ritardi Blitz della Dia e sequestro degli atti

12 maggio 2016 | 10:44
Il progetto di restauro e tutela della città archeologica di Pompei procede in apparenza a gonfie vele. Lo assicura il sovrintendente ai lavori Massimo Osanna (nella foto). In realtà, però, i tempi di lavoro si sono fatti troppo lunghi, e i ritardi si sono accumulati. Come se non bastasse la Dia (Direzione investigativa antimafia) ha effettuato un'ispezione e il sequestro dei documenti nel cantiere della Domus del Marinaio per sospetti “condizionamenti esterni” nei lavori.



Ma facciamo un passo indietro, il "Grande Progetto Pompei" è un'iniziativa voluta dal Governo, atta a rafforzare azioni di tutela nell’area archeologica in provincia di Napoli. Si tratta, in sostanza, di un programma straordinario e urgente di interventi conservativi, di prevenzione, manutenzione e restauro. Della sua attuazione e del suo procedere, più soddisfatto non potrebbe dimostrarsi Massimo Osanna, sempre più ottimista ad ogni domus “riaperta”.

«Procediamo al ritmo - ha spiegato il sovrintendente - di un milione a settimana». Tuttavia qualche difficoltà sussiste: «Il ritardo accumulato è determinato essenzialmente dall'incompletezza dei progetti e dagli iter piuttosto lunghi delle gare di assegnazione dei lavori. Quando sono arrivato ho trovato un notevole ritardo nella redazione dei progetti che si collocano all'interno del cosiddetto "Grande Progetto". E allora abbiamo investito molto nelle risorse professionali. Il ministro Dario Franceschini ha creato una segreteria tecnica ad hoc composta da ingegneri, architetti e archeologi».


Massimo Osanna

Investimenti, tanti. Non di meno, dunque, le aspettative. Tuttavia rimane qualche perplessità per i ritardi accumulati, specialmente se si considerano le zone d'ombra che circondano i restauri della Domus del Marinaio: le svariate proroghe richieste - i lavori sarebbero dovuti terminare il 6 febbraio 2015, ma ancora procedono - hanno infatti attirato i sospetti della Dia. Gli agenti della Direzione investigativa antimafia hanno infatti effettuato un blitz negli uffici della soprintendenza.

Sequestrati gli atti della gara e dello stato di avanzamento del cantiere. La ragione? Il sospetto di condizionamenti esterni nei lavori… in breve, una possibile infiltrazione malavitosa. I tecnici della soprintendenza e i supervisori si sono detti tranquilli, e addebitano i ritardi alla mancanza delle analisi strutturali del progetto di restauro, assicurando l'assenza di coinvolgimenti della Malavita nelle gare bandite con i fondi dell'Unione europea.



A sostenere la tesi degli “addetti ai lavori”, l'ultima relazione sul controllo degli appalti relativa al primo trimestre del 2016, consegnata il 3 maggio scorso al direttore generale del progetto, generale Luigi Curatoli, a firma del responsabile della vigilanza antimafia, il maggiore Raffaele Giovinazzo. Anche se, è importante ricordarlo, non sarebbe la prima volta che lavori di restauro della domus del Marinaio finiscono nel mirino della Dia: l'ultimo blitz risale infatti al non lontano 2013.

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Alberto Lupini


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