I ristoratori sui social media Non basta esserci, bisogna saperci stare

31 gennaio 2017 | 18:03
di Vincenzo D’Antonio
Vicina al vero, nel senso che è pericolosamente vicina al vero ma precisamente vera non è, l’affermazione seguente: «Sui social media bisogna esserci». È rigorosamente necessario implementare la suddetta affermazione e commutarla saggiamente in questa differente versione: «Sui social media bisogna saperci stare». E per saperci stare bene, traendone vantaggio e non nocività, bisogna affidarsi a detentori di competenze specifiche, esse messe al servizio, beninteso, di quanto la proprietà decide di fare in funzione di sua strategia.



Nel team urge la presenza del social media manager. È cosa che suona strana ed inusuale? Davvero? Quindi dovrebbe apparire strano ed inusuale che in cucina ci sia chef con sua brigata, i camerieri in sala, i lavapiatti alla plonge. Suonerebbe strano ed inverosimile la cosa opposta, ovvero non avere le competenze giuste laddove esse servono. Può un ristoratore permettersi un social media manager? La domanda va capovolta: «Può un ristoratore permettersi il lusso di non avere un social media manager?». Nel team oppure in outsourcing, in ogni caso competenze (e non improvvisazione e dilettantismo) per sovraintendere alle relazioni che si innescano mediante i social media, sono necessarie.

Quando fare questo passo? Probabilmente dopo avere acquisito contezza di cosa si vuole davvero ottenere dal “saperci stare” sui social media. Immaginiamo di dover scrivere un piano di social media marketing. Per definizione, come benissimo il ristoratore sa, conviviamo con risorse carenti. Diviene pertanto indispensabile saper individuare la priorità. E su essa, e non su altro che diviene nocivo elemento distraente, concentrarsi e coerentemente agire. Qual è la priorità? Domanda alla quale non si sa rispondere se prima non ci si pone domanda cruciale; la seguente: «Con quale criterio mi accingo ad individuare la mia priorità?». Ecco, siamo sulla buona strada. Ci soccorre, come tantissime altre volte senza che quasi mai ce ne accorgiamo, il piano cartesiano.



Guardiamolo attentamente. Sull’ascissa poniamo la complessità, laddove per complessità vuole intendersi lo sforzo che necessita per attuare un’azione. Sull’ordinata poniamo il valore, laddove per valore vuole intendersi il “premio” che conseguiamo a fronte di un’azione bene attuata. Premio che nella gran parte dei casi significa profitto incrementale. Profitto incrementale, attenzione, ancor prima di fatturato incrementale; le aziende vivono di profitto, non di fatturato. È con il profitto che si generano le risorse per investire e quindi per prosperare.

Orbene, ne conseguono quattro quadranti. Il quadrante con il punto di domanda contempla le azioni a bassa complessità, diciamo le cose “facili” che arrecano basso valore. Ha senso individuare questo quadrante come nostra priorità? Non credo proprio. Il quadrante con il divieto di accesso contempla azioni di... puro masochismo (!) vicine al suicidio aziendale. Sì, infatti si tratterebbe di cimentarsi in azioni molto complesse, quindi difficili, a fronte di basso valore. Potrebbe mai essere ciò una priorità? Ecco, una volta tanto, non abbiamo dubbi. La risposta è tassativamente «no».

Occhio al quadrante 1. Bassa complessità ed alto valore. Ma è la manna dal cielo. Come si fa a non presidiare questo quadrante? Ovvero, in altre parole, come si fa a non individuare qui, in questa combinazione di complessità bassa e di valore alto, la nostra priorità? Eureka! Abbiamo trovato!

Attenzione, c’è ancora il quadrante 2. Alto valore ed alta anche la complessità. È cimento più arduo. Verrebbe voglia di dire: «Ma chi me lo fa fare». Sto nel quadrante 1, più agevole. Giusto, il quadrante 1 è innegabilmente più agevole e pertanto può o deve costituire la priorità. Ma attenzione, ancora attenzione. Siamo, fortunatamente per tutti, in un agone competitivo. Qualora ci sentissimo in grado di individuare nel quadrante 2 invece che ne quadrante 1 la nostra priorità, allora saremmo nelle condizioni di offrire qualcosa che in pochi, forse, tra i nostri colleghi e competitors, saprebbero offrire.

Ricordiamoci che stiamo parlando di “saper stare sui social media”. Ci sia consentito un non richiesto suggerimento: sia il quadrante 1 la priorità. Ma dopo una fase utilissima, e non necessariamente breve, in cui si cominciano a trarre i benefici dall’attuazione della priorità, così incrementando anche fiducia e competenza verso l’utilizzo smart dei social media, si cominci a pensare che la prossima priorità è il quadrante 2. Senza dimenticare un obiettivo forse già raggiunto. Quale? Rifuggire dal quadrante con il “punto di domanda” e dal quadrante con il divieto di accesso: parassiti fagocitatori di risorse.

E adesso, umilmente, senza timore di apparire scolaretti (!), una bella pausa con il vostro team, carta e matita per tutti, piano cartesiano e via ad individuare i contenuti specifici dei quadranti.

© Riproduzione riservata


“Italia a Tavola è da sempre in prima linea per garantire un’informazione libera e aggiornamenti puntuali sul mondo dell’enogastronomia e del turismo, promuovendo la conoscenza di tutti i suoi protagonisti attraverso l’utilizzo dei diversi media disponibili”

Alberto Lupini


Edizioni Contatto Surl | via Piatti 51 24030 Mozzo (BG) | P.IVA 02990040160 | Mail & Credits  -  Policy  -  PARTNER  -  EURO-TOQUES | Reg. Tribunale di Bergamo n. 8 del 25/02/2009 - Roc n. 10548
Italia a Tavola è il principale quotidiano online rivolto al mondo Food Service, Horeca, GDO, F&B Manager, Pizzerie, Pasticcerie, Bar, Ospitalità, Turismo, Benessere e Salute. italiaatavola.net è strettamente integrato
con tutti i mezzi del network: i magazine mensili Italia a Tavola e CHECK-IN, le newsletter quotidiane su Whatsapp e Telegram, le newsletter settimanali rivolte a professionisti ed appassionati, i canali video e la presenza sui principali social (Facebook, X, Youtube, Instagram, Threads, Flipboard, Pinterest, Telegram e Twitch). ©® 2024