Saint Vincent, il casinò rischia di fallire A bilancio perdite per 21,5 milioni di euro

Il Casinò di Saint Vincent vacilla ed è sull’orlo del fallimento. Al 31 dicembre 2017 il bilancio dichiarato presentava un “buco” da 21,5 milioni di euro. L’assemblea dei soci esaminerà il documento il 14 settembre

07 settembre 2018 | 18:30
È vero che per fare una prova occorrono tre indizi, ma è anche vero che possono bastarne due “di peso”. La prova è che le case da gioco italiane sono in crisi perché oltre al caso di Saint Vincent dobbiamo ricordare quello recente di Campione d’Italia che i battenti li ha già chiusi: fallito.


(foto: La Stampa)

Il destino per i “colleghi” aostani sembra segnato. Già da ora il collegio sindacale avverte che da settembre non ci saranno più fondi per i pagamenti: La Repubblica riporta infatti una nota sindacale secondo la quale «incertezze significative in tema di continuità aziendale per le forti criticità riferibili alle capacità dell'azienda di far fronte ai pagamenti alle scadenze nel breve/brevissimo termine quanto alla sostenibilità economica della gestione ordinaria e di possibili accadimenti straordinari».

Questa vicenda dei fondi tuttavia potrebbe essere solo la goccia che farebbe traboccare il vaso. Precedentemente era stata avviata un'inchiesta da parte della Guardia di Finanza e della Corte dei Conti sui maxi-finaziamenti pubblici per 140 milioni ricevuti dalla Regione autonoma. Risultato: sequestro dei beni a 21 ex consiglieri regionali valdostani tra cui l'ex presidente Augusto Rollandin.

Inoltre un anno fa circa 262 licenziamenti erano stati applicati tra dipendenti in forza alla sala da gioco e all'albergo inglobato nella struttura. In febbraio i 648 lavoratori, avevano scioperato e in molti si sono presentati ad Aosta per assistere alla seduta dell'assemblea regionale valdostana. In luglio, poi, era stato raggiunto l'accordo per una serie di "uscite" concordate.

«L'analisi dell'origine della perdita d'esercizio - si legge ancora nella relazione del collegio sindacale riportata da La Repubblica - porta a considerare che la stessa è generata in parte dall'ancora elevato costo del lavoro (che ha subito un aumento in percentuale del 5,1%, pari a 2,6 mln di euro, passando da 51,6 a 54,2 mln) in particolare se parametrato ai volumi di fatturato».

Il collegio sindacale evidenzia che sull'esercizio 2017 «incidono pesantemente gli accantonamenti obbligatori correlati alla procedura cosiddetta “Fornero”, pari a 12,3 milioni, oltre agli elevati ammortamenti tecnici e ai ridotti volumi di fatturato, questi ultimi con un calo del 3,1% (2 milioni di euro)».

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Alberto Lupini


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