Il turismo online di Franceschini fa flop Chiude il portale Verybello.it

13 gennaio 2017 | 10:08
di Andrea Radic
Per essere efficaci in rete non basta annunciarlo, bisogna applicarsi con professionalità e costanza, entrambe caratteristiche assenti nella mente dei guru digitali del ministro. «Verybello - strombazzava la nota del Mibact, il ministero dei Beni culturali - è un nuovo modo di viaggiare in Italia attraverso la nostra straordinaria offerta culturale. Una piattaforma digitale interattiva che, attraverso un linguaggio immediato e visivo, racconta l'Italia da un punto di vista inedito». Peccato per un lungo periodo solo in italiano.



Un portale che rientrava in un progetto di promozione turistica per il quale erano stati stanziati 5 milioni di euro. Ma il Ministro gongolava con il punto esclamativo: «In 6 ore 500mila accessi a www.verybello.it! Invieremo 3mila mail ai siti giornalistici offrendo di prendere il banner di Verybello gratuitamente. Dobbiamo sfruttare questa occasione per promuovere al massimo la nostra offerta di turismo culturale. Come speravamo, grande pubblicità da ironie, critiche e cattiverie sul web... Verygrazie!».

Il web si scatenò con la consueta ironia, soprattutto sull'infelice scelta del nome, in un inglese maccheronico («very bello») per un sito che dovrebbe raccontare le bellezze italiane. Ma anche sui contenuti del sito, giudicato dagli esperti «un ottimo esempio di come non si realizza un sito web» quanto ad accessibilità, versioni in lingua (mancava quella inglese, per un sito che dovrebbe attirare gli stranieri) e trasparenza.

Critiche che il Ministro ha bellamente ignorato correndo diritto verso la chiusura avvenuta in questi giorni. La pagina è vuota, tranne un modulo per chiedere informazioni, che però non si può inviare, e un annuncio poco affidabile che recita: «Il nuovo sito presto online». L'amministratore del dominio risulta essere Onofrio Cutaia, che poi è il direttore dello Spettacolo dal Vivo del Ministero di Franceschini. Anche da vivo il sito non era chissà che, pochi followers, pochissimi commenti, ancora ironia. Inoltre era già online il sito dell'Enit, Italia.it, anche questo "vintage" a dir poco. Ma nulla fermò la spinta digitale del turismo. Ora che il sito è morto, almeno possiamo piangere sui 35mila euro spesi (solo per la progettazione e l’ideazione)... Very triste.

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Alberto Lupini


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