Nel Veronese riapre l'Ossario di Custoza Il Risorgimento promuove il territorio

Un belvedere mozzafiato e un pezzo di storia del Risorgimento custodito in un monumento unico nel suo genere. Siamo nel Veronese, dove l’Ossario di Custoza ora si svela al pubblico in una veste completamente rinnovata

23 giugno 2018 | 12:34
Ciò che lo distingue da altri ossari italiani di natura militare è la disposizione che è stata data ai crani e alle ossa esposte, a “diretto contatto diretto” con il visitatore che produce un forte impatto emotivo. Posto sul monte Belvedere, l’Ossario, con i suoi 40 metri d’altezza, svetta sul territorio circostante, mostrando la sua forza e il suo commovente significato.



Con la sua inconfondibile struttura piramidale, questo luogo racconta come l'Italia - alla fine dell’800 - sia riuscita a dare vita a un luogo di grande suggestione dedicato alla storie e alla memoria dei fondamentali eventi militari: in questo angolo delle colline moreniche a sud del lago di Garda sono conservati 1800 teschi di soldati provenienti da diversi stati europei e di religioni differenti, che combatterono tra il 1848 e il 1866 durante la prima e terza Guerra d'indipendenza.

Si sale, tornando "alla vita", al ballatoio, che concede uno sguardo panoramico a 360° su quello che fu il campo di battaglia, su Custoza e i suoi dintorni, ricordandoci quanto questo sia un territorio tutto da scoprire, dalla natura incontaminata e dalle produzioni enogastronomiche di altissima qualità.

Dagli anni 2000, il compendio dell’Ossario e il colle che lo ospita sono stati oggetto di una rinnovata attenzione che ha portato, a partire dal 2016 (anno del centocinquantenario della battaglia del 1866), alla realizzazione del progetto museale.

Annessa all’Ossario vi è una costruzione civile, voluta all’epoca come residenza del custode del complesso, che svolse questa funzione sino al 2010. I piccoli locali al suo interno sono stati, ora, rivisti per ospitare le nuove sale museali previste nel progetto. Il visitatore si sposta tra le stanze e gli spazi dell’edificio come tra altrettante “stazioni”, tra i volti e i nomi, i tempi e i luoghi della battaglia.

Ad attendere il visitatore in due sale della Casa del Custode, sono alcuni testimoni diretti delle storie che vi si raccontano. E sono le loro voci e la loro presenza fisica a suscitare emozioni: due generali, un giovane ufficiale destinato a diventare uno degli scrittori più amati dell’Italia post-risorgimentale, un prete di campagna, un influente teorico dell’architettura. Sono loro che accompagnano, come vere e proprie guide, alla scoperta dei fatti e delle circostanze.

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Alberto Lupini


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