Ciccio Sultano: «La qualità made in Sicily» Le Soste di Ulisse la vogliono promuovere

23 novembre 2016 | 17:36
di Alberto Lupini
In occasione di “La Sicilia è un continente”, la grande convention siciliana organizzata da Le Soste di Ulisse a Villa Igiea a Palermo, tante sono state le voci che si sono alzate a favore della promozione della qualità siciliana in Italia e nel mondo. Oltre agli interventi di noti giornalisti e chef italiani (in primis, Massimo Bottura), anche il presidente de Le Soste di Ulisse, Ciccio Sultano, patron del Duomo di Ragusa Ibla (due stelle Michelin, 12° ristorante migliore d'Italia secondo la tabella comparativa stilata da Italia a Tavola tra i risultati delle maggiori guide di settore), ha detto la sua, chiarendo che la funzione principale dell'associazione è fare qualità e portare questa stessa qualità alla gente, in Italia e all'estero.



«Non ci siamo assunti un ruolo preciso - ha spiegato Sultano - nè vogliamo sostituirci ad alcun assessorato, bensì abbiamo capito di aver bisogno di velocità, di determinazione, non abbiamo tempo di fare la fila». Ecco perché questo convegno è stato solo il primo passo verso un nuovo salto di qualità de Le Soste di Ulisse, un'associazione pronta ad una strada in salita, senza alcuna intenzione di fermarsi.

«Strategie, idee, innovazioni - ha continuato il patron del ristorante Duomo di Ragusa Ibla - cercare insomma di intravere il futuro. Nel nostro caso dobbiamo cercare di essere più lungimiranti, dobbiamo capire cosa fare nel 2017 e come comportarci nel 2018 fin da subito». Ciccio Sultano ha preso allora la palla al balzo per rispondere alle provocazioni di Massimo Bottura e degli altri chef presenti, vale a dire il bisogno di radicarsi al meglio prima in Italia, piuttosto che correre subito oltre i confini del Belpaese.



«Il concetto che dà il nome al convegno, “Sicilia, continente gastronomico” è legato alla nostra Regione per una questione di dibattito, niente di più. Noi siamo comunque parte dell'Italia, fare un evento in Sicilia è come farlo a Milano. Non vogliamo andare all'estero tanto per saltare l'Italia, al contrario, anche in Italia vogliamo fare e faremo promozione. Quello che l'associazione vuole dire oggi è: non vogliamo “piangerci addosso” aspettando che qualcuno si occupi di noi, ci vogliamo occupare noi di noi stessi».

«Quella di Massimo - continua il patron del ristorante bistellato, in riferimento alle “critiche” amichevoli mosse dal collega modenese in fase di convegno a proposito di una “pigrizia” siciliana - è stata una metafora da comprendere. Era una provocazione, ma lui sa noi come associazione che cosa facciamo, sa che lavoriamo bene. C'è bisogno di fare quello che già l'associazione sta facendo: rimboccarsi le maniche e lavorare. Al convegno abbiamo invitato numerose persone perché volevamo sapere cosa gli altri vedono quando guardano noi dall'esterno. Questo è il nostro obiettivo: lavorare e capire come promuoverci».



E a sentire Ciccio Sultano, la linea guida per la promozione della Sicilia non sarà ovviamente la quantità, quanto la qualità. Lo si intuisce dalla maniera in cui l'associazione è nata, così le parole di Ciccio Sultano: «Ci siamo conosciuti, ci siamo uniti, ci siamo - come direbbero qui in Sicilia - “profumati le carni” per capire se darci o meno la giusta confidenza». Ad oggi, in questa rete confidenziale sono circa un centinaio tra ristoranti, aziende ricettive, aziende di servizio... e la volontà non è quella di “trascinare” altri nei propri ranghi: «La nostra intenzione è gestire la qualità in Sicilia. Cresciuta la qualità, crescerà anche il numero di soci».

Insomma, aumentare e promuovere la qualità. Per farlo già due idee sono in cantiere nell'associazione. La prima è «un'App, che fornisca al turista il mezzo per conoscerci e venirci a trovare; inoltre abbiamo sancito un accordo con due grossi tour operator siciliani: siamo pronti ad andare alla Fiera del Lusso a Cannes. I tuor operator in questa circostanza servono a “tradurre” quello che noi siamo, abbiamo trovato le persone giuste. Noi chiediamo sempre, bussiamo alla porta di chi ci può aiutare».


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