Cuoco, una professione usurante Al lavoro per il riconoscimento

Quella di cuoco è una professione mossa dalla passione ma che oltre alle numerose soddisfazioni prevede grossi carichi di lavoro e turni spossanti. Un impegno che richiede sacrificio e fatica quotidiani . Così sei realtà di settore si sono riunite per creare un percorso che porti ad un documento da presentare al Ministero per il riconoscimento

07 marzo 2018 | 14:33
Le sei realtà sono: Accademia delle professioni Dieffe, Fic-Federazione italiana cuochi, Veneto Lavoro, Confcommercio, Cisl e Spisal. L’obiettivo è quello di sottolineare e far riconoscere ufficialmente la natura gravosa del mestiere di cuoco, affinché possa essere inserito nella lista delle professioni usuranti e possano essere prese misure di tutela adeguate per la categoria.



Presenti al tavolo di lavoro Rocco Pozzulo (presidente Fic - Federazione italiana cuochi), Federico Pendin (presidente della Cooperativa sociale Dieffe), Tiziano Barone (direttore di Veneto Lavoro), Enrico Rizzante (Confcommercio Padova), Paolo Nalesso (Cisl Veneto), Matteo Gregolin e Andrea Guarnieri (Job Select), Giorgio Sbrissa (Enaip Veneto), Luciano Moro (esperto di formazione professionale) e Spisal (Servizio prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro) di Padova.

«Saranno monitorati gli aspetti sanitari e di igiene del lavoro dei professionisti della cucina - ha precisato Federico Pendin - operare con tempistiche pressanti, in spazi spesso ristretti e in condizioni ambientali non sempre agevoli, in ambienti con alte temperature e con la presenza di fumi e vapori continui, insieme alla postura scorretta e a un sollevamento di pesi costante, provoca a lungo andare danni alla salute dell’organismo».

«Essere cuochi oggi significa operare in un settore in continua crescita - ha spiegato Tiziano Barone di Veneto Lavoro - le assunzioni solo nella mostra regione sono passate dalle 16.000 unità del 2014 alle 21.700 del 2017, segnando un +35% in 3 anni. Un popolo di popolo di professionisti a cui è richiesta però una forte resistenza allo stress, sia dal punto di vista fisico che mentale».

«È un mix di componenti che viene messo in gioco - ha aggiunto Rocco Pozzulo - sia quello psicologico-relazionale sia quello fisico, in quanto il cuoco è chiamato a lavorare in periodi festivi, in orari disagiati e con richieste molto pressanti. È per questo, forse, che un alto numero di cuochi lascia la professione dopo 10/15 anni di attività cercando un contesto lavorativo più favorevole. È quindi necessario continuare a dedicare ampio spazio alla formazione, sia riorganizzando tempi e metodi di lavoro, per esempio ruotando i diversi compiti della cucina in modo da svolgere più mansioni diverse tra loro, sia acquisendo abitudini personali in grado di prevenire comportamenti a rischio, come per esempio l’attività sportiva».

Nel corso della giornata, il presidente Pozzulo ha incontrato i giovani studenti dell’Istituto Professionale Dieffe, presentando le attività e il ruolo che la Fic ricopre a livello internazionale ma anche, e soprattutto, condividendo con loro la propria esperienza professionale. «Diffidate dalle scuole che promettono di formarvi per andare in televisione – ha spiegato - lì ci si arriva perché si hanno una lunga formazione e gavetta alle spalle, perché si ha qualcosa da raccontare. Mettetevi in gioco, partecipate a concorsi e quando lavorate ragionate come se aveste sempre un giudice alle vostre spalle. Così diventerete bravi cuochi!».

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Alberto Lupini


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