Giorgio Sabbatini, il pizzaiolo numero 1 «La mia pizza punta all’eccellenza»
31 maggio 2017 | 16:46
di Gabriele Ancona
Giorgio Sabbatini
«Ero timido - racconta - e preferivo evitare il contatto con la clientela in sala. Il banco di lavoro, tra farina e farciture, mi tranquillizzava». Voleva evitare i riflettori, Giorgio, ma 32 anni dopo sarebbe diventato il pizzaiolo numero uno al mondo. Riservato sì, ma con grinta e determinazione da vendere. «Ho lavorato sodo, ho partecipato a tante competizioni - spiega - ma ho provato sempre una sensazione di incompiutezza. Allora ho preso il toro per le corna e ho frequentato i corsi della Scuola Italiana Pizzaioli. È stata la svolta».
Oggi Giorgio Sabbatini è responsabile ricerca e innovazione progetto pizza di Love It, il primo experience store dedicato al Made in Italy. Il locale è a Milano e propone una formula che si presta a essere replicata. In settembre si inaugura infatti un gemello a Praga.
«La nostra linea di cucina - puntualizza Sabbatini - punta sulla produzione agroalimentare italiana di eccellenza. Artigianato gastronomico allo stato puro». Una ristopizzeria con un’identità ben definita; in questo caso, la definizione di ambasciatore della cucina italiana non è buttata al vento. Sul versante pizzeria Giorgio Sabbatini utilizza quattro tipi di impasto per altrettante tipologie di offerta: teglia, pizza in pala alla Romana (rotonda), multicereali e mondiale.
Per questa sono previste ben tre fermentazioni in un impasto, di cui una a base di farina integrale a tutto corpo. «La pizza - sottolinea Sabbatini - è un prodotto semplice, nasce dal pane. L’impasto riveste quindi un ruolo fondamentale. Fermentazione, maturazione e lievitazione sono le parole chiave». A monte, la ricerca delle farine, ma Sabbatini ha le idee chiare: da 25 anni utilizza la linea Le 5 Stagioni di Agugiaro&Figna Molini.
E in merito alle farciture? «Pomodoro, mozzarella e al massimo altri tre ingredienti». Filosofia confermata dalla sua Margherita Campione del Mondo reinterpretata ai 10 pomodori, che prevede in aggiunta solo mozzarella di bufala e basilico. Una ricetta che, esprimendo il Made in Italy anche a livello cromatico, si è imposta su quelle di altri 488 concorrenti. «Un mosaico di pomodori - racconta Giorgio - composto da due confit, da quello saltato in padella con cipolla di Tropea, dal giallo del Piennolo croccante e senza semi, dal filetto di San Marzano e dal Datterino di Ragusa, più una miscela di Igp e Dop del Vesuvio. In uscita, a crudo, il ciliegino».
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