Il più grande pasticcere Antonio Daloiso: «La televisione mi ha aperto un mondo»

09 marzo 2016 | 17:11
di Luana Locatelli
Da quando la cucina ha invaso i palinsesti televisivi, i cuochi sono diventati delle “star”. Non sono da meno i pasticceri, che soprattutto nell’ultimo periodo sono protagonisti di “dolci” trasmissioni tv, come “Il più grande pasticcere”. Il vincitore della prima edizione, Antonio Daloiso (nella foto) (maestro pasticcere AMPI) racconta la sua esperienza e le origini della sua passione per la pasticceria.


«Sicuramente per me quest’esperienza ha significato tanto», dice Daloiso. «I riflettori della televisione sul mondo della pasticceria sono molto importanti perché aiutano ad arrivare a tutto quel pubblico che non riusciresti a raggiungere in altre maniere. Io avevo già un negozio, avevo già affrontato un campionato mondiale, provengo da una famiglia di pasticceri, ero già in AMPI, quindi il mondo della pasticceria per me era un mondo conosciuto; ma la televisione mi ha aperto un mondo nuovo, un’idea. Facendo pubblicità su un social o per carta si può arrivare a mille, 2mila, 3mila persone. Quando vai in onda raggiungi 4milioni di persone, contemporaneamente 4milioni di persone ti guardano, da lì sono nate parecchie proposte ed è iniziata una scalata verso tutto quello che è venuto dopo».

Diventare pasticcere non è un compito facile; il percorso è lungo e di certo faticoso, ma Antonio Daloiso era destinato a fare carriera in questo campo. C’è chi culla una passione dentro di sé e poi decide di renderla un lavoro vero, e chi invece nasce e cresce in una realtà che poi segna il suo futuro.

«Di solito una persona fa questi lavori perché dice “mi è nata dentro una passione” - spiega Daloiso - io al contrario penso di esserci nato con una passione dentro, perché mio papà ha una pasticceria, la quale era già prima di suo papà, e si trova nello stesso posto dal ’63. Quando si è con i genitori poi però, le mura sono diventano“strette”, si litiga… Io sono uscito di casa a 17 anni, quando sono tornato avevo 22 anni e ho deciso di aprire un mio negozio».

«Non c’è un dolce tipicamente nord-barese - conclude Antonio Daloiso - io sono pugliese, sono di Barletta, e non c’è un dolce tipico barlettano. Abbiamo dei dolci tipici delle ricorrenze, ma non dolci che ci caratterizzino. Parecchi dolci che facciamo sono dei nostri cavalli di battaglia, ma uno che ci caratterizza come negozio, come marchio, è “Africa”, il dolce che abbiamo creato per la finale de “Il più grande pasticcere”, e da lì l’abbiamo portato avanti, ora è diventato un vero marchio di fabbrica, ne produciamo più di 200 la settimana».

Foto: Riccardo Melillo

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Alberto Lupini


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