Un premio per giovani agricoltori Borse di studio intitolate a Pastori
Potrebbe essere il “Premio alla follia o ai sognatori” quello inventato a Brescia dalle Istituzioni agrarie raggruppate intitolato a Giuseppe Pastori che nel 1885 lasciò 400 ettari di terreni per una scuola agraria
15 novembre 2017 | 10:58
di Renato Andreolassi
«Seppur giovanissimi abbiamo creduto e crediamo nel sogno di voler vivere in montagna dedicandoci a coltivare piccoli frutti, ortaggi, legumi e un alveare. Siamo un po’ incoscienti e matti, ma è il nostro futuro». Cosi i trentenni Stefania Reali e Simone Frassini che, dopo essersi laureati all'Università della montagna a Edolo (Bs), hanno inventato l'azienda dal nome che è un programma: “Cosa tiene accese le stelle'”. A Bovegno in Alta Val Trompia, sono partiti da zero, senza alcun finanziamento per realizzare il loro sogno. E ci sono riusciti con l'incoscienza e la spavalderia tutta dell'età giovanile. Le doti che hanno guidato un altro premiato, Michele Vescia quando negli anni '60, contro tutti e contro tutto diede vita alle prime doc bresciane, a partire dal Lugana là dove vi era solo argilla incolta.
Vescia è il padre nobile, il papà di tutti i vini di qualità del bresciano, soprattutto quelli che si affacciano sul lago di Garda. Premiato anche Davide Paolini ex allievo dell'Istituto Bonsignori che assieme ad altre tre scuole agrarie bresciane tiene vivo con linfa giovanile il mondo della terra. Un binomio “terra- formazione” che ha origini lontane che risalgono al 1895 quando due preti, Bonsignori appunto e Piamarta diedero vita alla colonia agricola di Remedello tenendo accese le stelle, sul duro lavoro dei campi.
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Alberto Lupini