Ticket restaurant, cambiamenti in vista Libero utilizzo non legato al pasto

01 febbraio 2017 | 14:24
di Andrea Radic
Secondo la Fiepet-Confesercenti (Federazione italiana esercenti pubblici e turistici) è in approvazione al ministero dello Sviluppo economico un decreto sui buoni pasto, che ne muterebbe l’utilizzo. I buoni nascono infatti come contributo al dipendente in sostituzione del servizio mensa, pertanto destinati ad essere spesi negli esercizi commerciali di somministrazione. Il provvedimento del Mise cancellerà la spendibilità del ticket nelle imprese di somministrazione, poiché farà venir meno il legame con la giornata lavorativa.



I bar e i ristoranti, già pesantemente colpiti dalla crisi economica, subirebbero un inevitabile contraccolpo da questa determinazione ministeriale e quelli rimasti, se non chiuderanno a breve, saranno costretti a licenziare i dipendenti. La crisi economica non ha risparmiato nessuno, ma sicuramente a pagarne le conseguenze saranno, soprattutto, le imprese di piccole e medie dimensioni che operano nell’attività di somministrazione di alimenti e bevande.

Se è vero che sono sempre di più gli imprenditori pronti a scommettere in questo settore, è pur vero che solo in pochi riescono a tenere in piedi la propria attività, entro i 5 anni dalla nascita. Infatti, da un’indagine dell’osservatorio di Confesercenti, risulta che 3 imprese su 4 aperte nel 2011 hanno chiuso entro 5 anni ed oltre il 45% entro 3 anni, con gravi ripercussioni occupazionali che hanno portato alla perdita di migliaia di posti di lavoro.

Sono dure le parole della Federazione contenute in una nota: «In tale contesto, ci aspettavamo che il Governo intervenisse per sostenere la categoria, come da noi fortemente e ripetutamente richiesto. Ma al danno si aggiunge adesso la beffa».

Ad oggi la situazione è ancora quella che indica i ticket spendibili esclusivamente negli esercizi commerciali convenzionati. Come si legge nell’ultimo aggiornamento pubblicato dal sito del Mise. Sia in formato cartaceo che elettronico, il buono pasto è da considerarsi contributo sostitutivo della mensa ed è spendibile per il pasto, come specificato nelle disposizioni per le aziende che richiedono la possibilità di emetterli.

Ma la presidente nazionale di Fiepet, Esmeralda Giampaoli, non si fida e dichiara: «Il buono pasto è nato come servizio sostitutivo di mensa - afferma - e così deve rimanere, per non fare chiudere i locali autorizzati alla somministrazione. Non dimentichiamoci, tra l’altro, che tra sconti diversi, tempi di pagamento allungati ed altri costi accessori, la gestione dei buoni pasto ha complicato enormemente la vita dei pubblici esercizi che aderiscono a tale servizio».

È necessario, invece, che i ristoratori ritornino ad essere protagonisti di questa offerta, proponendo un servizio di qualità a fronte di un ticket che abbia commissioni accettabili, con tempi di pagamento fissi, per evitare aggravi gestionali alla categoria. La nuova normativa dovrebbe altresì consentire il frazionamento del buono pasto giornaliero, che di fatto già avviene, evitando il sistema dei resti sugli scontrini, favorendo il cliente per un consumo mirato alle proprie necessità.

«In definitiva - conclude la presidente Fiepet - il buono pasto non può essere trasformato in un ticket per la spesa corrente, ma deve continuare ad assolvere alla funzione per la quale è stato ideato. Quello di sostituire un pranzo aziendale nei locali convenzionati e senza avere nulla da dividere con altre agevolazioni già regolamentate con il welfare e ampiamente diffuse sul mercato nazionale».

Certo se il buono pasto perdesse la sua natura, la Fiepet ha pienamente ragione. In caso di liberalizzazione dell’utilizzo, tanto varrebbe dare soldi veri in busta paga.

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Alberto Lupini


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