Bambini e glutine, quando introdurlo? La celiachia dipende anche dai geni

18 giugno 2016 | 14:28
di Tiziana Colombo
La celiachia è uno dei disturbi più diffusi al mondo, colpisce circa l'1% della popolazione in Europa e Nord America. La prevalenza di questa malattia è più elevata tra le persone che hanno parenti di primo grado affetti da celiachia (dal 10 al 15%). Il fatto che la diffusione sia aumentata solo nei paesi sviluppati negli ultimi decenni, sottolinea il ruolo importante che hanno uno o più possibili fattori scatenanti ambientali diversi dal glutine.



È dimostrato che il background genetico è il fattore principale di predisposizione alla celiachia, mentre l’interazione tra fattori genetici e ambientali che regolano l'equilibrio tra tolleranza e risposta immunitaria al glutine è ancora poco conosciuta. S’ipotizza che alcune pratiche potrebbero favorire la risposta immunitaria al glutine come le infezioni intestinali, la quantità e la qualità di glutine ingerito, una predisposizione a livello intestinale e, non ultimo, le abitudini alimentari infantili.

Nei paesi industrializzati la pratica più diffusa è introdurre il glutine a 6 mesi di età, tuttavia quando sia meglio iniziare non è stato ancora rigorosamente indagato. Ci sono però alcuni studi che indicano una finestra di tempo, tra i 4 e i 7 mesi, durante i quali l'introduzione del glutine potrebbe facilitare l'induzione alla tolleranza. In questo senso, lo studio più importante è stato svolto in Svezia tra gli anni 1980 e 1990 il quale ha dimostrato che l'introduzione di una piccola quantità di glutine durante l'allattamento dei neonati tra i 4 ei 6 mesi di età, riduce il rischio di malattia celiaca.

Il discordo è assai diverso per i bambini ad alto rischio, ossia quei bambini con predisposizione genetica dove uno o entrambi i genitori sono celiaci. In questi casi molti medici consigliano l'introduzione del glutine ritardata in quanto questo ritardo può consentire la maturazione di una piccola barriera intestinale. Recentemente la comunità scientifica ha fatto però su questo punto un passo indietro. In particolare, ricerche importanti, tra cui una italiana (Celiprev), hanno concluso che non ci sono finestre temporali per i bambini ad alto rischio.

Purtroppo, non fa differenza, quando introdurre il glutine, così come la durata dell’allattamento materno, il solo fattore importante rimane la predisposizione genetica. L’unico beneficio dell’introduzione tardiva del glutine è la maggiore tolleranza ai sintomi. Un bambino di uno anno affronta meglio i disagi della malattia di un bambino di pochi mesi. Non ci sono, invece, problemi a proporre cibi contenente glutine ai bambini di sei mesi se non c’è rischio ereditario.

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Alberto Lupini


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