Il caffè può far bene alla salute Fondamentali le proprietà antiossidanti

11 luglio 2017 | 11:14
L’eterno dibattito sul caffè ora ha una nuova risposta alla domanda: fa bene oppure no? E in che quantità? Proprio oggi due importanti studi pubblicati in contemporanea su Annals of Internal Medicine hanno detto che il caffè fa bene, “allunga la vita” come si dice in questi casi perché rispetto a chi non beve caffè, chi consuma una tazza di caffè (da 235 ml, la nostra tazzina è invece intorno ai 40 ml) al giorno ha un rischio inferiore del 12% di morte da tutte le cause (disturbi cardiaci, cancro, ictus, diabete, problemi respiratori e renali). Non solo, a chi consuma tre o più tazze va ancor meglio: il rischio di mortalità, rispetto ai non bevitori, è più basso del 18%.



Uno dei due studi è quello europeo condotto su larga scala - oltre 520mila sono i soggetti coinvolti, da 10 Paesi europei - sul rapporto tra assunzione di caffè e rischio di mortalità, ed è firmato da 48 ricercatori da tutto il mondo coordinati da Marc Gunter, epidemiologo dell’International Agency for Research on Cancer. Il secondo studio invece, con autrice principale Wendy Setiawan della University of Southern Califonia, ha investigato sull’associazione tra caffè e mortalità su una coorte multietnica di 185mila afroamericani, nippoamericani, latinoamericani e caucasici. Trovando che i benefici del caffè sono simili per tutte le etnie, e ottenendo risultati numerici del tutto analoghi a quelli europei, tanto che i due studi si possono sintetizzare così: lo studio condotto da Marc Gunter ha riguardato la coorte Epic, che comprende 521.330 soggetti di età per lo più superiore a 35 anni da 10 nazioni (Italia, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Olanda, Norvegia, Regno Unito, Spagna, Svezia). I soggetti sono stati seguiti con questionari e valutazioni per un periodo medio di 16 anni (durante il quale sono deceduti 41.693).

Ma quale è il segreto del caffè? «Il caffè contiene numerosi composti, come i polifenoli (potenti antiossidanti vegetali), gli acidi clorogenici (anch’essi composti fenolici), i diterpeni (presenti in resine e balsami vegetali). E tutti questi hanno proprietà antiossidanti», ha spiegato a Repubblica Marc Gunter.

A trarre i maggiori benefici dal caffè è, secondo lo studio, l’apparato digerente: rispetto ai non bevitori di caffè, chi consuma più di tre tazze di caffè, se maschio, ha una mortalità inferiore del 59% e, se donna, inferiore del 40%. Oltre un terzo delle cause di morte per malattie del tratto digestivo considerate nello studio riguarda il fegato. «Per questo effetto c’è una spiegazione convincente. Chi consuma caffè ha un migliore profilo enzimatico del fegato: lo abbiamo visto analizzando i biomarker di una parte del campione, i 16.000 soggetti per cui quei dati erano disponibili» puntualizza Gunter. «Inoltre il consumo di caffè è associato anche a un migliore controllo del glucosio e un più basso tasso di infiammazione nell’organismo: infatti chi beve caffè ha valori inferiori di proteina C reattiva, che è un marcatore di infiammazione. Tutto ciò contribuisce a spiegare perché i bevitori di caffè hanno un rischio di morte inferiore».

L’altra novità svelata dallo studio è che non è la caffeina a fungere da elisir di lunga vita. «L’associazione tra caffè e ridotto rischio di morte è stata riscontrata indipendentemente dalla presenza di caffeina nel caffè consumato» , spiega Gunter. «Ipotizziamo quindi che siano le altre sostanze contenute nel caffè ad avere l’effetto salutare».

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Alberto Lupini


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