Mille miliardi di costi, 6 milioni di morti Oms: «Più tasse per combattere il fumo»

11 gennaio 2017 | 12:09
di Federico Biffignandi
Incrementare il costo delle sigarette per combattere la lotta al fumo, che ogni anno uccide nel mondo 6 milioni di persone. L’ultima ricerca monografica dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) suggerisce la chiave economica per ridurre drasticamente il numero dei fumatori di tutto il mondo. Secondo lo studio infatti, «i ricavi annuali dalle accise dalle sigarette potrebbero globalmente aumentare del 47%, pari a 140 miliardi di dollari, se tutti i paesi aumentassero le accise di circa 0,80 dollari per pacchetto». Inoltre, rileva l'Oms, «questo aumento della tassazione aumenterebbe i prezzi al dettaglio delle sigarette di circa il 42%, portando ad una diminuzione dei fumatori pari al 9%, ovvero 66 milioni di fumatori adulti in meno». Tutto questo quando «l'industria del tabacco e l'impatto mortale dei suoi prodotti - avverte l'Oms - costano alle economie del mondo più di mille miliardi di dollari annualmente in spese sanitarie e perdita di produttività».



Una soluzione velatamente macchiavellica quella dell’Oms che propone un fine nobile come quello della riduzione dei fumatori con “mezzi” - cioè l’innalzamento dei costi – che rischiano ancora una volta di andare a favore dei “potenti”. Tali mezzi risulterebbero meno “cinici” e pericolosi se gli stessi Governi utilizzassero quei nuovi fondi per migliorare le strutture sanitarie, cosa che non sempre succede, oppure per puntare su una massiccia politica di sensibilizzazione più culturale e istruttiva volta a disinnescare l’istinto a fumare nei più giovani. Lo spunto dell’Oms infatti è rivolto alla diminuzione dei fumatori adulti, ma appena dietro a questi c’è una generazione intera di giovani che accendono la prima sigaretta in tenera età. Invece quei soldi ricavati dalle accise spesso non si sa dove vadano a finire: nel 2013-2014 ad esempio, le accise sul tabacco hanno generato quasi 269 miliardi di fatturato ai governi. Di questi, però meno di 1 miliardo è stato investito nel controllo del tabacco.

Allargando il raggio del ragionamento si potrebbe anche sconfinare nel settore del gioco d’azzardo, altra dipendenza del nuovo millennio che solo ora - almeno in Italia - si sta cercando di combattere con dritte che arrivano anche dai piani alti, ma con paradossi abnormi e dubbi piuttosto fondati; basti pensare che l’industria delle scommesse sportive rappresenta una delle principali voci di introiti per le casse dello Stato (viene da chiedersi perché lo stesso Stato dovrebbe combattere questo comparto) e che un’ “istituzione” come la Nazionale di calcio ha da poco sottoscritto un contratto di sponsorizzazione con una nota agenzia di scommesse.

Cercare di fermare i fumatori incalliti con qualunque mezzo (lecito) è sicuramente una soluzione da mettere in atto, ma forse non basterebbe (sempre tornando al tema del gioco d’azzardo ad esempio, si gioca anche quando non si hanno i soldi, si ruba a costo di giocare). Avviare un processo culturale dedicato alle ultimissime generazioni che parta dai buoni esempi che dovrebbe dare lo Stato (e gli adulti) sembra più solido, educativo ed efficace.

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Alberto Lupini


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