Sonno interrotto? Nemico del buonumore Meglio dormire poche ore ma di seguito!

22 novembre 2015 | 12:08
Continuare a svegliarsi durante la notte impedisce all’organismo di entrare nella fase del cosiddetto sonno “a onde lente”, l’unico che permette al corpo di recuperare le energie. È preferibile allora dormire meno ore, piuttosto che avere un sonno interrotto, compromettente per il buonumore e debilitante per l’apparato psico-fisico. Ne parla Vincenzo Tullo, neurologo e responsabile dell'ambulatorio sulle cefalee di Humanitas Lab, di cui riportaimo il commento, tratto per intero da Humanitasalute.it.




Meglio poche ore di sonno che dormire “a singhiozzo”. Il sonno interrotto, infatti, sarebbe nemico del buonumore. A dirlo una ricerca della Johns Hopkins University di Baltimora (Stati Uniti) pubblicata sulla rivista scientifica Sleep.

La ricerca è stata condotta su 62 persone, maschi e femmine, divisi in tre gruppi. Ogni gruppo ha dormito per tre notti consecutive a particolari condizioni: per il primo il sonno veniva interrotto diverse volte a notte; il secondo gruppo è andato a letto più tardi; il terzo, infine, ha potuto godere di un sonno illimitato.

Con un questionario, compilato prima di andare a letto, è stato poi valutato l’umore dei partecipanti. Quelli dei primi due gruppi avevano un umore simile, piuttosto “nero”, con poche emozioni positive. Ma questo solo nella prima notte: dalla seconda quelli che erano andati a letto più tardi erano più di buonumore rispetto ai primi. Dal momento che le emozioni negative si equivalevano ancora, dicono i ricercatori, il sonno interrotto condizionava solo gli stati d’animo positivi, come l’empatia e la cordialità.

Umore “nero” per chi ha un sonno interrotto
Per monitorare la qualità del sonno gli scienziati si sono serviti di un esame chiamato “polisonnografia”. Così hanno potuto osservare alcune funzioni fisiologiche e cerebrali mentre i partecipanti alla ricerca dormivano. È emerso che quelli costretti a svegliarsi e riaddormentarsi non beneficiavano del cosiddetto sonno “a onde lente”, necessario per poter riposarsi adeguatamente.

«Il sonno è veramente ristoratore solo se è completo», dice il dottor Vincenzo Tullo, specialista neurologo e responsabile dell’ambulatorio sulle cefalee di Humanitas Lab. «Solo dormendo 7-8 ore continuate possiamo sfruttare tutte le fasi del sonno che si ripetono più volte a cicli di 90-100 minuti. E tra queste proprio quella del sonno “a onde lente” è quella che dà il massimo dei benefici», spiega lo specialista.

Il sonno ha ricadute sul benessere generale
Le differenze tra chi andava a letto tardi e chi dormiva male persistevano anche nell’ultima notte e quindi, concludono gli scienziati, è possibile pensare a una sorta di effetto cumulativo del sonno interrotto sulla salute. Perciò, sebbene lo studio sia stato condotto su un gruppo di persone in salute, le conclusioni potrebbero essere estese anche a chi soffre d’insonnia cronica. Un aspetto, quest’ultimo, che necessita però di ulteriori approfondimenti.

Gli effetti di un sonno “a singhiozzo”, così come i benefici di un sonno sano, interessano tutto l’organismo non solo l’umore. «Un buon sonno è garanzia del benessere generale. Il nostro organismo è “costruito” sull’alternanza sonno/veglia e sono i ritmi circadiani a regolare questa alternanza. Chi li rispetta permette ai ritmi circadiani di regolarizzare al meglio tutte le funzioni biologiche: da quelle endocrine a quelle metaboliche da quelle del sistema immunitario a quella cardiaca».

Cosa succede se il sonno è irregolare?
«Si producono squilibri ormonali che si ripercuotono sul nostro stato di salute. Per esempio aumenta il livello di cortisolo che comporta perdita di memoria e di concentrazione, oltre all’aumento di peso, e diminuisce l’ormone della crescita, con un conseguente stato di affaticamento generale sia fisico che psichico», conclude il dottor Tullo.

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Alberto Lupini


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