Ecosostenibilità in casa Tommasi In produzione quattro vini biologici

03 marzo 2017 | 18:25
di Fabiola Quaranta
È stato presentato alla stampa presso il ristorante Capra e Cavoli in via Pastrengo a Milano il progetto Tommasi Naturae, ovvero il percorso legato all’eco-sostenibilità, alla cura e al rispetto per l’ambiente della famiglia Tommasi, produttrice di grandi vini sin dal 1902. Con l’ingresso della quarta generazione, dal 1997, la famiglia Tommasi ha iniziato una serie di investimenti nelle zone viticole più vocate d’Italia: Valpolicella Classica, Zone Doc di Verona, Prosecco a Treviso, Oltrepò Pavese in Lombardia, Montalcino e Maremma in Toscana, e Manduria in Puglia.



Il percorso Tommasi Naturae è iniziato in tre delle cinque tenute di famiglia e si traduce in quattro vini biologici, un bianco e un rosso della Maremma e, direttamente dal sole del sud, il Primitivo dalla Puglia e l’Aglianico del Vulture dalla Basilicata. La location scelta è perfetta per la presentazione di Tommasi Naturae; ci troviamo infatti in un ristorante vegetariano-vegano, dove però è possibile mangiare anche pesce, di impronta easy chic, con locali arredati con piante e ombrelloni ideali come luogo di relax, quasi fosse un giardino d’inverno.

«Il nostro desiderio è quello di coltivare la terra in modo da lasciare un posto migliore per le future generazioni, perché ne possano godere e perciò vogliamo mantenere un approccio rispettoso della terra. Promuoviamo la gestione sostenibile delle risorse naturali, terra, aria e acqua, e adottiamo metodi equilibrati e integrati. Abbiamo sviluppato un modello per la viticoltura sostenibile, che ci permette di produrre vini dai nostri genitori n modo che ecologicamente responsabile ed economicamente sostenibile, contribuendo a garantire un futuro a lungo termine della produzione di vini di alta qualità».

Queste le parole di Giancarlo Tommasi, enologo della famiglia, che attraverso una degustazione guidata ha illustrato in anteprima ai giornalisti presenti il progetto di famiglia. La casa vinicola veneta è stata la prima ad adottare un sistema di produzione integrata e ad introdurre il monitoraggio dei parametri climatici per ridurre l’uso inutile di pesticidi. Altre buone pratiche seguite in cantina per garantire l’eco-sostenibilità sono la concimazione organica ed il diradamento dei grappoli e l’irrigazione a goccia.



Viene promossa la biodiversità come strumento per ottenere uve sane e di ottima qualità. Le bottiglie progettate per questi vini biologici sono in vetro leggero, i tappi sono anch’essi biologici, tutte le etichette stampate sono su carta certificata Fsc e per l’imballo vengono utilizzati materiali certificati, eliminando così l’uso del polistirolo. Il lunch totalmente bio ideato dallo chef Luca Giovanni Pappalardo è stato articolato in quattro portate di accompagnamento ai quattro vini. In degustazione innanzitutto il piatto “Maiale addio” (ventresca di tonno con semi di finocchietto, sale dolce di Cervia, pepe nero tostato e macinato, cipollato verde e cipolla brasata, insalata liquida e sfoglia di pane croccante) abbinato al Cavaliere, Toscana Igt, 40% di vermentino e 60% di Chardonnay, maremmano (Poggio al Tufo, Tenuta Doganella), intenso dai leggeri toni minerali, molto sapido e bevibile, dalle note di frutta e agrumi.

A seguire un “Risotto non risotto” (chicchi di sedano rapa, mantecato con crema di zucca, con midollo di zucchina, chips di topinambur, chips di patate, burro di montagna) in abbinamento al Tintorosso di origine Toscana, tenuta Doganella, 30% Sangiovese e 70% Merlot, caratterizzato da un profumo persistente di frutti rossi, corposo e vellutato, equilibrati i tannini presenti, lo rendono un vino armonico e piacevole. Come terza portata è stato servito un piatto di cui lo chef è molto orgoglioso, il “Polpo in tre cotture” (polpo glassato in salsa teriyaki, fungo orecchino in tempura, fungo shiitake cotto in una zuppa di olio di sesamo, salsa di soia, alloro e miele, castagne, adagiato su una crema di patate al timo), sapientemente abbinato al Vino Atlas, un primitivo Igt pugliese (Masseria Surani), secco e caldo al palato, abbastanza sapido ma al contempo con un leggero residuo zuccherino.

Infine l’immancabile dolce, vegano, una torta di mele senza uova, burro e latte accompagnata dal Giuv, un Aglianico del Vulture di origine lucana (Paternoster), rosso rubino dai riflessi vivaci con sentori di frutti rossi e note spezzate di pepe e tabacco, vino di media struttura con una buona minerali.

Per informazioni: www.tommasiwine.it

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Alberto Lupini


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