Fausto Maculan, vendemmie da 40 anni 300 magnum di “XL” per festeggiare

27 marzo 2017 | 15:09
di Andrea Radic
Maculan è sicuramente un nome noto nel mondo del vino. A partire dagli anni Ottanta è stato tra i protagonisti di quel rinascimento del vino italiano dell'epoca post metanolo che lo ha portato ad essere una delle massime espressioni del Made in Italy nel mondo. Maculan lo ha fatto partendo da una zona allora poco nota, la Doc Breganze, portandola alla ribalta internazionale e facendosene interprete e promotore. Almeno due dei suoi vini possono a tutti gli effetti considerarsi dei vini-icona.

Parliamo di Torcolato, vino dalle origini antichissime prodotto con l'autoctona uva vespaiola dopo un appassimento, e di Fratta, taglio di Cabernet e Merlot. Vini eleganti, sobri, potenti. Ma al tempo stesso sempre godibili, capaci di conquistare già al primo incontro. Un lusso che si potrebbe definire accessibile a tutti i palati. Vini che segnano uno stile con cui Maculan si è fatto conoscere e apprezzare in tutto il mondo.



Dal minimalismo che caratterizza la grafica delle etichette ad una cura amorevole per il proprio territorio e i propri vigneti; dal rigore in cantina alle tante iniziative enogastronomiche che animano la vita dell'azienda diventata crocevia di persone e sapori. In ogni aspetto Maculan ricerca e individua il giusto punto di equilibrio tra serietà e spensieratezza, rigore e gusto di vivere la vita. È lo stile Maculan: piacere e semplicità.

A Milano è stata presentata in anteprima una produzione limitata per celebrare la carriera di Fausto Maculan iniziata nel 1973. Un vino speciale per celebrare una ricorrenza speciale. Si chiama “XL Vendemmia” il vino che Angela e Maria Vittoria Maculan hanno voluto realizzare per festeggiare la quarantesima vendemmia del padre Fausto.

Una tiratura limitata di 300 magnum frutto della selezione della migliore produzione del 2013, quella di Cabernet Sauvignon Breganze Doc del vigneto Branza, a Breganze. Le bottiglie sono vestite da un'etichetta realizzata a mano dall'artista vicentino Pino Guzzonato, realizzate trasformando in carta la fibra ottenuta dai raspi degli stessi grapppoli d'uva da cui si è ottenuto il mosto. Un vino ampio e profondo che potrà essere apprezzato al meglio dopo un lungo periodo di affinamento in bottiglia.


Maria Vittoria, Fausto e Angela Maculan

Con il suo carattere generoso e la trama elagante rappresenta una perfetta sintesi della carriera di Fausto Maculan che nel 1973 entrava nell'azienda paterna, allora - come la quasi totalità delle imprese vitivinicole dell'epoca - molto più attenta alla quantità che alla qualità. A partire dalla prima vendemmia, affrontata da solo nel 1974, iniziava un percorso che lo avrebbe portato a girare i continenti facendosi inteprete del Made in Italy attraverso l'inconfondibile stile dei suoi vini.

«Un bel traguardo di carriera quello delle quaranta vendemmie di nostro padre che abbiamo voluto festeggiare con un vino speciale», ha detto Angela Maculan, oggi insieme alla sorella Maria Vittoria, “smiling” face dell'azienda. «Era il 1995 e durante un corso Ais un collega di corso mi disse cosa volesse dire essere la figlia di Fausto Maculan. Mi è scattato qualcosa sul quale ho riflettuto. Poi girando l'Italia ho conosciuto tante persone che provano grande ammirazione e affetto per Fausto».

Maria Vittoria Maculan, che segue con il padre la produzione del vino, ha aggiunto: «Un vino quello della quarantesima, del 2013. Nasce in vigneto nei nostri quaranta ettari. La qualità parte dal vigneto, con una buona uva è più facile fare un buon vino. Dalla scelta dei germogli e dei grappoli una vendemmia manuale. Una resa per pianta bassa per concentrare ciò che può dare in pochi grappoli e ritrovare tutta la qualità in un vino, grappoli che arrivano integri in azienda e vinificati singolarmente con due diverse fermentazioni in piccoli tini».



«La zona di origine del vigneto - continua Maria Vittoria - è in una zona abbastanza recente, il miglior lotto che abbiamo prodotto e che abbiamo scelto per celebrare le quarantesima vendemmie. Tutte le vinificazioni sono fatte in acciaio da uve seccate per rendere il vino ricco di aromi di frutta matura. Affinato poi in barrique di rovere francese. Dopo diciotto mesi in barrique passa un anno in bottiglia. Realizzato solo in magnum è un'edizione speciale numerata con etichetta realizzata a mano da Pino Guzzonato, artista vicentino, che ha usato i graspi per la carta».

Tocca poi a Fausto Maculan raccontare questi quarant'anni di storia dell'enologia. «Quaranta è un bel numero, biblico - commenta il patron - come i giorni che Gesù passò nel deserto, è la quaresima, la quarantena. Il condensato della vita. Queste quattro decadi passate in parte senza sapere bene cosa fare, in parte a fare bene, ma poi devi passare la mano, quando viene meno l'entusiasmo, anche se si ha più esperienza è bene passare. Appartengo alla prima ondata di rinascimento del vino italiano con Antinori, Giacomo Bologna, Schiopetto, gli anni settanta in cui tutto si è trasformato».

«Con questo gruppo siamo partiti per una grande avventura nel 1976/77, dicendoci "facciamo il vino novello": Gaja con il Pinot, Negri in Valtellina, Maurizio Zanella, Cà del Bosco, Antinori a San Giocondo ed io con Primizia veneta. Con Pizzinardi siamo andati in tutta Italia a presentare il vino novello. Il Beaujolais Nouveau di Rouen e Duboef facevano un cancan micidiale, "le beaujolais nouveau est arrivé"».



«Ma io voglio vedere come si fa - racconta Maculan - e parto con Mattia Vezzola che lavora da Bellavista per Villefranche sur Saone. Primo viaggio per vedere cosa fanno. All'inizio faccio una figuraccia pensando che la poca uva non fosse quella rimasta dopo la raccolta. Da noi se avessimo potuto attaccare un grappolo in più lo avremmo fatto. Torniamo a casa dicendo è tutto da rifare. Come diceva Bartali».

«Ho passato cinque anni per capire cosa fosse la qualità con Veronelli che mi consigliava, ma era tutto criptico. Poi con Parker che vuole comunicare e stabilisce alcune regole, come Peynot con le gout di vin... aveva fatto qualcosa. Ho fatto anche molti viaggi in Borgogna, volevo capire, adesso prendi un consulente ed è tutto più semplice, in quegli anni no. Poi arriva Andrè Challenchef che racconta per primo cosa fosse la California».

«A Bordeaux era il colore, il Bordeaux. Oggi ho i calzini di quel colore. Le bottiglie sono bordolesi, champagnotte, renane. Ma se lo racconti sembri filofrancese. Ma la marsigliese l'hanno fatta loro. Il primo successo dell'Italia è stato la moda, non il vino. Poi vado in America, e studio l'inglese. Conosco Robert Mondavi, raccomandato dall'importatore. Scuola d'inglese a Berkeley la mattina, e la sera a vendere vino nei ristoranti di San Francisco. Sono molto vicini a noi i californiani che devono inventare la qualità, non come i francesi cui basta fare come i nonni. Loro hanno il tapis de tirage, lo comprato anch'io. Subito, il più bello che c'era».


Maria Vittoria, Fausto e Angela Maculan

Arrriva qualche bel successo, compro qualche collina, i premi Espresso, i 96 punti sulle riviste americane. Ma io mai contento: c'è sempre un vino più buono del mio. Non c'è una zona vinicola dove non abbia portato i piedi. A Bordeaux non ne parliamo, ho fatto corsi all'università. Otto ore al giorno compresa visita alle cantine. Una delle più belle è stata su invito di Nick Belfrege che ama l'Italia. Lui scrisse "Life behond Lambrusco" e citò la "Boutique winery di Maculan". Lo venni a sapere e andai a Londra alla presentazione del libro. Nel 1998 mi chiede se volevo andare alla riunione mondiale annuale dei 150 master of wine e mi da il tema "French metods outside France". Mi sta un po' stretto, così scrivo la qualità secondo Maculan».

Ad assistere a quel mio intervento c'è Paul Pontalier, enologo di Chateaux Margaux e io al loro fianco. Tutti si complimentano per la relazione. E dovevo lavorare nel migliore dei modi. Ho avuto il coraggio di piantare 10mila viti per ettaro con il progetto Ferrata. Mi prendevano per matto, ma si fa in Francia, in Sicilia, in Sardegna, perché non a Breganze?
Sono uno che nel 1981 scrive il nome e l'annata nel tappo».

E quando gli si domanda perché si faccia dare il tappo in mano, lui risponde: «Lo faccio per evitare trucchetti. Le mitiche annate '61 o '64 in Piemonte sono state moltiplicate».



«Alla New York Wine Experience - continua a raccontare Fausto - Eric Rotshild è uomo dell'anno: il signor Lafitte. Ero insieme a Brandolini d'Adda e andiamo a cena a China Grill, luogo mitico all'epoca. C'erano Rotshild, Ludovico Antinori, la principessa Colonna con un'altra principessa... mi preparo per una cena elegante e il primo gesto di Eric Rotshild è una birra a canna. Fantastico».

Maculan è tra i primi invitati all'inaugurazione di Ornellaia di Enrico Antinori. Ma l'anedotto più bello è l'invito da sua altezza serenissima Ranieri terzo principe di Monaco. «Alle 17.30 mi chiamano per un ordine di 120 bottiglie per la barca del principe che lo aveva bevuto al Bauer Grundwald di Venezia - racconta Maculan - mi viene il dubbio che sia vero e vado da mia mamma che seguiva le cronache dei reali, (una signora che ha pianto per Fara Diba) e le dico di aver parlato con uno che è stato a cena col Principe di Monaco. E lei risponde "Certo, è a Venezia con la sua barca"».

«Allora partiamo con il vino e arriviamo al cantiere di Venezia. "Se mi regala il vino mettiamo la scritta nel menu", mi propongono, e io rispondo "Io il vino glielo regalo", ma mi invita al varo della barca. E il cartoncino d'invito arriva su scritto "gradito abito da pomeriggio". Telefonate su telefonate per l'abito da pomeriggio. Così mi trovo al pranzo per il varo da Nane a San Pietro in Pelerina dove si arriva solo in barca».



Un fiume di racconti quello che naviga Fausto Maculan, come quella volta che racconta, ancora: «Ho assistito alla preparazione della cena più strabiliante che abbia visto in vita mia. Ero amico di Gualtiero Marchesi, dormivo al suo albergo, mangiavo da lui con Vaccarino sommelier, portavo a spasso il suo cane e a scuola le figlie con l'arpa e il violino. Gualtiero dice "dobbiamo fare una cena a Ginevra per Bulgari, i vini sono Antinori, Ca del Bosco e il tuo per il dessert". Prendo la macchina, carico lui e Antonietta e andiamo in Svizzera a vedere il posto, un tendone da circo con 1.780 sedie».

Tutti in smoking, io ho impiegato quattro giorni per imparare a fare il nodo del papillon, il catering era di Movenpick svizzeri tedeschi, peggio dei tedeschi. Otto chef sotto Marchesi con tre cuochi e divisi in otto postazioni, con otto sommelier. Se uno passava la linea rossa veniva fucilato», dice scherzando Fausto, e ancora: «C'erano tre orchestre che suonavano e ho anche comprato i biglietti per la lotteria».

Questo è Fausto Maculan, passione e professionalità, un pezzo di storia del vino, che conserva il biglietto numero 1 del Vinexpo Bordeaux del 1981. Di lui Parker ha scritto "the rising star of Italy" paragonandolo allo Chateau d'Yquem.

Per informazioni: www.maculan.net

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