SabMiller accetta l’offerta di AbInBev Così nasce il colosso della birra

13 ottobre 2015 | 10:14
La britannica SabMiller, secondo produttore di birra al mondo, ha accettato la nuova offerta d'acquisto da 96 miliardi di euro lanciata dal colosso belga Anheuser-Busch InBev, leader mondiale del settore. Ad annunciare l'accordo tra i cda delle due compagine è la stessa SabMiller (proprietario di marchi quali Peroni, Nastro Azzurro, Grolsch e Pilsner Urquell), che la settimana scorsa aveva rifiutato la quarta offerta della rivale giudicandola insufficiente per poi accettarne un'ultima dalle condizioni economiche leggermente migliori.



L'intesa tra i due board è arrivata dopo la minaccia di AbInBev (proprietario di oltre 200 marchi di birra, tra cui Budweiser, Corona e Stella Artois) di lanciare un'opa (Offerta pubblica di acquisto) ostile e rivolgersi direttamente agli azionisti. Secondo quanto reso noto in un comunicato, la nuova offerta di acquisto è stata di 43,5 sterline per ogni azione SabMiller contro le 42,15 sterline messe sul tavolo lo scorso mercoledì.

La “super fusione” darà vita a un gruppo con una capitalizzazione del valore di oltre 250 miliardi di euro, che opererà in tutti i principali mercati della birra e aprirà al gruppo le porte dell'Africa. I due maggiori azionisti di SabMiller, Altria Group e Bevco (che detengono il 41% del capitale) potranno scegliere tra l'offerta in contanti o una offerta mista in contanti e azioni.

Accanto al nuovo colosso si assiste in Italia al boom dei microbirrifici artigianali che sono aumentati del 1.900% negli ultimi dieci anni e oggi possono contare su una produzione record di 30 milioni di litri realizzati da oltre 600 aziende. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare la nascita del nuovo colosso del settore che produrrà un terzo dei boccali bevuti ogni giorno nel mondo grazie all' accordo fra la SabMiller e Inbev. In Italia sono oltre 30 milioni gli appassionati consumatori di birra per un consumo procapite annuo di 29 litri, molto poco rispetto a Paesi come la Repubblica Ceca con 144 litri pro capite, l'Austria 107,8, la Germania 105, l'Irlanda 85,6, il Lussemburgo 85 o la Spagna 82. La birra italiana vola però all’estero con le esportazioni che sono praticamente triplicate negli ultimi dieci anni con un aumento record del 28% in quantità nel primo semestre 2015 rispetto allo stesso periodo anno precedente.

Oltre a contribuire all’economia la birra artigianale rappresenta anche una forte spinta all’occupazione soprattutto tra gli under 35 che sono i più attivi nel settore con profonde innovazioni che vanno dalla certificazione dell’origine a chilometri zero al legame diretto con le aziende agricole ma anche la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i brewpub o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica. A sostenere la produzione italiana di birra ci sono le coltivazioni nazionale di orzo con una produzione di circa 860mila tonnellate di orzo nel 2014 su una superficie complessiva investita di circa 226mila ettari. Per quanto concerne la produzione di birra, la filiera cerealicola unitamente al ministero delle Politiche agricole ipotizzano un impegno annuo di granella di orzo pari a circa 90mila tonnellate.

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Alberto Lupini


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