Déblocage del Chiaretto Valtenesi 2016 Profumi gardesani e mediterranei

13 febbraio 2017 | 18:59
di Andrea Radic
Il Rosé della riviera bresciana del Garda, torna protagonista in galleria Vittorio Emanuele, salotto di Milano: allo storico Savini si è svolto il déblocage della nuova vendemmia con un testimonial d'eccezione: il cuoco stellato gardesano Riccardo Camanini. Il Consorzio Valtenesi associa 96 produttori suddivisi nelle due denominazioni, Riviera del Garda classico e San Martino della Battaglia. La superficie vitata è poco meno di mille ettari, di cui ottocento destinati alla produzione di uve a bacca nera.

I vitigni principali in ordine decrescente sono: Groppello, Marzemino, Barbera, Sangiovese e Rebo. Nuova e ancor più rigorosa interpretazione di un prodotto di antiche tradizioni della riviera classica del lago di Garda, il Valtenesi Chiaretto è un vino che deve la sua unicità alla presenza del vitigno autoctono Groppello, coltivato solo in Valtenesi, cui nelle cuveè fanno da supporto anche Marzemino, Barbera e Sangiovese.


Mattia Vezzola, Alessandro Luzzago, Riccardo Camanini

Come da disciplinare il Chiaretto sarà sul mercato il 14 febbraio per essere distribuito in tutto il mondo. Emblema di un brand territoriale vincente è un Rosé dai bei numeri: 22,7 milioni di ettolitri in crescita continua. L'Italia è infatti il secondo esportatore al mondo con il 16% con una affermazione costante dei vini Rosa sulle tavole di tutto il mondo, se si pensa che in Francia Il 31% dei vini consumati sono Rosé. Il territorio è storicamente votato alla viticoltura da Rosé che intercetta un'ondata favorevole per i consumi e affermazione in tavola.

Il presidente del Consorzio Alessandro Luzzago ha presentato la nuova vendemmia: «Queste sono le prime bottiglie di Rosé sempre più presenti sul lago di Garda e nel mondo. Il colibrì sulle etichette è un motivo floreale della Belle Epoque, un momento di fiducia e speranza nel futuro quando l'aperitivo era a base di Rosé gardesani. Penso a Gardone, un borgo di pescatori trasformatosi nel luogo delle residenze della borghesia mitteleuropea. Questi vini hanno 120 anni di storia con un savoir faire molto importante sulla produzione. Dopo l'accumulo di questa conoscenza siamo pronti ad affermare che il vino Rosé che sentiamo nostro, è un prodotto sul quale fondare la nostra crescita».


Alessandro Luzzago

«Vogliamo sostenere questa affermazione con il lavoro che stiamo facendo - ha continuato - per proporre un prodotto qualitativo. Si comincia dal vigneto e da una viticoltura dedicata per trovare il miglior equilibrio per la produzione di un vino che non vuole copiare i cugini d'oltralpe ma trovare e diffondere una propria identità. Rispetto ai numeri dei Rosé francesi, nel nostro paese siamo ancora indietro, ma potrebbe essere così anche in Italia se prendiamo coscienza. In particolare il consumo è estivo associato all'idea di sole relax e mediterraneo. Questo è l'attuale trend e siccome il lago di Garda è una delle mete europee più frequentate per le vacanze, tutto torna. La nostra è una importante zona di riferimento per i Rosé in Italia, ora dobbiamo arrivare ad un patrimonio comune di riferimenti gustativi utili a raccontare il prodotto».

«La scorsa edizione di Italia in rosa - ha continuato - ha visto un importante convegno che ha presentato gli stati generali dei Rosé in Italia, ma bisogna parlarne di più. Con interlocutori di altre zone interessate come Salento e Abruzzo, stiamo organizzando un lavoro che ci supporti anche con le conoscenze statistiche. Nel 2016 abbiamo firmato un patto di territorio che in tempi velocissimi è riuscito a partorire un nuovo disciplinare vigente dal 2017. Da ora i Chiaretti si chiameranno Valtenesi, dal nome delle colline di Salò e Desenzano, quella morena collinare ondulata che vogliamo dia il nome ai nostri Rosé nei prossimi anni».

Due milioni di bottiglie sono pronte per il mercato. Con iniziative dedicate agli innamorati con storie d'amore da postare su Facebook sia a Milano che sul Garda. Tre giorni dedicati alla figura di Eleonora Duse e aperitivi in rosa. Il direttore del consorzio Carlo Alberto Panont ha aggiunto: «Abbiamo anche prodotto biologico utile a caratterizzare la buona e sana produzione di uve di quest'anno. Una vendemmia non breve, iniziata con tempi canonici ed una maturazione con tempi giusti. Grazie al tempo atmosferico favorevole, siamo sempre intervenuti con clima asciutto. Questi Valtenesi 2016 hanno note floreali e spezie del mediterraneo e uscendo dal contesto di frutta rossa entrano in un sistema di profumi più mediterraneo, più gardesano. Sono vini più sapidi e adatti a grandi abbinamenti in tavola».

«Il colore che dipende dalla divisione dei territori e delle uve - ha precisato - è rosa tenue più o meno intenso. Stiamo inoltre aprendo una porta importante, con una serie di codifiche delle norme sulle uve a bacca nera per introdurre l'utilizzo della parola Riserva. Ci sono già dei Chiaretti Valtenesi Riserva e abbiamo chiesto una codifica al ministero per portare la definizione Riserva in etichetta con invecchiamento e sfumature ramate».


Riccardo Camanini

Testimonial del déblocage lo chef stellato Riccardo Camanini del Lido 84 a Gardone Riviera. Un nome emergente della ristorazione di grande qualità è grande interprete del territorio. Suo il piatto creativo "calcio e pepe in vescica di maiale" pluripremiato che perfettamente si abbina con il Chiaretto. «Vi faccio venir fame - ha detto lo chef - con un fiore di glicine in frittura accompagnato dal Chiaretto. Vino che amo utilizzare anche in cucina esaltandone il gusto nelle marinature. Con il rabarbaro ad esempio, per stagionalità è perfetto in abbinamento con la sua acidità floreale. Un vino trasversale davvero interessante. Comincio a essere più permeabile a ciò che mi circonda e voglio proporre alla clientela una strada nel segno della qualità. Questo può dare senso di responsabilità sia a noi cuochi che ai produttori per rendere estremamente piacevole il soggiorno nella zona del Valtenesi. Un lavoro di squadra che può dare grandi risultati con la giusta qualità e la buona comunicazione».

Il filosofo del Valtenesi, un grande del vino italiano Mattia Vezzola chiosa: «Ogni tanto nel rispondere ad una battuta scherzosa dico che solo gli imbecilli non considerano la poesia una grande forma di marketing. Bisogna viverlo il territorio per raccontarlo. E voglio farlo con tre parole, la prima è vocazionalità. La vocazione non è altro che il risultato qualitativo di nove anni su dieci di produzione. Una scelta del Padreterno il quale, come ha dato le ciliegie a Vignola, ha dato al Garda la possibilità per nove anni su dieci di fare un grande vino. L'altra parola è selezione che porta i valori qualitativi verso l'alto. Quella del Rosé è una delle viticolture europee più antiche. La terza parola e identità. Con il lavoro che stiamo facendo sul Garda grazie ai produttori della Valtenesi stiamo dando identità a queste uve».

«Ad esempio - ha osservato - utilizzando uva groppello presente solo su 500 ettari, dalla buccia sottile e quindi capace se ben dosata di dare poca colorazione e rendere un Rosé così petalo di rosa. Fare un grande Rosé è un'operazione a cuore aperto non serve un macellaio. Fu Pompeo Molmenti che sposò Amalia Brunati a portare dal Bordeaux l'idea del Rosé, un vino che sa dare il giusto carattere a momenti piacevoli. Un giorno ero in Provenza in un’osteria sul mare con una straordinaria zuppa di cozze, il mare davanti e una bottiglia di Rosé, ecco non serve nulla di più per vivere una giornata eccezionale. Il Rosé un antidoto al formalismo».

Per informazioni: www.consorziovaltenesi.it

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